Giovanni Amellino [Belvedere Marittimo (Cosenza), 16 ottobre 1864 - Napoli, 24 ottobre 1919]
Figura di primo piano nel panorama della cultura calabrese a cavallo tra il XIX e XX secolo, nasce in una famiglia molto modesta. Studia tra mille difficoltà e consegue la maturità classica. Il padre, impiegato nelle cancellerie delle Preture, muore giovanissimo, lasciando la famiglia in misere condizioni economiche. Per poter studiare, ricorre spesso al prestito di libri e dispense da parte di notai, avvocati e professori. Tra questi ultimi spiccano, per il contributo offerto nel percorso di formazione del giovane, soprattutto i religiosi di Belvedere Marittimo e il prof. Vincenzo Nocito, anch'egli uomo di cultura di qualche anno più grande. Si racconta, tra storia e leggenda, che il desiderio di approfondire e di arricchire il proprio bagaglio culturale lo induce a studiare sotto i lampioni a olio nella piazza principale del paese, che oggi porta il suo nome.
Si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Napoli e a soli 22 anni si laurea. Subito dopo prosegue con gli studi in lettere e filosofia e quattro anni più tardi consegue anche il secondo titolo accademico. Durante il primo periodo a Napoli per potersi garantire l'indipendenza economica insegna in alcuni licei di Napoli e nel Conservatorio di S. Pietro a Maiella e, successivamente, inizia il lavoro di ricerca nel campo archeologico. Nel 1890 vince il concorso «Tenore » dell'Accademia Pontaniana con la monografia La cultura e l'arte del volgare a Napoli nei secoli XIV e XV (relatori B. Zumbini e A. Agresti); e nel 1892 lo stesso premio con la monografia I principii del diritto e della procedura penale (rel. E. Pessina).
In ogni campo lascia un'impronta con il proprio sapere e ciò gli farà guadagnare la stima anche nel mondo accademico, non soltanto partenopeo. L'unico in cui non è riuscito ad affermarsi è quello della politica, una delle sue passioni. Si candidò una prima volta già nel 1892 nel collegio di Verbicaro ma fu sconfitto dal diplomatico Fedele De Novellis che occupò quel seggio per sei legislature. Lo stesso avvenne nel 1909, quando De Novellis lasciò l'impegno parlamentare per tornare alla diplomazia: pose nuovamente la propria candidatura per il partito radicale, appoggiato dal periodico «Il Convito » di Laino Borgo, ma tra cinque candidati la spuntò Stanislao Amato, suo compagno di partito.
Di certo il settore in cui è stato più prolifico - e allo stesso tempo originale - è quello giuridico. Dal 1896 libero docente in diritto e procedura penale, trattando il tema La partecipazione al reato, il 14 dicembre 1896 fece la prolusione al corso su I presupposti psicologici del Diritto penale. Insegna diritto e procedura penale presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli (nel 1900 tentò anche il concorso per ordinario all'Università di Sassari), presidente del Circolo di Scienze Giuridiche e Sociali, le sue opere principali, vedono la luce tra il 1893 e il 1902; altre saranno pubblicate postume a causa della prematura scomparsa dell'autore.
In quegli anni partecipa anche a numerose conferenze nelle accademie (sin dal 13 febbraio 1891 appartenne all'Accademia Cosentina) e in altre associazioni liceali; ricordiamo Lo studente attraverso i secoli: conferenza tenuta nell'associazione liceale il di 5 febbraio 1893 (1893); Impegni precoci, altra conferenza diretta agli studenti liceali di Napoli (1890); Mattia Preti, detto il Cavalier calabrese: conferenza tenuta nella sede del circolo calabrese il 23 aprile 1893 (1893)
È autore anche di una importante monografia sulla Divina Commedia dal titolo Concetto e forma del poema di Dante (1888) e di un testo su Foscolo dal titolo Dei Sepolcri: carme di Ugo Foscolo (1911). Il 21 febbraio 1915 viene eletto socio residente nella classe di scienze morali della Accademia Pontaniana, nella cui sede legge la commemorazione di Giovanni Lomonaco.
Il ruolo di prim'ordine nel panorama culturale dell'epoca (è socio anche dell'Accademia Pontaniana, presidente dell'Associazione dei liberi docenti), la sua prestigiosa carriera nel mondo universitario, il suo approccio comparatistico negli studi, il suo eclettismo, la sua sensibilità rispetto a temi come la pena di morte, la funzione della pena e della legge penale, e il suo approccio "europeista" nel febbraio 1898 convincono il Circolo dei Calabresi di Napoli, di cui era stato tra i fondatori, a nominarlo tra i vicepresidenti.
Come anticipato, tra le sue passioni sviluppa anche la ricerca nel settore dell'archeologia. La sua vocazione si manifesta per caso nel suo paese di origine durante i lavori di scavo in un fondo precollinare di proprietà del sacerdote don Gaspare Perez per l'impianto di una vigna e la costruzione di un fabbricato rurale, nel fondo denominato Galiso in contrada Oracchio, a ridosso del fiume Soleo. Qui vengono alla luce alcuni ruderi di pietra con «forme strane » e, nel corso di ulteriori scavi personalmente iniziati e curati, emergono precisamente cinque tombe in pietra allineate (contenenti ognuna uno scheletro e oggetti votivi), un coltello di selce, un'ascia dell'età del bronzo, anfore smaltate in nero e dipinte a fiori. In un suo saggio scrive: «Una popolazione preistorica visse in questa contrada e vi dimorò per lungo tempo ».
Tra i ritrovamenti archeologici meritano di essere menzionati per il loro particolare fascino un paalstab della prima età del bronzo, un oggetto triangolare lungo 22 centimetri del peso di mezzo chilo, e un'ascia ad alette di bronzo, databile al Bronzo Finale, oggi conservata presso il Museo dei Bretti e degli Enotri di Cosenza, che rappresenta un unicum nella zona del Tirreno cosentino riferibile alle popolazioni brettie.
Pubblica diverse opere anche nel settore dell'archeologia.
È nel pieno dell'attività quando il 24 ottobre 1919 a Napoli a soli 55 anni lo coglie inaspettatamente la morte. Gli è accanto la moglie, Elena Callà Ulloa. Il giorno seguente si riunisce il Senato Accademico dell'Ateneo che chiede e ottiene dai parenti il privilegio di seppellirlo nella città che per lungo tempo lo accolse e che a eterno ricordo in via Foria n. 153 porrà una lapide che recita: «All'avvocato Giovanni Amellino cittadino egregio. Spirito nobilissimo, docente di Diritto e Lettere che, per altezza di ingegno e purità di vita, seppe meritare la stima dei buoni ed avvincere a sé il cuore dei discepoli. Amici e colleghi a perpetua ricordanza a quest'ultima posero. Ottobre 1922 ».
Guido della Valle, che gli subentra nel seggio all'Accademia Pontaniana, lo commemora nell'a seduta del 20 novembre 1921.
Nel 1923 la moglie dona la sua libreria (2903 volumi e 13 scaffali) all'Università di Napoli.
La piazza principale del centro storico di Belvedere Marittimo è stata intitolata a lui, su sollecitazione del suo maestro e amico prof. Vincenzo Nocito. Un'altra piazza con il suo nome si trova a Napoli, mentre Cosenza gli ha dedicato una via. (Antonio D'Anello, Salvatore Fabiano) © ICSAIC 2021 - 02
Opere
Tema giuridico
- La partecipazione al reato: dissertazione per libera docenza in diritto e procedura penale, Tipografia di Filinto Cosmi, Napoli 1895;
- I principii del diritto e della procedura penale in Napoli nei secoli XVII e XIX, Eugenio Marghieri, Napoli 1895;
- Cesare Beccaria e le dottrine penali, Stab. Tipografico Pierro e Veraldi, Napoli 1895;
- La partecipazione al reato nella storia del diritto, nella dottrina e nella legislazione comparata, Tipografia di Filinto Cosmi, Napoli 1896;
- Le forme storiche e razionali del diritto penale: prolusione del prof. Giovanni Amellino al corso pareggiato di diritto e procedura penale nella Università di Napoli (7 dicembre 1898), pei tipi di Michele D'Auria, Napoli 1899;
- Il diritto e la procedura penale nell'antico Egitto sulla scorta dei classici e delle più recenti scoperte, Tipografia A. Trani, Napoli 1899;
- Il diritto penale in rapporto alla sociologia: prolusione del prof. Giovanni Amellino al corso pareggiato di diritto e procedura penale nella Università di Napoli (10 dicembre 1897), pei tipi di Michele D'Auria, Napoli 1899;
- Accusa e difesa nel giudizio penale: prolusione del prof. Giovanni Amellino al corso pareggiato di diritto e procedura penale nella Università di Napoli, 22 novembre 1899, pei tipi di M. D'Auria, Napoli 1900.
Tema letterario
- Concetto e forma del Poema di Dante, Tip. dei Classici Italiani, Napoli 1888;
- La critica e la filosofia nella storia, Tip. economica, Napoli 1889;
- G. A. Palazzo: scrittore politico calabrese del XVI Secolo, pei tipi di M. d' Auria, Napoli 1892;
- Il Barocchismo nell'arte. Conferenza tenuta nella sede del Circolo Goldoni, pei tipi di M. d' Auria, Napoli 1893;
- Dei Sepolcri: carme di Ugo Foscolo / commentato da Giovanni Amellino, Napoli 1911
Tema archeologico
- Le nozioni di preistoria, Tip. dei Classici italiani, Napoli 1887;
- La Critica e la Filosofia nella Storia, Tip. Economica, Napoli 1889;
- L' età del bronzo nella Calabria, Tip. di Filinto Cosmi, Napoli 1890;
- Di un antichissimo sepolcreto in Belvedere Marittimo (Cosenza), pei tipi di M. D'Auria, Napoli 1892,
- Di un oggetto in bronzo dell'età preistorica in Belvedere Marittimo (Cosenza), pei tipi di M. D'Auria, Napoli 1892;
- La Calabria nell'età preistorica: conferenza tenuta nella sede del Circolo Calabrese il 31 maggio 1891, pei tipi di M. D'Auria, Napoli 1891.
Nota bibliografica
- Guido della Valle, Commemorazione del socio Giovanni Amellino letta all'Accademioa Pontaniana nella seduta del 20 novembre 1921, «Atti Accademia Pontaniana », v. LI, Tip. F. Sangiovanni, Napoli 1921;
- Vito G. Galati, Gli scrittori delle Calabrie (dizionario bio-bibliografico), Vallecchi, Firenze 1928, p. 121;
- Vincenzo Nocito, Memorie e studi sulla città di Belvedere denominata Blanda dagli antichi, Tip. Opera Ss. Vergine di Pompei, Genova 1950.