Giovanni Alessio [Varapodio (Reggio Calabria), 5 ottobre 1862 - Palmi (Reggio Calabria), 10 febbraio 1917]
Proviene da un'agiata famiglia di professionisti e proprietari terrieri; il padre Vincenzo è medico e la madre, Caterina Alessio, appartiene a una ricca famiglia di possidenti, che vanta titoli nobiliari. Completati gli studi liceali a Reggio Calabria, s'iscrive all'Università di Napoli e nel 1886 si laurea in giurisprudenza con una tesi sulla Revocazione delle sentenze civili che, una volta pubblicata, suscita una vasta eco negli ambienti forensi per il modo approfondito e meticoloso in cui la materia viene trattata. Inizia l'attività professionale nel Foro di Palmi e ben presto s'impone come penalista di sicura dottrina, di forte tempra e di ineguagliabile eloquenza.
Contemporaneamente collabora con la rivista «L'eco degli Esattori e Tesorieri Comunali », fondata e diretta da Agostino Germanò, segretario comunale di Terranova Sappo Minulio e con il periodico «Il Metauro », che si occupa di economia e di politica: dalle pagine di questo giornale, sotto la guida di Nicola Ciancio, valente avvocato, letterato, giornalista, uomo di vasta cultura, compie la sua scelta politica schierandosi con i liberali-conservatori e con Giovanni Giolitti.
L'interesse dell'avv. Alessio per le problematiche relative all'esazione dei tributi e all'andamento dei flussi di cassa di comuni e province non è meramente professionale. La trattazione di queste tematiche delle quali, in verità , si occupa con competenza e dottrina, gli consente di entrare in contatto con un ambiente - quello degli esattori comunali - che spesso hanno bisogno dell'apporto di professionisti specializzati in materia.
Il passo successivo, che imprime una svolta decisiva nella sua vita professionale e politica, è l'adesione alla Massoneria con l'affiliazione nella Loggia «Ventinove Agosto » fondata a Palmi dall'avv. Francesco Larussa, al quale succede l'avv. Ciancio. Forte di questi appoggi e disponendo ora di una vasta clientela - senza contare che il fratello Gaetano è notaio ad Oppido e a Molochio - inizia la sua scalata politica presentando la candidatura al Consiglio Comunale di Palmi. Ci prova per due volte consecutive senza alcun successo e subito dopo si candida per il Consiglio Provinciale ma anche in questo caso il risultato è negativo. Tenta allora il grande salto: avanza la propria candidatura a deputato nel collegio di Cittanova nelle elezioni del 1904 per contendere il seggio al prof. Giuseppe Mantica, deputato uscente.
Nonostante il giornale palmese «La Discussione » si prodighi per accreditare la candidatura con articoli di elogio e con corrispondenze da Cinquefrondi, da Polistena, da Radicena, da Cittanova, non sembra ci sia quell'entusiastico riscontro che il periodico vorrebbe avvalorare.
Il risultato, alla fine, è al di sotto delle aspettative ma la conseguente delusione non smorza l'impeto battagliero di Alessio, che reagisce con un manifesto di denuncia indirizzato «Agli Elettori del Collegio di Cittanova », nel quale afferma di aver partecipato alla competizione elettorale contando non tanto sul sostegno governativo, quanto sulla neutralità dello stesso. Invece ha dovuto constatare che la battaglia elettorale è stata condizionata dalla partigianeria, dalle manipolazioni, dalle interferenze e anche dalle intimidazioni dei rappresentanti locali del Governo.
L'on. Mantica viene confermato deputato con 1.387 voti su 2.345 votanti e una percentuale del 59,14%; mentre l'avv. Alessio ottiene 916 voti pari al 39,06%. Il distacco tra i due contendenti, escludendo l'insignificante risultato di Enrico Ferri, candidato socialista, in termini assoluti, è di 471 voti. In realtà se si analizza in dettaglio il voto del 1904, l'avv. Alessio non ha motivo di recriminazioni e, in un certo senso, si dimostra ingrato nei confronti di un elettorato che pur gli ha assegnato quasi il 40% dei voti alla prima candidatura.
La morte improvvisa e inaspettata, nel 1907, dell'on. Mantica spiana all'avv. Alessio la strada per Montecitorio grazie a un'elezione suppletiva, che, per tutta una serie di circostanze a lui favorevoli, compresa la mancata convalida da parte del Partito Socialista della candidatura del giornalista Roberto Marvasi, figlio di Diomede, si svolge senza competizione.
Il solo dato degno di nota in quella tornata elettorale, a parte l'indubbio successo di Alessio che ottiene 2.152 voti su 2.155 votanti, è il forte astensionismo pari a oltre un terzo dell'elettorato.
Fedele alle sue idee si schiera senza esitazione nelle fila dei «costituzionalisti di sinistra » che si richiamano a Zanardelli e a Giolitti. Quegli stessi metodi contro cui si era scagliato nel novembre del 1904, gli consentono di vincere, di nuovo senza competizione, a successiva elezione del 1909.
In quell'occasione si vocifera di due possibili candidature, la prima avanzata dagli oppositori dell'on. Alessio dall'interno del suo stesso schieramento e cioè quella dell'avv. Domenico Cavaliere di Cittanova; l'altra, sul fronte socialista, dovrebbe essere quella del giovane avv. Francesco Arcà . E qualcuno parla anche di un terza possibile candidatura, nella persona dell'avv. Giovanni Ciraolo, penalista, studioso di sociologia, massone, filantropo, dirigente nazionale della Croce Rossa, iscritto al Partito radicale, persona molto conosciuta per le sue posizioni anticlericali, laiche e riformiste. Sarebbe, per Alessio, un avversario davvero molto duro ma, probabilmente, non risultando ben accetto ai cattolici e ai moderati, opta per il collegio di Fano. Nessuna candidatura viene però avanzata, non ci sono altri pretendenti per il seggio del Collegio di Cittanova e così, senza rivali, viene confermato deputato. Forte dell'esperienza maturata nel biennio precedente, svolge un'intensa attività parlamentare con interventi, interrogazioni e proposte di legge. Più volte è chiamato, in Commissione o nel corso del dibattito parlamentare, a esprimere il proprio parere e numerose sono le Relazioni che viene incaricato di redigere in particolare sulla legislazione riguardante gli interventi a favore delle zone colpite dal terremoto del 1908.
Alessio svolge il suo mandato con grande dignità convinto che il «sistema giolittiano » con tutta la sua carica di empirismo, opportunismo e spregiudicatezza rappresenti, in quel determinato momento, il migliore strumento politico da utilizzare. Sicuramente non può essere annoverato nella categoria degli «ascari » cioè in quel consistente gruppo di deputati che Giolitti stesso chiamava, in modo sprezzante, «la palude parlamentare » e che era costituito da coloro che non avendo una precisa collocazione politica né un'appartenenza ideologica, barattavano di volta in volta il loro sostegno al Governo in cambio di favori per il loro collegio perpetuando in tal modo quel trasformismo disinvolto che assicurava un'alternanza di pura facciata.
I veri limiti dell'azione politica dell'on. Alessio vanno individuati altrove e specialmente nell'incapacità di comprendere che l'immane disastro del dicembre del 1908 non ha fatto altro che far risaltare in tutta la sua drammaticità la condizione di decadenza e di arretratezza della provincia reggina. I mali antichi legati a un decadimento delle produzioni agricole, alle condizioni di soggezione dei medi e piccoli proprietari terrieri, le cui terre sono spesso gravate da pesanti ipoteche, le esose condizioni di concessione del credito fondiario, gli elevati imponibili catastali, le alte aliquote delle imposte erariali, la mancanza di vie e di strutture di comunicazione adeguate e moderne, tengono la Calabria e la vasta area della Piana, in particolare, in uno stato di soggezione e di dipendenza, se non di vera e propria sudditanza economica.
Senza contare che l'on. Alessio non ne affronta nessuno di tutti i problemi economico-sociali presenti nel Collegio, non riuscendo ad instaurare, neppure con il ceto medio e con gli artigiani, un rapporto solido in modo da poter rappresentare tali istanze al Parlamento nazionale.
Nel 1913 la ricandidatura nelle prime elezioni a suffragio universale maschile, non solo nasce contrastata e sotto cattivi auspici ma non trova sostegno neppure nella stampa né locale né nazionale. I giornali che lo hanno sostenuto nelle precedenti competizioni - «Il Metauro » e «La Discussione » - hanno cessato le pubblicazioni, mentre «Tartarin », che ha condotto una durissima battaglia a favore della ferrovia della Piana, non si è mai mostrato favorevole all'avv. Alessio. L'avv. Francesco Arcà , sindacalista rivoluzionario, assicuratosi l'appoggio dei socialisti, riesce invece a tessere un'ampia rete di alleanze negli ambienti della piccola e media borghesia, tra gli amministratori locali e nel mondo delle professioni. Un'alleanza interclassista senza alcun fondamento politico e tuttavia in grado di mobilitare una parte rilevante del nuovo elettorato. Arcà riesce a prevalere al 1 ° turno sia pure con una maggioranza di poco superiore alla metà più uno dei suffragi e il 26 ottobre del 1913 diventa il nuovo deputato del collegio di Cittanova. Alessio prostrato dall'inattesa sconfitta, abbandona l'attività politica e si ritira a vita privata nella sua Molochio. Alla sua morte, la commemorazione in Aula viene tenuta dal suo rivale, l'on. Francesco Arcà , nella seduta del 27 febbraio 1917. (Antonio Orlando) © ICSAIC 2019
Nota bibliografica
- Camera dei Deputati, Discussioni, 1 ª tornata, 27 febbraio 1917, Commemorazione;
- Antonio Orlando, Il collegio elettorale del mandamento di Cittanova (1861-1919), in Un Paese del sud, Atti convegno del 7 dicembre 2000, Istituto "Ugo Arcuri" per la Storia dell'antifascismo e nella provincia di Reggio Calabria, Villa San Giovanni 2005;
- Paolo Cosmano, L'on. Giovanni Alessio e la ferrovia complementare della Piana (1910-1911), «Il Corriere della Piana », 28 giugno 2016;
- Paolo Cosmano, Il giolittiano Giovanni Alessio e le elezioni senza competizione del 1907 e del 1909 nel collegio di Cittanova, «Calabria sconosciuta », nn. 153-154, gennaio-giugno 2017;
- Iole Giugni Lattari, I Parlamentari della Calabria, L. Morara Editrice, Roma 1967.
Nota archivistica
- Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, Elezioni Politiche Generali 1913, b. 68, fasc. 152;
- Camera dei Deputati, Archivio Storico, Regno d'Italia, Deputati - XXII e XXIII Legislatura.