Pietro de Nava (Reggio Calabria, 11 ottobre 1870 – Reggio Calabria, 17 febbraio 1944.
Secondogenito del barone Giuseppe, Ufficiale del Regno, e di donna Marianna Valentino, rimase orfano di padre all’età di nove anni. Con i suoi fratelli (la maggiore, Isabella, Giovanni, terzogenito, e la piccola Maria che non superò i sei anni d’età), crebbe sotto la tutela dello zio, cavalier Marcello de Nava. Si distinse presto negli studi: frequentò il liceo Classico ToNOmmaso Campanella, conseguendo la maturità con il massimo dei voti. Studiò all’Università di Napoli, laureandosi giovanissimo in ingegneria civile con il massimo dei voti e la lode. Nel 1893 iniziò la sua carriera professionale a Reggio Calabria e viaggiò per tutta la penisola per visitare le più importanti città con i relativi cantieri e industrie. Dal 1896 in poi, in qualità di corrispondente, collaborò con la rivista Il Monitore Tecnico, giornale di architettura.
Sposò Giuseppina Catanoso dalla quale non ebbe figli. I due coniugi si dedicarono con affetto e sollecitudine ai nipoti Giuseppe de Nava, figlio di Giovanni, e Giuseppe Laurenzi, figlio di Isabella, entrambi residenti a Roma ma spesso presenti a Reggio durante le vacanze invernali ed estive.
Dopo il terremoto del 1894 partecipò alla ricostruzione dei danni causati dal sisma. Vittorio Emanuele III lo nominò membro del Consiglio della Sanità della Provincia di Reggio Calabria e fu membro del Consiglio delle Acque Pubbliche Nazionali. Quando, a seguito del sisma del 1908, si trattò di provvedere con immediatezza alla ricostruzione di Reggio, Pietro, allora Prosindaco e Assessore ai Lavori pubblici, fu incaricato dal Sindaco, Giuseppe Valentino, di redigere il principale strumento urbanistico necessario per la riedificazione della città: un nuovo piano regolatore che attendesse al processo di ricostruzione.
Nel 1910 incaricò l’ingegnere Spinelli, suo collega di fiducia, di visionare a Monaco in Germania i nuovi materiali antisismici e di studiare il piano urbanistico di una città Europea che vantava tecniche di costruzione pionieristiche.
Si interessò all’utilizzo delle Acque Pubbliche e pubblicò sull’argomento un breve ma fondamentale saggio nel 1917.
La sua attività fu impegnata su più fronti e spaziò dal campo urbanistico a quello costruttivo, da quello politico a quello storico.
Nel 1912 (ministro dei Lavori Pubblici Giuseppe de Nava, che fu parte molto attiva nel promuovere la ricostruzione della città), l’Assemblea della Società Artistica Operaia di Reggio Calabria approvò all’unanimità il piano finanziario per la ricostruzione del distrutto teatro Garibaldi. Il progetto venne affidato a lui che offrì la sua Opera gratuitamente. I lavori procedettero fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Dal 1912 in poi iniziò la sua lunga e intensa attività di progettazione di edifici privati, affiancata anche al grande progetto per il nuovo Ospedale civico cittadino, dei Ricoveri Riuniti e dell’Ospedale Ortopedico, in seguito intitolato al prof. Faggiana. Nei palazzi signorili da lui progettati e realizzati lungo le principali vie e nelle opere per le famiglie più in vista del tempo, si nota una particolare attenzione all’aspetto decorativo e stilistico, alla simmetria dei prospetti e all’armonia di insieme delle forme architettoniche. La struttura dei nuovi edifici venne realizzata in cemento armato e all’esterno venne esposto un gusto decorativo “neogotico” e Liberty, un nuovo approccio nelle soluzioni d’angolo e nell’inserimento di elementi decorativi; l’armonizzazione delle nuove tecniche di costruzione, antisismiche, con gli originali stili architettonici, costituisce il vero apporto, pionieristico, di De Nava.
Nel 1923 partecipò alla prima Mostra Internazionale delle Arti Decorative.
Nell’attuazione del Piano Regolatore si confrontarono due criteri: da una parte quello di Giuseppe Valentino, tenace e impaziente, che non ammetteva ritardi e faceva apportare modifiche al piano dall’ing. Narbone per spianare interamente la parte collinosa, demolire le vecchie mura, allineare le vie, ampliare e squadrare le piazze; dall’altra parte, quella di De Nava che, con senso storico, voleva rispettare i pochi ricordi superstiti.
Tra le varie proposte, il Regolamento Edilizio della città di Reggio prevedeva un recupero e un piano di restauro per le opere meno danneggiate e difese la salvaguardia dei monumenti della città che si sarebbero potuti riparare con poca spesa.
Per il suo piano regolatore fece riferimento al "Piano Mori" del 1785 e ai "Piani di Ampliamento" del 1868 e del 1898, in più dichiarò che per terminare i lavori ci sarebbero voluti almeno 5 anni. Del piano Mori modificò l’assetto urbanistico rendendolo più simmetrico e ne regolarizzò definitivamente l’impianto a scacchiera, potenziandone gli aspetti peculiari.
La ricostruzione fu lenta fino agli anni Venti. La ricca progettazione architettonica prevista dal piano produsse una controllata articolazione di spazi pubblici, piazze, strade, monumenti e numerosissime case sociali e pubbliche per cittadini. L'articolato insieme costituì il carattere di alta qualità della Reggio “bella e gentile” pianificata dall'ingegnere.
Il tutto fu basato sui seguenti principi regolatori: spazi aperti tangenti al sistema rettilineo del corso, arricchiti da borghi sempre verdi, da porticati, da monumenti centrali e da un telaio di geometrie spaziali eclettiche, configurando un prospetto unico per i monumenti più importanti della città.
Nella Reggio della ricostruzione prevalse una tendenza che privilegiava le nuove tecniche del costruire e l’applicazione e sperimentazione tecnologica dei nuovi materiali, come il cemento armato. Allo stesso tempo si vollero dare alla città forme che evocassero riferimenti storici e caratteristiche stilistiche passate.
Tra le varie proposte elencate, risaltarono quelle riguardanti la capitalizzazione del tasso fisso dell’1%, per tutti i terremotati. Altre proposte da lui avanzate furono quelle di una rete tramviaria o automobilistica e la realizzazione di una circonvallazione urbana ed extraurbana per i quartieri più vicini al centro. Oltre a questo, chiedeva una sistemazione del porto di Reggio, aggiungendo tre provvedimenti previsti solo per Messina: depositi franchi, zona industriale con agevolazioni tributarie ed esenzione delle tasse per le navi che attraccavano nel porto. Senza queste modifiche, avvertiva, gli investitori avrebbero preferito il porto di Messina penalizzando e emarginando Reggio. Chiese di estendere a Reggio tutti i provvedimenti adottati su Messina per l’istituzione di una tariffa ferroviaria provinciale. Chiese infine l’esenzione dal pagamento dell’imposta di ricchezza mobile per le nuove industrie di prossimo impianto.
Operò anche a Bagnara Calabra, Scilla e Taormina, di quest’ultima si innamorò e nacque la sua passione verso l’architettura siciliana del medioevo e quella taorminese del Quattrocento.
Chiari esempi del suo linguaggio stilistico si ritrovano nella Cattedrale di Villa S. Giovanni.
Poco si sa della sua attività fuori della Calabria, ma certamente realizzò edifici anche nel Lazio.
Dopo una vita impegnata e operosa, morì nel 1944, all’età di 74 anni. Riposa all'interno della Cappella di Famiglia, da lui stesso progettata e fatta edificare, nel Cimitero Monumentale di Reggio. (Luca Giammarco) © ICSAIC 2023 – 01
Opere progettate e realizzate
Edifici pubblici
- Baglio di S. Pasquale, Bova Marina, 1898;
- Chiesa S.S. Rosario Piazza del Rosario, Bagnara Calabra, 1910;
- Ospedale Civico di Reggio Calabria, 1914;
- Complesso dei Ricoveri Riuniti (Casa di riposo comunale), 1921;
- Istituto Ortopedico “Faggiana”, 1922;
- Casa degli Agricoltori di Leprignano (oggi Capena, provincia di Roma), 1928;
- Chiesa di S, Gaetano, via Aschenez 174, Reggio Calabria, 1922-1929;
- Chiesa di Maria Santissima Immacolata di Villa San Giovanni, Via Ammiraglio Curzon, 1927.
Edifici privati
- Palazzo Vitale, Corso Garibaldi - via Lemos - via XXI agosto, Reggio Calabria, 1914;
- Palazzo Manganaro, Piazza Camagna Reggio Calabria, 1921;
- Palazzo Catanaoso, via del Torrione 81, Reggio Calabria, 1921;
- Palazzo De Nava, via del Torrione N°88, 1926;
- Case Impiegati dello Stato, Reggio Calabria, 1928;
Pubblicazioni
- Torrenti della prima Calabria ulteriore, fra la punta di Calamizzi e il capo Vaticano e sul modo di sistemarli, Tip. Morello, Reggio Calabria 1894;
- La ferrovia Reggio-Eboli, in «Vita iyaliana», a. I, fasc. 20, 1895;
- Le opere idrauliche di terza categoria e i torrenti calabresi. Memoria letta al Collegio degli Ingegneri ed Architetti di Reggio Calabria nell’Assemblea generale straordinaria del 23 maggio 1897, Tip. Giuseppe Moscato, Villa San Giovanni 1897;
- Progetto di una opera di difesa della spiaggia lungo il tratto litorale antistante all’abitato di Catona in provincia di Reggio Calabria. Relazione. Tip. Paolo Siclari, Reggio Calabria 1902;
- Progetto di una condotta d’acqua potabile a servizio dell’abitato di Melito Porto-Salvo, provincia di Reggio Calabria. Relazione, Tip. Paolo Siclari, Reggio Calabria 1900;
- Lo sfruttamento delle risorse idrogeologiche della Calabria per il rilancio dell’Agricoltura e dell’Industria manifatturiera, in «Nuova Antologia», 1917.
Nota archivistica
- Archivio di Stato di Reggio Calabria, B6, fasc. 3, certificato di licenza liceale 1887-1888; B6, fasc. 2, diploma di laurea e punti di merito conseguiti nel triennio di Applicazioni, 1893.
Nota bibliografica essenziale
- Filippo Aliquò Taverriti, Reggio 1908-1958, Stab. Tip. “Corriere di Reggio”, Reggio Calabria 1958, pp. 363-366;
- Rosa Maria Cagliostro, Ricostruzione e linguaggi. Reggio Calabria: per una storiografia delle scritture architettoniche dopo il 1908, Gangemi, Roma 1981;
- Giuseppe Valentino, La ricostruzione di Reggio, Tip. Morello, Reggio Calabria 1928;
- Enzo Zolea, Là, dove c’era il Teatro Garibaldi... sorge il Palazzo della Questura, «Calabria sconosciuta», XV, 55, 1992, pp. 11-19;
- Simonetta Valtieri (a cura di), 28 dicembre 1908. La grande ricostruzione dopo il terremoto del 1908 nell’area dello stretto, Clear, Roma 2008.