Rocco De Zerbi [Reggio Calabria 11 giugno 1843 - Roma 20 febbraio 1893]
Garibaldino, giornalista, scrittore, uomo politico. Figlio di Domenico Zerbi e Rosa Cotronei, appone al cognome paterno il "De" segno di nobiltà . S'infiamma nella stessa famiglia per le idee liberali e, all'arrivo di Garibaldi a Milazzo nel 1860, scappa dalla casa avita in Oppido Mamertina saltando da una finestra e si unisce alle sue schiere giungendo fino al Volturno. Scioltosi il corpo dei Mille, frequenta la scuola militare d'Ivrea con lo stesso grado di sottotenente. Combatte contro i briganti e a Custoza si guadagna la promozione a Luogotenente. Abbandonato l'esercito, si consacra al giornalismo e collabora inizialmente con «L'Iride », passando poi per «La Patria » e il «Corriere di Napoli ». Infine, fonda un proprio periodico: «Il Piccolo giornale di Napoli », che altro non è che il fratello minore del Corriere, che incontra un vistoso successo. Danno il loro apporto egregi maghi della penna quali Achille Torelli, Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio e il grande Rastignac. Il «Piccolo » gli fornisce l'occasione per diventare un acceso polemista, per cui le battaglie sostenute con importanti personaggi non si contano. Si ricorda soprattutto lo scontro da lui avuto col Carducci, che aveva scritto un articolo in merito a Tibullo sul «Fanfulla della Domenica ». Non disdegnava peraltro i duelli. A parte il giornale, De Zerbi ha amato scrivere di tutto cominciando sin da età precoce. Infatti, già nel 1858, a soli 15 anni, si fa stampare a Napoli presso la Casa Editrice Rondinella un Florilegio Letterario, un'antologia di brani di autori celebri di ogni nazione con le relative note biografiche. Dopo la presentazione di un saggio su Pier delle Vigne a un concorso bandito dall'Accademia Pontaniana, dà sfogo a numerosi lavori.
Tralasciando il Florilegio, alcuni discorsi e gli articoli giornalistici, la prima vera pubblicazione si verifica nel 1861 I Garibaldini dopo la Campagna, cui vengono ad aggiungersi Canzone in morte di Cavour nel medesimo anno e Aspirazioni nel 1864 (Romano, Trapani). Nel 1868 è la volta di Poesia e prosa: studio di un annoiato al quale segue nel 1869 Di chi la colpa? - Fantasticherie d'un annoiato. Nel 1870 offre il primo lavoro d'un certo peso, il romanzo L'Ebrea già uscito a puntate sul giornale (IV ed. 1881 presso De Angelis Napoli). Nel 1872 avviene la riesumazione di una serie di tre articoli interessanti la proposta abolizione degli ordini monastici, Le Corporazioni religiose (Tip. Gazzetta di Napoli), che nel 1876 saranno inseriti nel volume Scritti politici (De Angelis, Napoli). Nel 1877 tocca a "Vistilia" altro romanzo già apparso in appendice anch'esso sul giornale col sottotitolo Scene Tiberiane (Marghieri, Napoli). Quest'ultima opera, ridotta per la musica dai librettisti Targioni Tozzetti e Menasci, ha il privilegio di essere rivestita di note dal Mascagni.
S'inseguono nel corso del tempo numerose altre fatiche, tra le quali: L'Arte Moderna (1877), Chiesa e Stato (1878), Linguaggio dell'uomo primitivo(id.), Faust-Gli amori di Faust-Sogni di Cloralio (1879), Marghieri, Napoli), Tibullo-Polemica tra Giosuè Carducci e Rocco De Zerbi (1880, Treves), Amleto (id. Casanova, Torino)), Le Banche e l'abolizione del corso forzoso(1881, De Angelis, Napoli) Per la morte di Garibaldi(1882), Difendetevi(id. De Angelis), Leone Gambetta (1883), L'Avvelenatrice (id. Bideri Napoli, rip. Vallecchi, Firenze 1931), Il mio romanzo-Confessioni e documenti(id, Sommaruga, Napoli). Colera del 1884-Croce Bianca e Croce Rossa (1884), Il mio primo passo letterario (1885), Commemorazione di Marco Minghetti (1889), Ottone di Bismarck (1890), Discorso agli elettori del 2 ° Collegio di Reggio Calabria (id), L'inchiesta sulla Colonia Eritrea (1891, Roma, Stab. Tip. L'Opinione), Discorso agli elettori di Palmi del 23 ottobre 1892(1892, Palmi, Lopresti), L'Equilibrio nel Mediterraneo (id, Roma, Casa Ed. Italiana), Rossini e la musica nuova (id.), Sogni di cloralio (id. Napoli, Bideri) Simpatie (?), Virginia (?).
Oltre che vario scrittore De Zerbi è anche facondo oratore e forbito conferenziere. Affascina talmente l'uditorio che lo si sente denominare spesso «la sirena incantatrice ». Alla politica si avvicina sin dal 1874. E sono propriamente la politica e gli impegni in relazione a farlo conoscere in più largo raggio. Presentatosi alla Camera a Napoli nel 1874, è inaspettatamente eletto. Ripropostosi nel 1877, l'elezione è soggetta ad annullamento, per cui è costretto a perseguire soltanto il carico di consigliere provinciale. In prosieguo ha pieno esito positivo in quattro tornate, nel 1880 e 1882 a Reggio Calabria e nel 1890 e 1892 a Palmi. In Parlamento non ha precisa collocazione, ma preferisce sempre stare a destra, anche se non si mostra tenero anche verso questa parte. In successione comunque instaura amicizia con Crispi, Nicotera, Minghetti, Di Rudinì e Zanardelli e tante altre illustri personalità . Si pensa a lui più volte per gli incarichi di sottosegretario alla marina e alla guerra e governatore dell'Africa italiana, ma alla fine va tutto a monte. Verificatosi nel 1883 il rovinoso terremoto di Casamicciola, vi accorre generosamente e coopera attivamente con ogni mezzo tanto da meritarsi una medaglia d'argento al valor civile. Una medaglia d'oro l'avrà poi nel 1884 per il suo impegno a proposito dell'epidemia colerica di Napoli. Si distingue anche nell'altra scoppiata nel 1839 a Reggio Calabria. Ricopre a lungo le cariche di Presidente della Croce Bianca e della Croce Rossa. Ma il peggio deve arrivare. Nella spietata bufera che a causa del noto scandalo della Banca Romana agita il mondo politico italiano agli inizi del 1893, vede messo in dubbio il suo onore, per cui ne ha tale schianto e acerba amarezza che in venti giorni se ne muore di crepacuore o, come in tanti fantasticano a ragione o a torto, in seguito a suicidio. Il noto medico Guido Baccelli, accorso subito al suo capezzale, dichiara che si tratta di una «malattia del dolore ». (Rocco Liberti) © ICSAIC 2019
Nota bibliografica
- Vincenzo Frascà , Oppido Mamertina, Cittanova 1930;
- Gregorio Palaia, Rocco De Zerbi, lettura di Storia letteraria calabrese alla Biblioteca Comunale di Reggio Calabria del 26 marzo 1932, Reggio Calabria 1932;
- Luigi Aliquò Lenzi- Filippo Aliquò Taverriti, Gli Scrittori Calabresi, vol. I, Reggio Cal. 1955;
- Benedetto Croce, La letteratura della nuova Italia, vol. IV, Laterza, Bari 1947;
- Jole Giugni Lattari, I parlamentari della Calabria dal 1861 al 1967, Casa Editrice Morara, Roma 1967, pp. 271-272;
- Raffaele De Cesare, La fine di un regno, Milano 1969;
- Denis Mack Smith, Storia d'Italia 1861-1969, vol. I, Laterza, Bari 1969;
- Rocco Liberti, Attualità di Rocco De Zerbi, Cosenza 1973;
- Rocco Liberti, Il caso Rocco De Zerbi, Quaderni Mamertini n. 60, Bovalino 2005;
- Rocco Liberti, Un filo di luce sulla fine di Rocco De Zerbi travolto dallo scandalo della Banca Romana, in Pantaleone Sergi (a cura di), La Calabria dall'Unità al secondo dopoguerra. Liber amicorum in ricordo di Pietro Borzomati, Deputazione di storia patria per la Calabria, Reggio Calabria 2015, pp. 65-78.