Pietro Compagna [Corigliano Calabro, (Cosenza) 5 dicembre 1831 – Napoli, 9 giugno 1910
Nacque in un’antica e influente famiglia originaria della Sicilia orientale trasferitasi a Longobucco nel XVIII secolo, dal barone Giuseppe Antonio e dalla nobildonna Isabella Cavalcante dei duchi di Rota, dal cui matrimonio nacquero anche Raffaella, Luigi, Rosina e Gennaro. L’apice economico della famiglia fu raggiunto grazie all’opera del padre che acquistò il complesso patrimoniale dei duchi Saluzzo di Corigliano, ottenendo il complesso di beni situati nel territorio coriglianese e quelli in Palma Campania nella provincia di Napoli. La residenza della famiglia fu trasferita nel castello di Corigliano, dove il giovane Pietro ricevette una formazione d’impronta liberale e sempre più insofferente nei confronti del governo borbonico.
Sposò la baronessa Vincenza De Fazio.
Nel 1858 per la sua frequentazione dei circoli liberaldemocratici fu arrestato a Napoli con l’accusa di attività sovversiva contro lo Stato borbonico e condannato a domicilio forzato ad Amalfi. In una lettera dell’ottobre 1859 indirizzata al roglianese Donato Morelli scriveva «Se si può fare l’Italia una, non deve farsene né tre, né due: se la deve essere divisa, la sia, ma, se si può, senza il Borbone. E se tal canchero non può diradicarsi, valga l’impiastro Bozzelliano a moderarne la noia, e a dare il mezzo di mandarlo alla malora».
La permanenza amalfitana fu di breve durata, poiché grazie all’intervento del fratello maggiore Luigi presso la corte reale e alla difesa prestatagli dall’avvocato del foro napoletano Giuseppe Marini-Serra pochi mesi dopo ritornò in Calabria, riavvicinandosi agli ambienti liberali e rivoluzionari. Nel luglio 1860, insieme a Donato Morelli, Francesco Guzzolini e altri e in accordo con i liberali di Catanzaro e della Basilicata, organizzò il Comitato rivoluzionario di Cosenza favorendo il collegando della provincia con il centro napoletano. Nel Comitato rifiutò l’incarico di ufficiale responsabile della provincia di Cosenza con la motivazione di malsana salute e al passaggio di Giuseppe Garibaldi sì unì alle truppe garibaldine dirette verso Napoli.
All’indomani dell’unificazione nazionale rifiutò la carica di governatore della Calabria Citeriore e quella di Consigliere di Stato. Nel 1861 il governo del Regno gli conferì l’incarico di condurre un’ispezione sulle condizioni agricole, industriali e commerciali della provincia di Cosenza, contribuendo a individuare i bisogni a cui era necessario provvedere per migliorare le condizioni socioeconomiche della popolazione.
Nelle prime elezioni del Regno d’Italia del 27 gennaio 1861 si candidò nel collegio elettorale di Rossano e con 195 preferenze al primo turno e 285 consensi al ballottaggio del 3 febbraio fu eletto deputato nel primo Parlamento della storia italiana unitaria. Nella medesima competizione elettorale avanzò la sua candidatura anche nei collegi elettorali di Cosenza (90 voti e sconfitto da Donato Morelli), Corigliano Calabro (111 preferenze e battuto da Vincenzo Sprovieri) e Spezzano Grande (71 consensi e battuto da Giovanni Baracco).
Nella prima seduta del Parlamento, convocata a Torino il 17 marzo per ratificare l’avvenuta unità nazionale e attribuzione del titolo di Re d’Italia a Vittorio Emanuele sedette, come si evidenzia nella disposizione conservata al museo del Risorgimento di Torino, nel centro geometrico dell’aula parlamentare. Nonostante la collocazione votò più spesso con la Destra storica e non con l’opposizione di Sinistra, tanto da essere considerato a pieno titolo una figura della Destra calabrese al pari di Giovanni Baracco e Vincenzo Pace.
La sua candidatura, annunciata nel novembre 1860, e la successiva nomina a deputato rappresentò l’espressione della politica moderata che coincideva perfettamente con gli interessi della grande proprietà latifondistica locale. Nel giudizio di Vittorio Cappelli costituì il prezzo richiesto dai proprietari al nuovo Stato unitario per la loro subalternità politica e la fine della guerra sociale.
Nel 1862, di fronte alle lamentele avanzate dall’elettorato, rispose con un appello agli elettori del collegio di Rossano cercando di rassicurarli sulle iniziative del governo contro il brigantaggio nelle campagne. Nel medesimo anno fu membro della deputazione incaricata di assistere a Genova all’inaugurazione del monumento a Cristoforo Colombo.
Nelle elezioni politiche del 22 ottobre 1865 si ricandidò nel collegio di Rossano e con 70 voti fu battuto da Gaetano Toscano. Nonostante la sconfitta subita, nella successiva competizione nazionale del 10 marzo 1867 si ricandidò nel collegio di Rossano e con 122 preferenze fu nuovamente sconfitto da Gaetano Toscano. In quell’occasione fu candidato anche nel collegio di Cassano allo Jonio, dove con 111 consensi fu battuto da Luigi Chidichimo. I risultati insoddisfacenti lo condussero a ritirarsi momentaneamente dalla scena politica nazionale, sino a quando il 15 novembre 1874 con la relazione del senatore Giuseppe Miraglia fu nominato senatore del Regno d’Italia per la 21ª categoria – persone che da tre anni pagavano tremila lire di imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria –, convalidata l’11 febbraio 1875 e prestò giuramento ufficiale il 22 maggio 1875.
Morì all’età di 79 anni. Fu commendatore della guardia nazionale di Napoli, decorato con l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia e presidente del Comitato promotore delle ferrovie silane. In Parlamento s’interessò della questione della repressione del brigantaggio e delle ferrovie Calabro-sicule, sostenendo la necessità di realizzare una diramazione della linea Taranto-Reggio Calabria lungo la valle del Crati a Cosenza.
Il 10 giugno 1910 fu commemorato al Senato del Regno dal presidente Giuseppe Manfredi, dai senatori Giovanni Barracco, Raffaele De Cesare e Giovanni Ranieri, ministro dell’Agricoltura, industria e commercio, i quali sottolinearono il suo ruolo nel risorgimento calabrese e la sua attività di senatore del Regno. Nel medesimo giorno fu anche commemorato alla Camera dal rossanese Francesco Joele come un patriota, un galantuomo e un liberale convinto.
A Corigliano, oggi Corigliano-Rossano, nel Rivellino del castello ducale è custodito l’archivio storico della famiglia Compagna pervenuto alla città coriglianese il 15 marzo 1979 in seguito all’acquisto del castello e dichiarato il 18 febbraio 1984 dalla Soprintendenza archivistica della Calabria di notevole interesse storico. Il complesso archivistico presenta gli estremi cronologici dal 1507 al 1968 ed è articolato in due spezzoni: la Prima parte composta da 1.057 registri, 427 buste e 7.006 fascicoli con una lunghezza di 99 metri di scaffalatura lignea; la Seconda parte è composta da 89 registri, 145 buste e 2.2885 fascicoli con una lunghezza di 22 metri lineari di scaffalatura. (Prospero Francesco Mazza) © ICSAIC 2023 – 06
Nota bibliografica
- Aristide Calani, Il Parlamento del Regno d’Italia, Stabilimento di Giuseppe Civielli, Milano 1860, pp. 394-396;
- Senato del Regno, Atti parlamentari, XXIII legislatura, discussioni, 10 giugno 1910, p. 2478;
- Camera dei Deputati, Atti parlamentari, XXIII legislatura, discussioni, 10 giugno 1910, p. 8200;
- Jole Lattari Giugni, I parlamentari della Calabria: dal 1861 al 1967, Morara, Roma 1967, p. 247;
- Francesco Spezzano, La lotta politica in Calabria: (1861-1925), Lacaita, Manduria 1968;
- Cingari Gaetano, Storia della Calabria dall’unità a oggi, Laterza, Roma-Bari 1982, ad indicem;
- Vittorio Cappelli, Politica e politici, in Piero Bevilacqua e Augusto Placanica, La Calabria, Einaudi, Torino 1985; ora: Politica e politici in Calabria. Dall’Unità d’Italia al XXI secolo, Rubbettino, Soveria Mannelli 2018;
- Pier Emilio Acri, L'arresto di Pietro Compagna, in «Il Serratore», II, 7 (mag.–giu.) 1989, pp. 40-41;
- Tommaso Mingrone, Pietro Compagna, patriota e barone, in «Il Serratore», VI, 29 (nov.–dic.) 1993, pp. 38-41;
- Crescenzo Di Martino, I Compagna e il Risorgimento, in «Il Serratore», XIV, 70 (apr.–giu.) 2002, pp. 30-32;
- Fulvio Mazza (a cura di), Corigliano Calabro: storia, cultura, economia, Rubbettino, Soveria Mannelli 2005, ad indicem.
Nota archivistica
- Archivio storico della Camera dei deputati, Pietro Compagna (1861-1865);
- Archivio storico Senato del Regno, fascicolo personale Pietro Compagna (1874-1910).