Alfredo De Simone [Lattarico (Cosenza), 29 ottobre 1892 – Montevideo, 27 gennaio 1950]
Artista tormentato e acclamato, figura tipica del Barrio Sur della capitale uruguayana, nacque da Francesco e da Filomena Ferrari. Il padre, sarto, emigrò da Lattarico in Uruguay nel 1900; nel 1904, si trasferirono anche sua moglie e due figli, Valentina e Alfredo. Rimasero al paese altre tre figlie: Rosina, Guglielmina e Concetta che raggiunsero i genitori successivamente.
Alfredo ebbe un grave incidente quando ancora era al paese natale. Aveva solo tre mesi e in tragiche circostanze cadde dal balcone mentre era in braccio alla sorella Concetta, subendo conseguenze visibili e dolorose per il resto della sua vita: una semi-paralisi sul lato sinistro del corpo che si aggraverà col passare degli anni.
Vivendo in una famiglia molto umile, la sua istruzione primaria forse non fu nemmeno completa, dovendo lavorare per contribuire al bilancio familiare: da bambino era un “canillita”, cioè vendeva giornali per strada. Tra il 1911 o 1912, poi, fece il fattorino presso la libreria Monteverde di Montevideo.
Nel 1916 ottenne una borsa di studio al Círculo de Bellas Artes diretto da Pedro Blanes Viale, e lì ebbe come insegnanti, tra gli altri, gli uruguaiani José Belloni, Guillermo Laborde, Carmelo de Arzaduny e Vicente Puig. Lasciò il lavoro da Monteverde per dedicarsi completamente alla frequentazione dei corsi serali e ben presto venne fuori il suo stile espressivo molto personalizzato nonostante le influenze ricevute dai suoi maestri.
A metà degli anni Venti (nel 1924 ottenne la cittadinanza dell’Uruguay) si avvicinò ai gruppi intellettuali di Montevideo e iniziò una vita bohemienne con la frequentazione dei vari caffè della città, tra cui El Cosmos, Tupì Nambà, La Giralda e altri. Tra questi, frequentò il gruppo guidato da Eduardo Dieste che si riuniva nel caffè Tupí Nambá (di fronte al Teatro Solís). Di lui si ricorda che «parlava molto piano e il meno possibile, sorrideva sempre». Ma il locale più frequentato all'epoca, dove De Simone ritrovava la sua cerchia di amici, era il Gran Café Ateneo. A quel tempo il pittore viveva in via Tacuarembó 1080. Ed è in quegli anni che dipinge “Las Negras" e il ritratto di sua madre. Nel 1925 Julio Verdié, riferendosi a lui sulla rivista Surcos, scrisse: «Le sue poche tele danno un'idea di personalità quasi assoluta. Non ha imitato nessuno, né qualcuno gli ha suggerito il suo genio».
Dal 1926, e fino alla sua morte, lavorò al Museo di Belle Arti. È il periodo in cui cominciò a presentare le sue opere.
Nel 1927 espose col Grupo Teseo a Buenos Aires, nel 1929 al Terzo Salone d’autunno; l’anno dopo all’Esposizione ibero-americano a Siviglia, dove ebbe una medaglia d’argento. Alla Mostra Nazionale di Belle Arti Centennial, in seguito, vinse la medaglia di bronzo.
La maggior parte dei critici, tuttavia, sono concordi nell’affermare che il suo periodo migliore ebbe inizio nella seconda metà degli anni Trenta, quando cominciò a preoccuparsi della materia pittorica e dell’impasto dei colori. Dipingeva a spatola e in maniera gestuale.
Nel 1935, insieme a molti artisti, fu chiamato a formare l’Uapu (Unione degli artisti uruguaiani). In questo periodo, un episodio ebbe un impatto sulla svolta passionale che si può vedere nelle sue opere: l'amore a distanza, solitario e impossibile per una donna. Appare la sua opera "Notturno". Intorno al 1940 crea quelle che sarebbero considerate le sue opere migliori.
Nel 1943 realizzò una mostra personale nella Metropolitana Municipale, e nel 1949, quando ormai la ua vita stava per abbandonarlo, espose per la seconda volta a Buenos Aires.
Secondo la descrizione di Raúl López Cortéz, unico discepolo avuto da De Simone, il pittore eseguiva le sue opere come un indemoniato, sudando, ingerendo vernice, tanto da essere ricoverato all’ospedale Maciel di Montevideo perché intossicato, sporcandosi la faccia, gli occhi e le orecchie, non sentiva, non vedeva nessuno: «ha lavorato con una spatola, con le dita e con i coltelli, la vernice gocciolava dai dipinti su di sé...».
Negli ultimi anni il suo squilibrio si è accentuato ed è diventato ossessionato dalla nostalgia per il paese natale, il che spiega l'apparizione di Lattarico nelle sue ultime opere, in cui utilizza i suoi impasti più forti. De Simone, però, è considerato il paesaggista del Barrio Sur della capitale uruguaya, delle sue strade e palazzi.
Morì a 58 anni in un letto dell'ospedale Maciel, assistito dalla sorella Concetta che da sei anni, rimasta vedova, viveva con lui accudendolo.
Le sue opere fanno parte delle collezioni del Museo Blanes e del Museo Nazionale delle Arti Visive di Montevideo. Molte sono di proprietà del Consiglio dipartimentale di Montevideo. Una sua opera si trova nel Museo di Montevideo che conserva anche un suo archivio. Nei decenni seguiti alla sua morte il suo nome non è stato dimenticato. Fernando Esteban Garcia, uno dei critici più importanti dell’Uruguay, nel suo saggio sulla pittura contemporanea del suo Paese, nel 1965 ha scritto che De Simone è stato uno degli artisti più originali, per la sua forte personalità, la drammaticità del lavoro e la soluzione figurativa. Molti anni dopo, Gabriel Peluffo Linari, direttore Museo Blanes, nella sua storia della pittura uruguaiana 1930-1960 analizza l’opera dell’artista, assegnandogli un posto di primo piano.
Una retrospettiva. Dopo quella del 1965 al Museo di Belle Arti,intitolata «Alfredo De Simone, l’insegnante e l’altro», è stata presentata al Centro Culturale di Spagna a Montevideo nel 2006, a cura dell’artista Mario Sagradini e con testi di Carlo Terzaghi. Nel 2011 l'ambasciatore dell'Uruguay in Libano ha inaugurato, presso l'antica Sidone e in collaborazione con il Centro culturale francese, una grandiosa mostra nella quale le opere di De Simone hanno costituito il fiore all'occhiello.
Il compositore uruguayo Juarés Lamarque Pons scrisse per lui un’opera da camera col titolo: «Homenaje a Alfredo De Simone». E nel 1980 Juan Carlos Onetti ottenne il premio Cervantes dopo la pubblicazione del romanzo "Los Amigos", ispirato alla vila dell’artista. Una via di Montevideo porta il suo nome. (Pantaleone Andria) © ICSAIC 2022 – 11
Nota bibliografica
- De Blanes a nuestros días, Catálogo, Montevideo 1961;
- Alfredo De Simone, Museo Nacional de Bella Artes, Ministerio de Instruction Pùblica, Montevideo 1965;
- Plásticos uruguayos. Tomo 2. Biblioteca del Poder Legislativo. Montevideo 1975;
- Silvia Segui Correa e Juan Antonio Varese, En busca de Alfredo... Testimonios de familia, in «Cronicas Culturales», suppl a «El Dia», Montevideo, 3 aprile 1988, pp. 10-12;
- Juan Carlos Risso, Asì lo recuerdo a Alfredo, in «Cronicas Culturales», suppl a «El Dia», Montevideo, 3 aprile 1988, p. 11;
- Silvia Segui Correa e Juan Antonio Varese, En busca de Alfredo... “Una tarde en el Ateneo”, in «Cronicas Culturales», suppl a «El Dia», Montevideo, 17 luglio 1988, pp. 8-10;
- Juan Antonio Varese, El centenario de Alfredo de Simone, in «El Pais de los Domingos», suppl a «El Dia», Montevideo, 2 novembre 1992;
- Pinacoteca, Banco Central del Uruguay, Montevideo 1997;
- Varios autores, Quién fue quién en la cultura uruguaya, Ediciones de la Plaza, Montevideo 1998;
- Gabriel Peluffo Linari, Historia de la pintura uruguaya, Ediciones de la Banda Oriental, Montevideo 1999;
- Enrique Estrazulàs, Los fuegos de Ansina e otros cuentos, Ediciones Banda Oriental, Montevideo 1999;
- Walter Rela, Personalidades de la cultura en el Uruguay, Biblioteca Nacional de Uruguay, Montevideo, 2002;
- Mario Sartor, Arte latinoamericana contemporanea: dal 1825 ad oggi, Jaca Book, Milano 2003;
- Jacqueline Lacasa, El pintor Alfredo De Simone (1898-1950). Lo llamaban Doctor, in «El Pais», 17 agosto 2007;
- Artes visuales en Uruguay: diccionario crítico. Nelson Di Maggio, s.l. 2013;
- Roberto Mazzei, L’artista nostalgico di Lattarico, in «Parola di Vita», 23 ottobre 2014;
- Enzo Le Pera, Gli artisti della Calabria. Dizionario degli Artisti Calabresi dell'Ottocento e del Novecento, Pellegrini, Cosenza 2019, ad nomen;
- Antonietta De Fazio, La Calabria e i suoi artisti. Dizionario dei pittori (1700- 1930), Rubbettino, Soveria Mannelli 2020, pp. 131-132.
Sitografia
- https://www.facebook.com/people/Gli-amici-di-Alfredo-De-Simone-lartista-nostalgico-di-Lattarico/100066735492736/