Vincenzo Capua [Melicuccà (Reggio Calabria), 16 settembre 1886 – Monte San Michele 29 giugno 1916]
Figlio di Antonio e di Teresina Buccisano, nacque a Melicuccà ma la sua famiglia visse a Sinopoli. Nazionalista, mazziniano, educatore e insegnante, emigrò a Rosario di Santa Fé in Argentina dedicandosi al giornalismo.
Fondatore e direttore a Rosario de La Gazzetta d’Italia, Il Giornale d’Italia e La Rivista della Nuova Italia, nonché redattore del Rosario di Santa Fè, Fondò e diresse anche L’Araldo Italiano, settimanale politico e letterario. Fu anche tra i fondatori della sezione rosarina della Società "Dante Alighieri".
Scoppiata la guerra contro l’Austria era tornato in Italia per arruolarsi e andare a combattere in prima linea. Faceva parte del gruppo di intellettuali in guerra, giovani ventenni che scrivevano, alcuni agli esordi, su giornali e riviste. Sperava di tornare al giornalismo coloniale, alle sue lotte, non pago d'altro che di spendere tutta la sua attività e di dare tutto il suo amore al proprio Paese.
Il 28 febbraio 1916, a Varapodio, sposò Laura Casciari e dalla loro unione, il 17 dicembre successivo, sempre a Varapodio, nacque Vincenzo Antonio il quale, rimasto orfano prima di vedere la luce, visse nel paese della madre fino al 1935 quando si trasferì a Sinopoli.
Sempre nel 1916, apparve la sua monografia di 46 pagine E Gorizia, quando...?.
Arruolato nel diciannovesimo Reggimento Fanteria, Brigata Brescia, per ripetuti atti di valore in guerra era stato promosso in un solo anno prima tenente, poi capitano, passando da ufficiale di complemento a ufficiale effettivo. Si era distinto in molte ardite azioni. Rimase vittima del violento attacco austriaco con i venefici gas asfissianti e morì in combattimento sul Monte San Michele: aveva trent’anni.
Per una singolare, quanto tragica, coincidenza è morto sul Monte San Michele nella stessa battaglia in cui è caduto anche l'altro giornalista calabrese Salvatore Barillaro. Sei mesi prima di morire era stato in licenza a Sinopoli (Reggio Calabria) dove viveva la sua famiglia. E rientrando al fronte, a Roma incontrò un giornalista che aveva lavorato con lui in Argentina, il quale, riprendendo la notizia della sua morte dai giornali italiani in Argentina, lo ricordò sul settimanale politico L'Idea Nazionale, scrivendo che a Rosario con fermezza ed entusiasmo «aveva vissuto gli anni migliori della sua giovinezza dando tutto sé stesso alla causa dell’italianità». Scriveva ancora che Capua «si era dato a demolire colla sua opera di giornalista dalle colonne di un quotidiano nostro di Buenos Aires vecchi idoli per i quali l'italianità era un comodo sistema di adattamenti, qualche volta di rinunzie; a svecchiare idee, a ricostruire, insomma, con altri pochi che avevano il suo coraggio e lo sostenevano nell'aspra lotta, quel motto di buono che nelle nostre istituzioni di beneficienza e nelle nostre scuole si è fatto laggiù negli ultimi anni».
Era felice, secondo quanto scrive L’Idea Nazionale di tornare al fronte «colla stessa lietezza colla quale sono stato ora a rivedere la mia famiglia e la mia Sinopoli». Assicurò anche che dopo la guerra sarebbe tornato a Rosario «non fosse che per ricostruire laggiù cogli appunti dei miei taccuini questa magnifica pagina di eroismi che scrive la nostra Italia nella sua storia di Nazione. Ci sarà ancora da combattere laggiù qualche buona battaglia».
Sperava, insomma, di tornare al giornalismo coloniale ma si spense tragicamente sul San Michele.
Dette notizia della sua scomparsa anche il Corriere della Sera del 26 ottobre 1916: «Sul S. Michele nel giugno scorso è scomparso il capitano di fanteria Vincenzo Capua da Sinopoli (Reggio Calabria). Fu ardente fautore del nostro intervento e si affrettò a tornare dall’America, dove faceva il giornalista, per dare il suo braccio alla Patria. Si era distinto durante un anno in molte ardite azioni».
Fu considerato morto in guerra perché il suo corpo non fu mai ritrovato.
Il suo nome figura nell'Albo d'Oro dei Caduti della Calabria. Compare, inoltre, al n. 10 dell'elenco degli ufficiali caduti del diciannovesimo Reggimento Fanteria Brigata Brescia.
Con Regio Decreto del 9 luglio 1923 gli fu conferita la Croce al merito di guerra alla memoria. A Sinopoli, per ricordarlo, gli è stata intitolata la piazza principale del centro dove si trova il Municipio ed è stata eretta una monumentale stele dedicata ai caduti della Grande Guerra 1915-1918: il suo nome figura al 1° posto, seguito da altri 30 concittadini morti combattendo per la Patria. Una piazza a suo nome esiste anche comune di nascita, Melicuccà. (Pino Nano) © ICSAIC 2023 – 02
Opere
- E Gorizia, quando...?, Tipografia R. Pascale, Polistena 1916.
Nota bibliografica
- Vincenzo Capua, in «L’Idea Nazionale», 30 settembre 1916, n. 272;
- I morti per la Patria, in «Corriere della Sera», 26 ottobre 1916;
- Albo d'Oro dei Caduti della Calabria, vol. IV, p. 99, n. 29, http://www.cadutigrandeguerra.it/ShowImg.aspx?id=6%2fKY2bjdbhPMNoxKeVjibPCcq-MKp%2fi3Bvl7Li%2fI2LSYT%2fFldsF35JskWKwknSE7Fl9AiA9SCJqM8UBI7HhwRQ%3d%3d
- Pierluigi Roesler Franz ed Enrico Serventi Longhi (a cura di), Martiri di carta. I giornalisti caduti nella Grande Guerra, Gaspari, Udine 2018;
- Pino Nano, Artisti e Intellettuali della Prima Guerra. Quattro eroi calabresi da ricordare, in «Calabria Live»,14 marzo 2021;
- Pino Nano, Fondazione Murialdi, eroi calabresi della Grande Guerra, Vincenzo Capua, l’italiano più famoso d’Argentina, «Prima pagina news», 24 aprile 2021; https://www.primapaginanews.it/articoli/fondazione-murialdi-eroi-calabresi-della-grande-guerra-vincenzo-capua-l-italiano-pi-famoso-d-argentina-491388.
- Elenco degli ufficiali Caduti del 19° Reggimento Fanteria, inhttp://www.frontedelpiave.info/public/modules/Fronte_del_Piave_article/Fronte_del_Piave_view_article.php?id_a=427&app_l2=397&app_l3=427&sito=Fronte-del-Piave&titolo=Brigata-Brescia.
Ringraziamenti
- Si ringrazia Maria Rosaria Larosa, impiegata presso l'ufficio Anagrafe del Comune di Melicuccà per la cortese disponibilità e la preziosa collaborazione.