Luca Asprea (Carmelo Ragno) [Oppido Mamertina (Reggio Calabria), 24 maggio 1923 – Roma, 10 marzo 2005]
Carmelo Ragno alias Carmine meglio noto con lo pseudonimo di “d. Luca Asprea”, che tanto clamore ha suscitato con la sua opera Il Previtocciolo negli anni Settanta del Novecento, è nato da Antonio Domenico Ragno e da Maria Tornatola,
Nell’anno scolastico 1932-33 frequentava la IV elementare col maestro Francescantonio Meligrana, uno degli educatori più seri e preparati che hanno insegnato nelle scuole primarie del paese. Rimandato a settembre, non si è presentato agli esami di riparazione, in quanto era stato accolto in seminario. Ha continuato gli studi prima a Oppido e poi a Reggio Calabria. Qui, dopo il conferimento degli ordini minori dell’ostiariato e del lettorato, è stato ordinato suddiacono. Verso il 1946 è stato dimesso dal rettore del seminario di Reggio, p. Finelli e dal vescovo della circoscrizione oppidese, Nicola Canino e inviato al seminario regionale di Molfetta per essere messo alla prova, onde mostrare la sua buona volontà a proseguire nel cammino intrapreso. Ma, poiché non aveva dato chiari segni di vocazione, veniva ancora allontanato con decreto della congregazione dei Filippini di Napoli. Sia da questa comunità che da quella di Acireale è stato giudicato «non chiamato alla vita religiosa». Non pago della situazione in cui è venuto a trovarsi, Ragno allora, ha chiesto l’ordinazione dal vescovo greco in Catania e, ottenutala dallo stesso, notoriamente legato al gruppo Sgroi-Taddei, si è presentato a mons. Maurizio Raspini, nuovo ordinario di Oppido, affermando ch’egli era ormai sacerdote. Il vescovo allora ha chiesto lumi alla Congregazione del S. Uffizio (1957), che rispondeva doversi ritenere il Ragno «laico a tutti gli effetti non eccettuato il matrimonio».
Dopo vani e vari tentativi di ottenere l’ordinazione, è scomparso dal paese. Trascorso un lungo soggiorno a Campo Calabro presso una sorella, si è trasferito a Londra. È stato quindi a Ginevra, dove ha fatto tentativi presso l’Esarca per l’Europa Occidentale della Chiesa Ortodossa Russa in Esilio. Da Ginevra si è recato a Parigi, città nella quale ha tentato invano di farsi consacrare dall’Esarca del Patriziato di Costantinopoli per i fedeli russi ortodossi dell’Europa Occidentale. In seguito all’esperienza parigina, è riuscito a farsi ordinare dal capo di uno di quei “Gruppi Vaganti monofisiti”, che non hanno né sede né vere ordinazioni, né riconoscimento dalla Chiesa ortodossa.
Successivamente è ricomparso a Roma, ma vi era stato anche nel periodo 1956-57 inviato da mons. Raspini in un istituto religioso forse filippino, nel popoloso quartiere di Centocelle, ospite di una sorella. Nella Capitale ha ripreso i suoi tentativi di essere considerato sacerdote della Chiesa Cattolica. Ottenuto un certo riconoscimento, è stato inviato a Rossano, dove ha svolto l’incarico di istitutore nel seminario (1971), ma, appena edito Il Previtocciolo, si è ecclissato di nuovo.
In successione ha sparso la voce di essere stato ordinato sacerdote cattolico da un vescovo del Sudamerica e si è presentato a Oppido, dove ha chiesto invano di essere ricevuto dal vescovo Santo Bergamo. Ha sorpreso allora la buona fede (o forse è stata paura) di don S. F. e di mattina presto, quando in chiesa c’erano soltanto un paio di vecchine, ha ottenuto di dire messa senza esibire il prescritto nulla osta, il cosiddetto celebret.
Da allora è stato visto in pubblico soltanto in occasione dei funerali di parenti e di un amico, ché di solito, quando faceva capolino in paese, arrivava e ripartiva di notte, facendosi noto solo a pochi intimi. Negli ultimi tempi, non trovando più ospitalità nel paese natale, si faceva accogliere da amici in alcuni paesi vicini, come Santa Cristina d'Aspromonte e San Martino di Taurianova.
Dopo la ripubblicazione del libro da parte dell’editore Pellegrini nel 2003 si è vantato pubblicamente alle tv e sui giornali di celebrare parecchie messe al giorno. Nessuno ha protestato e la Chiesa ha continuato a ignorarlo, come d’altronde aveva fatto per tantissimo tempo. Pare che a Roma ogni tanto sorprendesse la buona fede di qualche ignaro sacerdote o che abusasse del fatto che in chiesa non ci fosse nessuno a contestarlo. Il prof. Antonio Piromalli, che ostentava di essersi impegnato per laurearlo, era stato il tramite con l’editore Pellegrini. In conseguenza della riedizione del libro qualche organizzazione non ha mancato di premiare il suo autore che, finalmente, è comparso in pubblico. Si è sentito in dovere di farlo per prima la giuria del Premio Palmi, quindi con estemporanea iniziativa mai più ripetuta un gruppo di Oppidesi, che il 20 agosto del 2003 in una cosiddetta “Serata degli emigrati con assegnazione di riconoscimenti a oppidesi e varapodiesi “in trasferta”ha consegnato nelle mani di un amico il “Premio Mamertion”. Nonostante lo avesse solennemente promesso, nemmeno quella volta si è mostrato al pubblico oppidese.
Avuta notizia della morte del Ragno, avvenuta nella notte tra il 9 e il 10 marzo 2005, il Comune di Oppido Mamertina col sindaco Antonello Freno ha fatto affiggere il seguente manifesto: «L’Amministrazione Comunale partecipa la scomparsa di/ Don Carmine Ragno /illustre concittadino noto nel mondo letterario/col nome di “Don Luca Asprea”/ La tumulazione avverrà domani 12 marzo alle ore 11,00/ presso il Cimitero di Oppido Centro./Oppido Mamertina 11 Marzo 2005».Alla cerimonia al Camposanto ha partecipato il primo cittadino, qualche amministratore, qualche parente e qualche estraneo con il sacerdote d. Salvatore Fotia, che ha pronunciato un brevissimo discorso di circostanza.
Sul monumento funerario, nel quale è stato sistemato un lavoro in bronzo di Francesco Albano con dedica “A Don Carmine oct. 2005” e una scarna lapide con indicazione “Sac. 23 Carmine Ragno/24-05-1923/09-03-2005, campeggia parte di una frase ch’è stata estrapolata da Il Previtocciolo: «E i giuochi della luce/del sole, della luna/ e delle stelle; e i colori innumerevoli/ della natura,/ che cambiano/con le stagioni./ Si vive sulle colline/ del Bosco San Leo/ una vita veramente/ panica,/ composta delle armonie/ e delle luci /dell'Universo».
Da tempo circolano in forma dattiloscritta altri lavori del Ragno, che attengono sempre al medesimo tema: la vita di Oppido vista soprattutto dal punto di vista sessuale. Questi i titoli che si conoscono: “I 'mbozzichi e Le baracche. (Rocco Liberti) © ICSAIC 2023 - 04
Opere
- Il Previtocciolo, prefazione di Franco Cordero, Feltrinelli, Milano 1971 (poi: Pellegrini, Cosenza 2003; 2004, 2ª ediz. riveduta e aggiornata, prefazione di Pasquino Crupi; 2016, prefazione di Antonio D’Orrico);
- Le petit prêtre de Calabre; traduit de l'italien par Georges Pâques, préface de Franco Cordero, Gallimard, Paris 1973.
Nota bibliografica
- Giuseppe Fontanelli, Luca Asprea, in Letteratura italiana contemporanea, diretta da Gaetano Mariani e Mario Petrucciani, vol. 4, Lucarini, Roma 1979, pp. 25-29;
- Natalia Messina e Francesco Uttieri, Il paese del Sud in La Cava, Seminara, Repaci, Asprea, Pellegrini, Cosenza 1984;
- Leonida Rèpaci, Luca Asprea, Pellegrini, Cosenza 1984
- Antonio Piromalli e Carmine Chiodo Antologia della letteratura calabrese, Pellegrini, Cosenza 1996;pp. 191-192;
- Antonio D’Orrico, Gialli letterari: chi è Don Luca Asprea grande scrittore italiano?, in «Sette», settimanale del Corriere della Sera, n. 45, 2003, p. 163;
- Antonio D’Orrico, La legge del desiderio domina il mondo di Don Luca Asprea, in «Sette», settimanale del Corriere della Sera, n. 48, 2003, p. 171;
- Rocco Liberti, Carmelo (Carmine) Ragno, meglio noto con lo pseudonimo di D. Luca Asprea…, in «Storicittà», XXII, 215, 2013, pp. 53-54 (poi in: Don Luca Asprea: chi era costui? Rocco Liberti, Memorie di scrittori calabresi, in «Quaderni Mamertini», 69, Litografia Diaco, Bovalini (Rc) 2006, pp. pp. 21-27.
- Rocco Liberti, Noterelle a margine dell’articolo su D. Luca Asprea, in «Storicittà»,XXIII, 2014, 216, p. 55.