Antonio (Nino) Fondacaro [Palmi (Reggio Calabria), 24 gennaio 1894 - 11 febbraio 1965]
Conosciuto da tutti come Nino, nacque da Vincenzo e da Maria De Bruno. Compiuti i primi studi nella sua città , si trasferì ancora giovane negli Stati Uniti, nella città di Boston, dove rimase per ben sei anni, come impiegato presso una biblioteca. Fu, questo, un periodo di grandi assestamenti morali che incisero sul suo carattere e gli fecero acquisire nuove esperienze di vita e un approfondimento della lingua inglese, che poi metterà a frutto nel campo scolastico. Ritornato a Palmi si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza presso l'Università di Messina conseguendo la laurea il 6 luglio 1923.
Nella sua città c'era un notevole fermento culturale intorno ad alcuni giovani come Felice Battaglia, Domenico Antonio Cardone, Luigi Lacquaniti, Antonino Lovecchio e altri che davano vita a manifestazioni di alta intellettualità . Con essi, ancora studente, aveva creato rapporti amichevoli e di stima profonda e con essi, nel 1920, fondò la rivista «Ebe », rivista letteraria quindicinale, divenendone direttore per il breve periodo di pubblicazione. Con gli stessi qualche anno dopo, diede vita al «Fondaco di cultura », fondato dal Cardone nel 1923, dove si pubblicò il periodico «Rivista », di cui divenne il responsabile. Collaborò più tardi all'altra rivista ( «Ricerche filosofiche ») mentre, nel 1928, assunse la direzione di «Eolo ».
Pur esercitando l'attività di avvocato penalista, non mancò di dedicarsi alla narrativa, alla saggistica ed alla poesia e nel 1931 pubblicò a Messina un dramma cinematografico in un preludio e quattro atti intitolato «Stratonica », con riferimento a quella regina della Siria (Stratonike) figlia di Demetrio Poliorcete, sposata nel 298 a.C. con Seleuco I; scritto, come egli stesso asserì, per richiamare dalla notturna portentosa quiete del passato un personaggio di cui nessun autore moderno si era occupato.
Nel 1940, essendo conoscitore della lingua inglese, fu incaricato di insegnare quella materia al locale Ginnasio. Insegnamento che durò fino al 1944 senza però interrompere o trascurare l'attività forense
Nello stesso anno si distinse per la preziosa collaborazione al «Fondaco di cultura » appena riprese l'attività .
Nel 1951 raccolse i quattro componimenti poetici (Reggio, Locri, Crotone e Sibari) e li pubblicò in un volume a cui diede il titolo «Enimmi e trofei » facendone curare la prefazione a Cardone il quale lo definì un poeta «rappresentativo del nostro tempo, in quanto riassumeva in sé la molteplice e spesso contraddittoria problematica di questa epoca, riuscendo infine a portarla a presentazione lirica in una particolare coincidenza degli opposti, ispirata alla metafisica nietzscheana ». Un'opera divisa in quattro sezioni (Eroica, Erotica, Epigrammi, Quattro città ), Una contraddittorietà che caratterizzò la sua vita, spesso tormentata da una anticristianità eccessiva durata fino al 1960, fino a quando «la sua anima paganeggiante e supromistica dovette flettersi dinnanzi all'orrore del proprio annientamento finale" (Crupi)). Proprio in quell'anno, infatti comunicò al suo grande amico Cardone di essersi accostalo all'altare di Cristo, di essersi convertito a Dio,
Mori all'età di 71 anni. Palmi lo ricorda con una via a suo nome.
A tre anni dalla sua morte la famiglia raccolse i numerosi libretti di trascrizioni e libretti altrui e li pubblicò in un interessante volume intitolato «Scritti critici e "pensieri" inediti » ove lo stesso Cardone, nella prefazione, scrisse che «Fondacaro resta una delle personalità più complesse, tragiche e liriche, del mondo moderno, tanto più autentica in quanto egli non ha mai cercato la grande popolarità chiuso
nel silenzio della sua provincia, malgrado gli allettamenti gli inviti che gli venissero sempre dall'esterno e anche dai suoi parenti d'America".
Oltre le opere accennate scrisse pure sulla rivista «Ricerche filosofiche » due importanti saggi: «ll diavolo e Papini » e «Da Caldwell ad altre cose ». Curò inoltre la prefazione alle poesie di Armando ed Attilio Zagari e di Pasquale Cotugno. (Bruno Zappone) © ICSAIC 2021 - 09
Opere
- Stratonica, D'anna, Messina 1931
- Enimmi e trofei, Tip. G. Palermo, Palmi 1951;
- Scritti critici e pensieri inediti, Mit, Cosenza 1968.
Nota bibliografica
- Antonio Orso, Isabella Loschiavo, Ugo Verzì Borgese, Rassegna di poeti e prosatori nella Piana, Calabria. Letteraria Editrice, Soveria Mannelli 1986, p. 466;
- Pasquino Crupi, Storia della letteratura calabrese. Autori e Testi, vol. IV, Periferia, Cosenza 1997, pp. 112-114;
- Bruno Zappone, Uomini da ricordare. Vita e opere di palmesi illustri, AGE, Ardore Marina 2000, pp. 112-114.