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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  ISBN: 978-88-941045-8-5

  A cura di Pantaleone Sergi

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Carvelli, Luigi

Luigi Carvelli [Petilia Policastro (Crotone), 2 gennaio 1816 – Mileto (Vibo Valentia), 31 maggio 1888]

Nacque in una famiglia agiata e distinta e fu educato nei seminari di Santa Severina e di Nola. Compiuto il corso di lettere, si recò a Napoli per gli studi scientifici, e qui ricevette lezioni di filosofia e di matematica dai calabresi Galluppi e Scorza, di fisica dal Fazzini, ed alle scienze canoniche e legali coll'insigne Mons. Tommaso Michele Salzano. Studiò anche le lingue greca, francese, e inglese, nonché la musica.
Dottore in utroque iure, fu ordinato diacono il 22 settembre 1838 e presbitero il 22 dicembre dello stesso anno. Sacerdote nel 1841, compi gli studi teologici l’anno dopo a Roma con la laurea. Prelato domestico di Sua Santitàe protonotario apostolico, operò nella Curia romana come referendario dell'una e dell'altra Segnatura Apostolica.
Rientrato poi in Calabria insegnò nel seminario della sua arcidiocesi, quella di Santa Severina. Protonotaro apostolico e referendario di segnatura, in seguito fu chiamato all'ufficio di vicario generale in diverse diocesi: Avellino, Andria, Salerno, Cassano allo Jonio e, ultima, Reggio Calabria dove in data 28 febbraio 1879 gli giunse la nomina da parte di papa Leone XIII a vescovo coadiutore della Diocesi di Marsico Nuovo e Potenza e di vescovo titolare di Etalonia. Fu consacrato a Roma, nella chiesa di San Carlo dei Catinari, il 2 marzo 1879 dal cardinale Luigi Maria Bilio, un barnabita vescovo di Sabina e dai due (co-consacranti, l’arcivescovo metropolita di Chieti e amministratore perpetuo di Vasto, Fulco Luigi Ruffo-Scilla e  Francesco Folicaldi, arcivescovo titolare di Efeso.
Il 23 gennaio 1880, in seguito alla morte, del vescovo Antonio Maria Fanìa dei Minori Osservanti, diventò vescovo della diocesi lucana.
Si trattò di un breve episcopato, però. Nel concistoro del 3 luglio 1882 Leone XIII lo tasferì da Marsico-Potenza alla sede di Mileto, rimanendo amministratore provvisorio della diocesi lucana. II regio-exquatur alla bolla papale di trasferimento, però, tardò non poco a a essere emesso, per cui da Potenza passò a Mileto soltanto nel 1883, prendendo possesso per procura il 10 giugno, e facendo il solenne ingresso il 27 agosto successivo.
Primo suo pensiero fu quello di mettere ordine «con una uffizialità tutta nuova nella curia» che monsignor Filippo Mincione, suo predecessore, aveva tenuta priva del vicario generale da lunghissimi anni. Lo fece con una minuziosa e dotta lettera circolare, spedita in data 8 novembre 1883. E nominò vicario generale mons. Enrico De Biase. 
Altra sua prevalente cura fu il seminario. Per la legge 7 luglio 1866, insieme alla mensa vescovile, anche il seminario aveva subito la chiusura con la confisca e la conversione dei suoi beni. Il vescovo diede il via a un'ennesima stagione dell'istituzione seminarile. Ottenne il dissequestro e la restituzione dei beni a suo tempo confiscati e con essi procurò delle rendite giacenti dei beni già venduti del seminario e potè ampliare i locali riaccogliendo così convittori, dopo lunghi anni che era rimasto chiuso, e offrendo loro al completo i corsi di studio dalle elementari alle scienze teologiche. La rettorìa fu affidata a Domenico Cerantonio. L’operosità del vescovo, in questa occasione, ebbe una eco anche nella capitale, dove Il Corriere di Roma esaltò l’opera del vescovo di Mileto e il «Programma delle scuole elementari, ginnasiali, liceali e sacre” da lui preparato.
Con editto a stampa del 6 gennaio 1885 indisse la prima visita pastorale, che dichiarava di considerare compito principale del suo ministero episcopale. Purtroppo gli atti di questa visita, eccetto pochi frammenti, risultano ancora dispersi.
Fu pure pensiero di monsignor Carvelli portare a compimento la fabbrica della cattedrale e dell'episcopio, a cui il suo predecessore aveva dedicato tutte le sue sostanze e la sua vita. Ebbe cosi la consolazione di poter celebrare la solenne consacrazione del sacro tempio il 18 dicembre 1887, con intervento di tutto il presbiterio diocesano. E in seguito si adoperò per abbellirlo: nel 1889, chiamò i pittori Andrea Anfuso, siciliano, e Domenico Monacelli, romano, con l’incarico di dipingere la chiesa Cattedrale. Magari a sue spese come fece con il seminario e il Palazzo vescovile.
Mori all’età di 72 anni e fu sepolto in cattedrale. (sulla base di una biografia di Vincenzo Francesco Luzzi). © ICSAIC 2021 – 12 

Nota bibliografica

  • Domenico Taccone-Gallucci, Monografia della città e diocesi di Mileto, Tipografia degli Accattoncelli, Napoli 1881;
  • Senza titolo, in «Il Corriere di Roma», 21 ottobre 1883, a. 9, n. 42, p. 833;
  • Domenico Taccone-Gallucci, La chiesa cattedrale di Mileto: memoria, storia e descrittiva, Tipografia di Francesco Morello, Reggio di Calabria 1888;
  • Vito Capialbi, in «Archivio Storico della Calabria», 1914;
  • Domenico Sisca, Petilia Policastro, Editrice Mit, Cosenza 1964, p. 196;
  • I Vescovi di Mileto, Pro Loco, Mileto 1989, pp. 283-284;
  • Imperio Assisi, Storia religiosa della Calabria: le confraternite laicali nella diocesi di Mileto, vol. 2, Pellegrini, Cosenza 1992;
  • Alberto Fico, Policastro, Booksprint, Romagnano al Monte (SA) 2016.

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