Giovanni Ciraolo (Reggio Calabria, 24 maggio 1873 - Roma, 4 ottobre 1954)
Giovanni Attilio (questi i nomi allo Stato civile) nacque da Antonio e da Giulia Hamnet, una famiglia reggina benestante: il padre era un ingegnere e Capo dell'Ufficio Costruzioni ferroviarie in Calabria. Nella città natale frequentò le scuole primarie e secondarie. Compiuti gli studi classici nel Liceo Campanella, nel 1891 si trasferì a Roma per iscriversi in quella Università . Laureatosi in Giurisprudenza nel 1895 si fermò nella capitale. Ancora studente, attratto dalla scuola positivistica, si era interessato di sociologia, psicologia e diritto, pubblicando non ancora ventenne, nel 1892, il saggio Il delinquente negativo che fu lodato da B. Ferri, al quale seguirono Femminilità e delinquenza: considerazioni sopra un vecchio tema (1984) e Il delitto nelle Calabria (1895), e poi Le donne e la camorra (1987) e L' anima dei magistrati. Le deformazioni professionali (1899). Pur praticando l'attività forense, tuttavia, si affermò nel giornalismo. Infatti, fu chiamato da Attilio Luzzato, uomo colto dotato e di dotato di professionalità non comune, come redattore de «La Tribuna » proprio quando il giornale aveva abbandonato definitivamente la linea assunta alla nascita come giornale della Sinistra storica, adottava toni nazionalistici sostenendo la guerra coloniale in Africa. Per Ciraolo era il primo passo di una importante carriera professionale e politica nelle file del Partito Radicale al quale aveva aderito e di cui nel 1905 fece parte della Direzione centrale.
Scrivendo su argomenti politici ed economia, spesso firmandosi Cyrus, lavorò anche a «La Patria » e a «La Vita », fu collaboratore politico e consulente tecnico del quotidiano «Il Messaggero » (dal 15 ottobre 1915), nonché corrispondente politico per «Il Giorno » di Napoli, «Il Secolo » di Milano e il «Corriere della Sera ». Collaborò anche alla «Nuova Antologia » e alla «Revue pour l'etude des calamités ».
Fu anche esponente della massoneria romana. Presidente del Rito Simbolico Italiano nel 1912-1913,quindi Gran maestro aggiunto onorario del Grande Oriente d'Italia. Anche nella massoneria in opposizione alle correnti moderate, nel 1908 si schierò contro gli scissionisti guidati da Saverio Fera che fondarono l'Oriente di via Ulpiana, in seguito diventato Loggia di piazza del Gesù.
Nel 1909 fu eletto Deputato nel Collegio di Fano (Pesaro) e sedette sugli scranno dell'estrema sinistra radicale, occupandosi in particolari di problemi riguardanti la Pubblica Istruzione, l'equità sociale e la giustizia economica. Il suo nome resta legato alla legge per la Scuola popolare, a quella per il suffragio universale, ed all'altra per le assicurazioni di Stato. Alla Camera rimase solo per la XXIII legislatura, fino al 1913. Per ben due volte fu alla guida del Partito radicale.
Collaboratore della Croce Rossa Italiana già dal 1895, si occupò non poco per estenderne i poteri alla Croce Rossa Italiana, e dopo il disastro di Adua, organizzò efficacemente per recar soccorsi alle famiglie dei morti e dei dispersi.
Durante il conflitto ricoprì l'incarico di Vice presidente della Croce Rossa, attivandosi specialmente per i soccorsi al fronte. Per tale attività , il 17 novembre 1918 fu decorato della medaglia d'oro al merito della Sanità Pubblica. Il 6 ottobre 1919 veniva nominato Senatore del Regno per la 21 ª Categoria, e si dimise da tutte le cariche rivestite nella massoneria scontrandosi con la corrente contraria all'on. Francesco Saverio Nitti, del quale era amico personale, che difese a spada tratta e da quell'anno fino al 1925 presiedette la Croce Rossa (fu il settimo presidente generale). In tale veste, nel 1921 alla X conferenza internazionale dell'associazione umanitaria che si svolse a Ginevra, si fece promotore della Unione Internazionale di Soccorso per le popolazioni colpite da calamità , insomma di un patto di mutualità fra gli Stati. Una idea che aveva in mente da oltre un decennio, da quando era accorso a Reggio colpita dal devastante terremoto del 1908 e si era reso conto che i soccorsi, molto spesso erano disorganizzati e quindi inefficienti.
Nel 1922, partecipò con Giovanni Amendola (deputato nittiano e poi ministro del governo Facta) e Andrea Torre alla fondazione del quotidiano «Il Mondo ». Prese, negli anni successivi, la tessera del Pnf: pur essendo antifascista, si adeguò alla nuova situazione per potere portare avanti il suo progetto della Unione davanti alla Società della Nazioni che aveva bisogno del sostegno del Governo italiano. In Senato, tuttavia, mantenne per quanto possibile una propria autonomia di pensiero e per tutto il Ventennio fu costantemente controllato dalla Polizia, specialmente dopo le votazioni per eleggere il presidente del Senato nel 1929. Ciraolo fu indicato da un anonimo informatore tra coloro che avevano fatto mancare 37 voti al candidato governativo Federzoni. Non si oppose però, egli che aveva un'idea laica della società , all'approvazione dei Patti Lateranensi e votò a favore. In senato fu membro ordinario della Commissione d'istruzione dell'Alta Corte di Giustizia,
della Commissione dei lavori pubblici e delle comunicazioni e della Commissione delle Forze Armate.
L'Unione Internazionale di Soccorso, comunque, rimase sempre al centro del suo impegno politico, per il quale, sin dal 1922, aveva presentato due progetti alla Società delle Nazioni. Nel dicembre, finalmente, 1932 l'Unione divenne operante. Su questa sua iniziativa pubblicò diversi saggi che nel 1943 raccolse in un volume dal titolo Scritti e discorsi sull'Unione internazionale di soccorso. Nella sua attività di scrittore nel 1934 aveva pubblicato una raccolta di riflessioni autobiografiche con il titolo Vita intima. Note e pensieri.
Nel secondo dopoguerra fu sottoposto a procedimento di epurazione, ma la richiesta di decadenza il 15 novembre 1945 fu rigettata dall'Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il Fascismo. Dichiarò in quella occasione (15 luglio 1944): 1) di non essere squadrista; 2) di non avere partecipato alla marcia su Roma; 3) di non avere ricoperto cariche nel partito fascista e nella milizia; 4) di non avere aderito alla cosiddetta repubblica sociale italiana.
Nel 1946, ormai anziano, lasciò il Senato e abbandonò la vita politica. Rimase in carica come senatore fino al 7 novembre 1947. Da allora si occupò soltanto della "sua" Unione internazionale di soccorso (ancora nel 1947, a Ginevra, presentò un nuovo progetto riguardante i finanziamenti).
Sposato con Caterina Pascucci, ebbe quattro figli: Clara, Giorgio, Anna e Giuliana.
Morì a Roma il 4 ottobre 1954. Il 9 ottobre successivo fu commemorato in Senato da Enrico Molè. In vita ebbe molti riconoscimenti: Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 23 maggio 1915; Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 18 settembre 1919; Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia 4 agosto 1921; Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 22 giugno 1924. Fu decorato di medaglia d'oro dei benemeriti della Pubblica istruzione, della Sanità Pubblica, della Croce Rossa e della Mutualità francese.
Reggio lo ricorda con una scuola elementare che porta il suo nome. (Aldo Lamberti) © ICSAIC 2020
Opere
- Tre anni di lavoro nella Croce Rossa Italiana. Agosto 1919 - luglio 1922,s Tip. Luzzatti, Roma 1922;
- L' unione internazionale di soccorso. Dal progetto italiano alla convenzione di Ginevra 12 Luglio 1927, Tip. della R. Accademia Naz. dei Lincei, Roma 1931;
- L' unione internazionale di soccorso, Anonima romana editoriale, Roma 1934;
- Vita intima. Note e pensieri, Le Monnier, Firenze 1934;
- Scritti e discorsi sull'Unione internazionale di soccorso, s.n., Roma 1943;
Nota bibliografica essenziale
- B. Ferri, Nuove pubblicazioni di antropologia, criminale e di diritto penale, in La Scuola positiva, III , 1893, p. 428;
- Michele Gaetano de Rossi, L'Unione internazionale di soccorso nella convenzione di Ginevra del 1927 e nella nuova organizzazione internazionale, Politica estera, Roma 1945, pp. 1-5 e passim;
- Senato della Repubblica, Atti parlamentari. Resoconti stenografici, 9 ottobre 1954;
- Luigi Aliquò Lenzi e Filippo Aliquò Taverriti, Ciraolo Giovanni, in Gli scrittori calabresi, I, Tip. Editrice "Corriere di Reggio", Reggio Calabria 1955, pp. 185-187;
- Arturo Carlo Jemolo, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Einaudi, Torino 1955, p. 655;
- Renzo De Felice, Mussolini, il rivoluzionario 1883-1920, Einaudi, Torino 1965, p. 525;
- Gabriele De Rosa, Il Partito popolare italiano, Laterza, Bari 1966, pp. 49s.;
- Brunello Vigezzi, L'Italia di fronte alla Prima guerra mondiale, I, Esi, Napoli 1966, pp. 820 s.;
- Aldo A. Mola, Storia della massoneria italiana dall'Unità alla Repubblica, Milano 1976, ad indicem;
- Hartmut Ullrich, La classe politica nella crisi di partecipazione dell'Italia giolittiana, 1909-1913, Archivio storico, Roma 1979, ad indicem;
- Mario Caravale, Ciraolo, Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 25, Roma 1981;
- Massimo Furiozzi, Giovanni Ciraolo e l'Unione internazionale di soccorso, Centro editoriale toscano, Firenze 2012.
Nota archivistica
- Archivio Storico Comune di Reggio Calabria, Registro delle nascite, atto n. 640, 1873;
- Archivio Centrale dello Stato (Roma), Ministero dell'Interno, D. G. Pubblica Sicurezza, Div. Polizia Politica, pacco 150, Cat. M. 2 Senato del Regno 1929-1931; pacco 158, cat. M. 2 Senato del Regno 1931-1934.