Vincenzo Dorsa [Frascineto (Cosenza), 26 febbraio 1823 – Cosenza, 3 dicembre 1885]
Sacerdote arbëresh di rito bizantino-greco, etnografo, critico letterario, giornalista, albanologo, nacque in una famiglia agiata, liberale e antiborbonica, da Francesco, possidente, e Vittoria Bellusci, nipote di Domenico Bellusci, vescovo e rettore del collegio italo-albanese di S. Adriano in S. Demetrio Corone. Ebbe due sorelle e due fratelli: Rosa, Vittoria, Achille e Scanderbeg (morto a soli tre anni)
Nel 1833 il piccolo Vincenzo fu ammesso nel collegio italo-albanese di S. Adriano. Terminò gli studi nel 1841 e fu mandato a Roma per continuare la sua formazione a Propaganda Fide. Dopo appena nove mesi di permanenza, ritornò a Frascineto nel giugno 1842. Suo fratello Achille spiega così quel breve soggiorno romano: «Non vi si trattenne più di nove mesi, per aver trovato colà un ambiente contrario alle sue aspirazioni, non che alla sua salute. In quella breve dimora nella Città dei sette colli ebbe l’agio di soddisfare il desiderio che più volte avea manifestato, di visitare cioè i musei dell’antica Roma; onde ne fu entusiasmato e al suo ritorno in patria scrisse le Lettere Romane, che furono pubblicate nel giornale il Calabrese di Cosenza e poi raccolte in un opuscolo».
Nel 1843, a Castrovillari, studiò filosofia con Don Ciccio Bellizzi e matematica con Carlo L’Occaso.
Nel 1845 fu ordinato sacerdote di rito bizantino ma non ha mai esercitato la missione.
Nel 1846 apri a Frascineto un Istituto privato a casa sua, ove insegnò letteratura greca e latina ai giovani Domenico L'Occaso, Edoardo Pace, Carmine Salerni di Castrovillari; Giovanni Damis e Orazio Straticò di Lungro; Vincenzo Bellusci di Plataci; Giovannino Marini di Cosenza. Solo per questa sua idea geniale, Dorsa merita un monumento nella piazza principale del paese, avendo creato un centro di cultura, aperto a tutti i giovani del circondario.
Uomo colto, all'età di 21 anni, è in grado di dirigere una scuola convinto che, con la cultura, le nostre popolazioni avrebbero progredito anche in altri campi.
Dal 1854 fino al 1859 rimase quasi sempre a Napoli per seguire da vicino le vicende dolorose del proprio genitore, condannato dai Borboni il 23 settembre 1854 a 19 anni di ferri in quanto colpevole di provocazione diretta a eccitare i sudditi ad armarsi contro l'Autorità Reale».
Dal 1860 fino al 1885 insegnò Letteratura latina e greca al liceo classico "Bernardino Telesio" di Cosenza.
La sua figura emblematica riafferma e accentua i valori della identità culturale etnica orientale. È tra i personaggi più insigni della letteratura arbëreshe, punto di riferimento per il suo pensiero ben strutturato in campo, politico, economico e religioso. Viene stimato e onorato da tutti gli scrittori dell'Ottocento. Con i suoi scritti ha combattuto il regime borbonico dell'epoca, scrivendo editoriali di straordinaria veemenza, chiedendo, nel 1848, libertà, indipendenza e giustizia nel Regno delle due Sicilie. Collaborò alle pubblicazioni de «Il Calabrese» e de «Il Calabrese Rigenerato».
In Albania, la professoressa Brizida Gjikondi ha tradotto in albanese il suo libro più conosciuto, Su gli albanesi. Ricerche e pensieri, pubblicato a Napoli nel 1847. Tra i suoi libri anche Il Vangelo di San Matteo tradotto dal greco nel dialetto calabro albanese, pubblicato a Londra nel 1869.
È morto all’età di 63 anni. Frascineto lo ricorda con una via a suo nome. (sulla base di una biografia di Antonio Bellusci) @ ICSAIC 2023 – 10
Opere
- Su gli albanesi - Ricerche e pensieri, Tipografia Trani, Napoli 1847;
- Lettere Romane dirette a Panfillatc, s.l., s.sn 1847
- Studi etimologici della lingua albanese, Tipografia G. Migliaccio, Cosenza 1862.
- Studi etimologici della lingua albanese messi a confronto con la latina e la greca, s.n., Cosenza 1862;
- Il Vangelo di San Matteo tradotto dal testo greco nel dialetto calabro-albanese di Frascineto, Casa editrice Strangeways & Walden, Londra 1869 (Ripr. facs., Cosenza, Brenner, 1985);
- Elogio di Antonio Serra - Primo scrittore di politica economica, Tipografia G. Migliaccio, Cosenza 1870;
- La tradizione greco-latina nei dialetti della Calabria Citeriore, Tipografia G. Migliaccio 1876 (è stato tradotto in tedesco e ristampato nel 1884 da Migliaccio);
- La tradizione greco-latina negli usi e nelle credenze popolari della Calabria, Tipografia G. Migliaccio, Cosenza 1879;
- La tradizione greco-Iatina negli usi e nelle credenze popolari della Calabria Citeriore, Principe, Cosenza 1884
Nota bibliografica
- Girolamo De Rada, Al coltissimo giovine Vincenzo Dorsa, «Il Calabrese», 5, 15 marzo 1847, pp. 39-40;
- Lorenzo Zaccaro, Al Signor Vincenzo Dorsa, «II Calabrese». 5, 30 gennaio 1847, pp. 9-10; 3, 15 febbraio 1847, pp. 20-21.
- Alessandro Smilari, Cenno storico sulle reazioni del 21 Ottobre 1860 nel circondario di Lagonegro - Lettera del giudice Alessandro Smilari di Alessandro Smilari al signor Vincenzo Dorsa, Tipografia G. Migliaccio, Cosenza 1862
- B. Tommasi, La morte di Vincenzo Dorsa, «La Sinistra», Cosenza, 6 dicembre 1885;
- Serafino Groppa, Gli italo-albanesi nelle lotte dell'Indipendenza, Stabilimento Alighieri, Bari 1912, 94.
- Achille Dorsa (1825-1902), La prima avventura di una poesia, «Il Calabrese», 11, 1845, pp. 82-83;
- Id., Un orfano morente - Poesia, «Il Calabrese», 24, 1844, p. 188;
Id., Il genio poetico ai poeti moderni, «Il Calabrese», 19, 15 settembre 1846, pp. 154-155; - Giovanni Laviola, Le lettere romane di Vincenzo Dorsa, in «Studi Meridionali», 2, 1974;
- Antonio Bellusci, Dati biografici su Vincenzo Dorsa -1823-1885, in «Lidhja/L’Unione», 2-3, aprile/prill 1981;
- Vincenzo Napolillo, Vichismo di Vincenzo Dorsa, in «Lidhja/L’Unione», 12, maggio 1985;
- Vincenzo Sammarro, Commemorazione di Vincenzo Dorsa (1923-1985) a Cosenza, in «Gazzetta del Sud», Cosenza, 24 aprile 1985;
- Mario Grandinetti, Vincenzo Dorsa, giornalista, in «Lidhja/L’Unione», 6, 30 aprile 1987;
- Vincenzo Napolillo, L’economia politica di A. Serra considerata da V. Dorsa, in «Lidhja/L’Unione», 6, 30 aprile 1987;
- Manoscritto di Achille Dorsa, in «Lidhja/L’Unione», 33, 1995, p. 1166; 40, 1998, p. 1385;
- Elisabetta Intrieri, Il contributo di Vincenzo Dorsa alla storia degli studi etno-folklorici, tesi di laurea inedita, relatore Prof. Ottavio Cavalcanti, Università degli Studi della Calabria, Dipartimento di Linguistica, Sezione di Albanologia, a. a. 1999/2000;
- Giuseppina Turano, Participiali assolute nel '”Vangelo di s. Matteo” di Vincenzo Dorsa: caso, accordo e la categoria T, in Studi in onore del Prof. Francesco Altimari in occasione del 60° compleanno, Albpaper, Tirané 2015, pp. 559-680;
- Antonio Bellusci, Etnologia e antropologia a Frascineto nel 1800, Comune di Frascineto, Frascineto 2021, pp. 241-244;
- Giuseppe Ferrari, Un manoscritto inedito albanese di Vincenzo Dorsa, in «Studi e Ricerche» dell'Istituto cattedre varie della Facoltà di Magistero dell'Università di Bari , pp. 197-226.