Tommaso Arabia (Monteleone Calabro, aprile 1831, Roma, 25 marzo 1896).
Nacque da Pasquale e da Maria Teresa Fonzi, famiglia originaria di Dipignano (Cosenza). Il padre era un impiegato postale. Di ingegno vivo, di lui si racconta che a 14 anni all'Accademia Cosentina lesse una sua ricerca su Francesco Stefanizzi di cui venivano celebrate figura e opere. Formatosi culturalmente con i classici, nel 1846 si trasferì a Napoli, dove lo aveva preceduto il fratello Francesco Saverio che lo introdusse negli ambienti culturali e letterari cittadini. Nella città partenopea seguì i corsi universitari, fu allievo di De Sanctis ed entrò nella cerchia dei fratelli Spaventa. In questo contesto si alimentò in lui l'afflato liberale, unitario e patriottico, tanto che aderì ai circoli studenteschi di idee liberali e, per il suo carattere irrequieto e impulsivo, attirò su di sé l'attenzione della polizia borbonica che per la sua imprudenza lo pose sotto sorveglianza. Prima e dopo l'attentato a Ferdinando II, nel 1856, aiutò i congiurati Nociti e Falcone che, ormai compromessi nell'attentato di Agesilao Milano, dovettero fuggire dalla capitale.
Avvocato e insegnante di lettere nell'Istituto Borselli di Napoli. Immerso negli studi giuridici e letterari, partecipò alle prime dispute fra classici e romantici. Malgrado non manifestasse un orientamento letterario, Arabia viene annoverato tra i romantici, in quanto propugnava, in aperto contrasto con il fratello, purista sostenitore della perfezione formale dell'opera d'arte, il verso libero e sciolto capace di manifestare senza mediazione la vibrante forza della passione. Nel 1856 col fratello fondò lo «Spettatore napoletano », riuscendo a scrivere una cronaca politica sul regno e la città , anche se sotto censura; nella stessa rivista pubblicò un importante studio sulla lirica italiana.
Compose diverse opere per il teatro e, ancor oggi, sono da ricordare le sue tragedie ispirate a temi classici: Francesco Ferrucci; Piccarda Donati (1853); Saffo (1857); Anna Bolena (1859), che costituivano il tentativo di risollevare il teatro italiano, prevalentemente dedito a rappresentazioni di opere classiche a partire da testi stranieri tradotti o rimaneggiamenti. La sua capacità poliedrica lo portò a inventarsi editore con la pubblicazione di una scelta di opere di Shakespeare tradotte da Carcano, in tre volumi, pubblicato a Napoli nel 1856.
Le sue opere furono di rottura verso le categorie strutturali del dramma, caratterizzate per lo più dall'ossequio alle tre unità aristoteliche, in particolare nelle parti poetiche; in realtà erano vivificate dall'autenticità e dalla spontaneità dell'espressione, che sgorgava come un fiume dalla passione viva, al di fuori del gusto classicheggiante. I critici contemporanei apprezzarono ben poco questo genere di componimento che, tra l'altro, inseriva nel testo motivi a carattere patriottico, quasi sempre a spese della verità storica. Va sottolineato, tuttavia, il tentativo d'innovazione da lui operato per liberare il teatro tragico dal peso della tradizione.
La censura borbonica soffocò alcuni dei suoi lavori: egli non poté rappresentare Francesco Ferrucci, Piccarda Donati della quale, alla fine, fu permessa la stampa nel 1853 e, in seconda edizione, nel 1858; nel giugno 1857, al teatro dei Fiorentini fu rappresentata Saffo, messa in scena dalla compagnia diretta da Adamo Alberti, malgrado anche lo stesso re Ferdinando II avesse manifestato preoccupazione per «questa femminuccia ». La rappresentazione fu un'apoteosi, Saffo veniva presentata come colei che invita alle virtù civili e patriottiche, ma la censura di stato intervenne dopo la dodicesima serata, togliendola dal cartellone e censurata sine die. Alcuni accademici lo attaccarono violentemente, pur riconoscendo valore poetico alla sua opera; ne nacque una violenta polemica fra il giurista Pessina, suo sostenitore e amico del fratello Francesco Saverio, e Petra che, fermo nella tradizione classica, gli diede battaglia. Per il riverbero che ebbe nell'opinione pubblica, alla polemica fu riconosciuta dignità di pubblicazione, come si soleva fare ai tempi col titolo di La guerra saffica tra V. Petra ed E. Pessina, edita a Napoli nel 1857. Il 19 gennaio 1859, al teatro del Fondo, andò in scena Anna Bolena, una tragedia che Arabia aveva scritto per Adelaide Ristori ma, nonostante il valore dell'interprete, il successo fu limitato e si ebbe una sola replica il giorno successivo, anche a seguito di un boicottaggio e del controllo poliziesco. La critica sottolineò gli efficaci momenti poetici dell'opera, ma lo stroncò per via dei presunti contatti con il famoso libretto di Felice Romani e l'abbandono della struttura classica delle tre unità .
Nel 1856, insieme al fratello maggiore, Arabia fondò lo «Spettatore napoletano », dando corpo a una cronaca politica, seppur censurata. Con Vincenzo Cuciniello nel 1859 diede vita a «L'Opinione Nazionale », periodico unitario, favorevole a Cavour e con una forte vena polemica antimazziniana, che diresse per tutto il 1860. Nel 1861 abbracciò la carriera prefettizia (fra il 1872 e il 1884 resse ben quattro province) divenendo vicedirettore della «Gazzetta Ufficiale ». Abbandonò il teatro, iniziando a scrivere saggi giuridici e riprendendo quel filone di studi a cui era stato da sempre versato come il fratello. Nel 1865 pubblicò a Firenze La legge comunale e provinciale del Regno d'Italia, un commentario che avrà un notevole successo a livello nazionale nei primi anni dopo l'Unità . Nel 1873 a Napoli pubblicò il saggio La Nuova Italia e la sua Costituzione, in cui racconta la vicenda del Risorgimento dal 1848 alla soluzione della questione romana, facendo riferimento al diritto costituzionale e individuando nella Costituzione inglese il modello culturale e politico di riferimento: «benché non abbia un principio generale che la informi e la domini, pure vive di consuetudini, è un sistema di diritti e di poteri in così grande equilibrio fra di loro, che sembra che fosse venuta su tutta in una volta ».
Alcune pagine assumono una connotazione politologico-profetica. Scriveva, infatti: «La destra e la sinistra, quali oggi sono nel nostro Parlamento, che hanno in comune il programma e differiscono solo nei modi di attuarlo, dovrebbero avvicinarsi ancora, fondersi, lasciando in disparte i partigiani dell'estrema sinistra e dell'estrema destra; così uniti farebbero sentire l'azione attiva ed energica del governo, gli darebbero maggiore autorità ».
Allontanatosi dalla politica attiva, passò gli ultimi anni della sua vita in magistratura ed entrò a far parte del Consiglio di Stato.
Morì a Roma all'età di sessantacinque anni. (Fabio Arichetta) @ ICSAIC 2020
Opere
- La legge comunale e provinciale del Regno d'Italia / commentata da Tommaso Arabia e Mariano Adorni, Tipografia Franco-Italiana di A. De Clemente, Firenze 1865.
- Silvino: racconto, Tipografia Cavour, Torino 1864.
- Trattato di diritto costituzionale ed amministrativo, Tipografia Carlo Poerio, Napoli 1878.
- La nuova Italia e la sua Costituzione, S. Starita, Napoli 1872.
- Anna Bolena: tragedia, Tipografia di Gennaro Fabbricatore, Napoli 1859.
- Piccarda Donati: tragedia, R. Migliaccio, Salerno 1858.
- Saffo: tragedia, Stamperia della Sirena, Napoli 1858.
Bibliografia
- Recensione a Piccarda Donati, «Omnibus », XXV, 45, 1857, p. 180,;
- Recensione alla Saffo, «Omnibus », XXV, 48, 1857, p. 192,;
- Recensione all'Anna Bolena, «Iride », III, 32, 1859, pp. 254 ss.;
- Luigi Antonio Villari, I tempi, la vita, i costumi, gli amici, le prose e poesie scelte di Francesco Saverio Arabia (Studio sulla Napoli letteraria dal 1820 al 1860), Firenze 1903, pp. 115-117, 134-136 e passim;
- Raffaele De Cesare, La fine di un Regno, Lapi, Città di Castello 1909, I, pp. 91, 129, 144, 152-53, 212; II, pp. 43, 309;
- Vito Giuseppe Galati, Gli scrittori delle Calabrie (Dizionario bio-bibliografico), I, Vallecchi, Firenze 1928, pp. 184-186;
- Paolo Romano, Silvio Spaventa. Biografia politica, Laterza, Bari 1942, pp. 113, 182;
- Luigi Aliquò Lenzi e Filippo Aliquò Taverriti, Gli scrittori calabresi. Dizionario bio-bibliografico, vol. I, Tip. Editrice "Corriere di Reggio", Reggio Calabria 1972, pp. 72-73, ad nomen;
- Enciclopedia dello Spettacolo, I, Le Maschere, Roma 1954, coll. 769;
- Luca Borsi, Storia, nazione, costituzione: Palma e i preorlandiani, Giuffrè Editore, Milano 2007, pp. 354-359;
- Riccardo Capasso, Arabia, Tommaso, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 3, Roma 1961;
- Carmela Galasso, Biografie di personaggi noti e meno noti della Calabria, Pellegrini, Cosenza 2009, p. 44.