Giuseppe Benassai (Reggio il 20 luglio 1835 - 5 dicembre 1878)
Nasce da Pietro e da Caterina Rognetta. Abile disegnatore, da giovane trascorre anni di amarezze e disagi economici, per cui intraprende il mestiere di orafo secondo una tradizione di famiglia: frequenta l'orefice Bruno Assumma, l'architetto Giovanni Scopelliti e il cavaliere Ignazio Lavagna Fieschi, un pittore che viste le attitudini del ragazzo si rende conto della necessità di inviarlo all'Accademia di Belle Arti di Napoli dove nel 1852 è per un anno alla scuola del cavalier Salvatore Fergola autorevolissimo ma ancora legato alla pittura convenzionale e accademica. Inizia allora un'intensa attività artistica che gli fa occupare un posto di rilievo nel movimento pittorico italiano del primo Ottocento.
Ogni tanto però deve fare i conti con la vigile sospettosa polizia borbonica che lo rimanda a Reggio, dove trova la sua vera ispirazione: i meravigliosi paesaggi dell'Aspromonte, i cieli e le acque azzurre dello stretto, le aree e le terre dello lonio.
Nel 1857 si trasferisce a Roma dove gli si schiude un altro mondo: la sua arte viene apprezzata e ricercata nei circoli artistici della capitale (frequenta il gruppo della Campagna romana ed altri innovatori), i suoi quadri trovano riconoscimento in mostre ed esposizioni. Studia ancora da autodidatta tra Roma e Firenze che sceglie a sua residenza nel 1863; qui avvicina i macchiaioli fiorentini (ma pur conservando tracce di quella esperienza nei suoi quadri, egli non si può dire veramente un macchiaiolo) e attraverso Pasquale Villari conosce l'ambiente culturale giornalistico della città e partecipa a numerose esposizioni anche a Parigi con notevole successo.
Le sue gite in Francia lo avvicinano a Corot e a Coubert, ai paesaggisti brettoni e olandesi ma egli non rinuncia alla propria maniera che dà ai suoi quadri quella caratteristica preziosità che, lungi dall'oleografia, lo innalza alle vette più elevate della pittura paesaggistica.
Con la Quiete e Piani di Aspromonte nel 1868 consegue il Premio Governativo per i paesaggi, genere a lui congeniale. In occasione dell'inaugurazione del canale di Suez nel 1969 (e poi nel 1871) si reca in Egitto e ne ricava alcuni soggetti (Veduta del canale di Suez, Tenda di beduini a Ismailia, Tramonti nel deserto, le Piramidietc.).
La grande Esposizione di Parigi (1867) che vide il trionfo delle arti applicate lo entusiasmò per la questione dell'applicazione delle arti all'industria. Si interessa molto di maiolica, frequentando a Doccia lo stabilimento Ginori, dove dirige il reparto pittori della maiolica della fabbrica (1873-1878). Contemporaneamente fonda a Sesto Fiorentino una scuola di disegno per le maestranze.
Fra i più celebri lavori fatti a Doccia sotto la sua direzione sono due vasi, uno decorato con L'incendio delle Pampas(raccolta Ginori) e l'altro con boscaglia e fauna (raccolta Ginori Lisci), 4 coppe con paesi rappresentanti le 4 parti del mondo, inviate alle esposizioni di Milano, Parigi, Vienna, Napoli e Torino. Alcuni pezzi si conservano a Doccia.
Ritorna a Reggio nel 1878, anno della sua scomparsa.
Patriota e politico, scrittore e critico, su «La Nazione » di Firenze (aprile 1867) pubblica una rassegna di alcuni dipinti del Morelli; su «La Patria » di Napoli (1867) I critici e l'arte moderna in ltalia; sulla «Gazzetta dell'Emilia » (1870) Dialoghi su ll congresso e l'esposizione di belle arti in Parma; lascia inediti e incompleti Pochi scritti di arte e di critica (Firenze 1877).
Altri suoi scritti: Morelli la pittura religiosa (1867), La libertà e l'individualità nell'arte (1867), Le arti, lo stato e le industrie nazionali (1868), Le accademie di belle arti e l'insegnamento elementare del disegno industriale (1869).
Di lui si occuparono in particolare Alfonso Frangipane e Gioacchino Ferro che scrive su di lui un volume. La critica lo ignora quasi del tutto, anche per la breve durata della sua vita (muore di apoplessia a 45 anni). La sua opera andò in parte dispersa. Una parte dei suoi disegni si conservava presso la Biblioteca Sandichi di Reggio, qualche altro quadro decora le pareti del Municipio reggino, mentre il famoso Aspromonte si trova nella sala della Giunta della ex Amministrazione provinciale. Il resto andò perduto.
Triste sorte toccata a un maestro che avrebbe meritato ben altro per l'assieme e la validità del suo operato.
A Reggio, sul Corso Garibaldi, nel palazzo Rognetta una lapide rimasta intatta dopo il terremoto del 1908 lo ricorda ai posteri. (per gentile concessione dell'editore Pellegrini di Cosenza, la voce è stata redatta sulla base di una biografia di Domenico Coppola) © ICSAIC 2021 - 5
Opere
- Le arti, lo Stato e le industrie nazionali, s.n., Firenze 1868.
Dipinti
- Grotta con cappuccini e veduta di Scilla - 1851
- Paesaggio lacustre con quercia e persone - 1851
- Veduta con blocchi rocciosi, castello e alberi - 1856
- Paesaggio al tardo pomeriggio - 1856
- Paesaggio con cane - 1857
- Mucche in Aspromonte - 1857
- Vallata verdeggiante con greto di torrente - 1857
- Paesaggio collinoso con greggi e pastori - 1857
- Grotta azzurra a Capri - 1857
- Ospedale di San Giovanni di Dio in Agrigento - 1858
- La pastorizia - 1863
- Campagna romana con ruderi e bovini - 1863
- Somarello tra i fiori - 1864
- Raccolta del fieno 1865
- Una veduta di Aspromonte - 1866
- La primavera - 1866
- Paludi di Ostia - 1866
- Paesaggio con bovini e barca - 1866
- Paesaggio con greggi e pastore - 1866
- La quiete - 1866
- Aspromonte - 1869
- Paesaggio fluviale - 1869
- Veduta del Canale di Suez 1870
- Veduta delle Piramidi - 1870
- Leone nel deserto - 1870
- Tramonto nel deserto - 1870
- Il Nilo - 1870
- Carovana nel deserto - 1870
- Riposo nel deserto - 1870
- Una pineta a San Rossore - 1875
Nota bibliografica
- Gioacchino Ferro, Studio intorno la vita e le opere d'arte di Giuseppe Benassai, Tip. L. Ceruso, Reggio Calabria 1882;
- Guido Carocci, La manifattura di porcellane dei marchesi a Doccia, in L'Italia artistica e industriale, Roma 1893, p. 46
- Alfonso Frangipane, Giuseppe Benassai, «Brutium, XVI, 6, 1938, pp. 81-84; XVII, I, 1939, pp. 1-5;
- Alfonso Frangipane, Giuseppe Benassai ceramista, «Brutium, XXX, 4, 1960, pp. 5 s.;
- Agostino Mario Comanducci, Dizionario illustrato pittori e incisori italiani moderni e contemporanei, II ed., Milano 1945, ad nomen;
- Agostino Mario Comanducci, Dizionario illustrato pittori e incisori italiani moderni e contemporanei, III ed., Milano 1962, ad nomen;
- Alfonso Frangipane, Benassai, Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani - Vol. 8 1966;
- Ugo Campisani, La Quiete. Un quadro di Giuseppe Benassai nel Museo Nazionale di Reggio Calabria, «Calabria Letteraria », XXXIV, 1-2-3, 1986, p. 117;
- Placido Olindo Geraci, Profili di artisti reggini del '700 e '800, Di Mauro editore, Cava dei Tirreni 1994, pp. 63-91;
- Dario Durbé, Giuseppe Benassai, 1835-1878, C.EDI.C., Reggio Calabria 2003;
- Ugo Campisani, Artisti calabresi. Ottocento e Novecento. Pittori - Scultori - Storia - Opere, Cosenza, Pellegrini 2005, p.51-56;
- Domenico Coppola, Profili di illustri calabresi, Pellegrini, Cosenza 2010, pp. 17-19;