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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  ISBN: 978-88-941045-8-5

  A cura di Pantaleone Sergi

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Giordano, Carlos Rafael

Carlos Rafael Giordano [Moròn (Argentina), 30 marzo 1930 - Cosenza, 9 marzo 2005]

Suo padre era il barone napoletano Raffaello Giordano, la madre Elisa Ferrer, una cantante d'opera argentina, figlia di un ingegnere scozzese. I suoi genitori si erano conosciuti in Italia, a Milano, dove Elisa era arrivata per inseguire il successo nel «paese del belcanto » e Raffaello, detto Lello, si era stabilito, dopo avere girato l'Europa, come all'epoca era d'uso per un giovane di famiglia blasonata, ed essere vissuto a Parigi e a Londra, occupandosi di commerci. La carriera di Elisa non decollò, per cui la giovane, nella seconda metà  degli anni Venti, decise di rientrare in Argentina assieme alla madre che l'aveva seguita nella sua avventura italiana. Raffaello, già  quarantenne, la seguì Oltreoceano. Prima di partire, aveva ottenuto dall'imprenditore Cirio, l'industriale dei pelati, l'assicurazione che sarebbe diventato il direttore di uno stabilimento da realizzare in Argentina. Sta di fatto che Lello ed Elisa si sposarono e si stabilirono a Moròn, nella periferia di Buenos Aires ma delle promesse di Cirio non ebbero più notizie, per cui dovettero costruirsi un futuro non senza difficoltà  e privazioni, anche se lui continuava ad atteggiarsi a nobile napoletano, nonostante cercasse di arrangiarsi quotidianamente per portare qualcosa a casa.
Dal matrimonio, nel 1930 nacque Carlos Rafael, che a buona ragione, per le scelte di vita che ha fatto, può essere considerato un calabrese di adozione. Non solo perché all'Università  della Calabria, come lo era stato già  in Argentina, è stato un Maestro amato dagli studenti, ma perché, esule in Italia in seguito al golpe degli anni Settanta, nel momento in cui avrebbe potuto rientrare nel suo Paese, assieme alla moglie Eleanor scelse di rimanere in Calabria. Abitò, così, prima a Cosenza, quindi ad Arcavacata e poi a Paola.
Tornando al periodo argentino, dopo le difficoltà  iniziali il padre ricevette un'offerta di lavoro da André Saint, un amico che aveva conosciuto a Parigi, il quale si era trasferito in Argentina dov'era titolare della ditta «Saint Hermanos », un'azienda produttrice di cioccolato e caffè che intendeva estendere la distribuzione dei suoi prodotti nel Nord dell'Argentina. Carlos seguì quindi la famiglia che si trasferì a San Salvador, capitale della provincia di Jujuy, una piccola città  clericale e chiusa. In famiglia viveva anche la nonna materna di Carlos, Maria Ferrel, che lo iniziò alla lettura e allo studio.
Finito il Liceo, Carlos viaggiò in Italia assieme al padre per trovare le proprie radici. Era il 1947. Il giovane visse per un anno nella casa di un cugino del padre, Andrea Carafa, Duca d'Andria e si appassionò alla storia della famiglia ricostruendone l'albero genealogico. Rientrato in Argentina, l'8 dicembre 1948, lasciò Jujuy per Buenos Aires per studiare Giurisprudenza in quella università , ma cambiò presto corso di studi e si iscrisse a Lettere e Filosofia. Il padre non approvò la sua scelta e lo privò di ogni sostegno economico. Carlos, allora, si trasferì a Cordoba e per sopravvivere andava di casa in casa per fare lavoretti domestici. Fu allora che si fidanzò con la figlia di un ministro di Jujuy il quale gli procurò un impiego presso il Tribunale, prima come Ufficiale giudiziario e poi come segretario di un giudice il quale, amante delle lettere classiche, lo aiutò a proseguire gli studi. In quel periodo si avvicinò al marxismo che fu il suo ideale per tutta la sua vita. Perse il lavoro in Tribunale perché si rifiutò di iscriversi al Partito Giustizialista. Durante il periodo universitario, tuttavia, conobbe Delia, traduttrice di tedesco e francese per la rivista di orientamento marxista «Pasado y Presente », fondata a Cordoba all'inizio degli anni Sessanta, alla quale Carlos collaborò, traducendo anche il saggio di Claude Lévi-Strauss Elogio de la antropologà­a. Nel 1955 i due si sposarono e dal loro matrimonio nacquero i suoi unici figli: nel 1961 Rafael e nel 1965 Santiago (da adulto vissuto a lungo in Italia).
Laureatosi in Lettere classiche, iniziò la carriera universitaria nei primi anni Sessanta, diventando uno dei più stimati specialisti di Letteratura argentina. Fu inizialmente insegnante in Chaco, provincia rurale del Nordest, e quindi vinse un concorso presso l'Università  Nazionale di Cordoba. Fu licenziato dopo il golpe del 1966 del generale Ongania. Con alcuni amici, allora aprì un ristorante, El Halali, proponendo piatti mediterranei e della tradizione degli indios di Jujuy. Nel 1967, tornò all'insegnamento: gli fu affidata, infatti, una cattedra parziale di Letteratura europea nella Scuola di Giornalismo di Cordoba. Tra gli studenti, entusiasti di un suo intervento sulla libertà  di espressione, la democrazia e il ruolo del giornalista, c'era Eleanor Londero che sarebbe stata la sua compagna per 38 anni.
Restava però nel mirino dei militari. Dopo essersi rifugiato a Villa Maria, città  a Sud della provincia di Cordoba, dove insegnò presso un Istituto Professionale, il Governo di Héctor J. Campora, peronista, nel 1973 lo reintegrò come docente di Letteratura argentina nell'Università  Nazionale di Cordoba, dove diresse anche la collana Signos della Editorial Universitaria. Ma da lì fu allontanato ancora una volta dalla Triple A (Alleanza Anticomunista Argentina). In ogni caso, dopo la morte di Peron che fu sostituito dalla debole moglie Isabelita, dal 1973 al 1975 gli fu affidata una cattedra all'Università  di Salta, nel Nord del Paese, dove già  esisteva una sorta di stato d'assedio che consentiva alle forze governative e, soprattutto, della Triple A di commettere ogni tipo di violenza contro gli avversari considerati "di sinistra". Per sfuggire ai famigerati squadroni della morte della Triple A assieme a un piccolo gruppo di allievi per qualche tempo si rifugiò sulla cordigliera andina.
In questo clima, Eleanor, che faceva parte del movimento dei montoneros, fu arrestata. Carlos iniziò, allora, a cercarla girando tutte le carceri del paese. Tramite un colonnello, cugino di sua madre, fece trasferire Eleanor nel Carcere del Devoto, a Buenos Aires, «a disposizione del Potere Esecutivo ». Era salva, non poteva diventare più una desaparecida. E così grazie alla cosiddetta "legge di opzione", una legge di emergenza, all'inizio del 1976 Eleanor, rinunciando a ogni suo diritto civile in Argentina, poté scegliere di lasciare il paese. Carlos l'aspettava all'interno dell'aereo che li portò in Italia. Era il gennaio del 1976. «Orrendi mastini » li avevano obbligato a costruirsi un nuovo domani e per entrambi - ormai inseparabili - iniziò una nuova vita, tutta italiana e tutta calabrese. Furono accolti da una "rete" protettiva e arrivarono a Cosenza dove dirigenti del Partito comunista si adoperarono per rendere facile il loro insediamento. Era appena nata l'Università  della Calabria e Carlos, figura carismatica di uomo di cultura e grande oppositore del regime militare in Argentina, fu accolto a braccia aperte: insegnò subito Lingua e letteratura ispano americana, inizialmente come professore incaricato e poi stabilizzato e, in seguito, anche Letteratura comparata, come professore associato. Eleonor Londero, dapprima sua assistente, anche lei divenne una apprezzata docente associata di Lingua e letteratura spagnola nello stesso ateneo. Come ha scritto Rosa Maria Grillo, «per anni, con enorme dignità  e contenuta passione hanno insegnato […] lasciando a stento trasparire la tragedia dell'esilio e di un dramma collettivo che ha così duramente "deviato" il corso delle loro vite ».
Personalità  complessa, considerato «affascinante, scontroso, geloso custode di una vita ricca e misteriosa » (Grillo), è stato anche presidente della Fondazione Catizone di Cosenza.
Autore di numerosi saggi, critico di vasta esperienza, docente che formò generazioni di studenti in letteratura argentina e teoria letteraria, nella Historia de la literatura argentina del Centro Editor de América Latina scrisse i capitoli riguardanti il «Grupo de Boedo » e la letteratura sociale argentina.
Avrebbe voluto morire in Argentina ma, in seguito a problemi di salute durati molti anni e dopo un peregrinare in ospedali, in Italia, Francia e Montecarlo, si è spento all'Ospedale dell'Annunziata di Cosenza, dove era ricoverato da giorni, per complicanze cardiache in seguito a un intervento subito all'estero. Il 30 marzo successivo avrebbe compiuto 75 anni. Il suo corpo è stato cremato e le ceneri, per suo desiderio, tumulate in un paese della Provincia di Paranà . La sua scomparsa ha destato profonda commozione negli ambienti accademici e tra gli ex allievi dell'Università  della Calabria. Un suo profilo biografico relativo agli anni in Argentina, è stato scritto dal figlio Santiago per Frammenti di un secolo di Liliana Bellone che fu allieva di Carlos a Salta e fa del Maestro il protagonista, con il nome di Ismael, del suo romanzo. (Teresa Papalia) © ICSAIC 2020

Opere

  • La poesà­a social después de Boedo, Centro editor de América Latina, Buenos Aires 1967;
  • Los poetas sociales, Centro editor de América Latina, Buenos Aires 1968;
  • Los escritores de Boedo, Centro editor de América Latina, Buenos Aires 1968;
  • El 40, Editores Dos, Buenos Aires-Madrid 1969;
  • Tres poemas, A. Burnichon Editor, Còrdoba 1972;
  • La literatura social en la Argentina 1920-1930, Mit, Cosenza 1983;
  • Oficio de viento y sombra. Ensayos de historia literaria, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002 (ed. argentina: Letras y Bibliotecas Còrdoba, Còrdoba 2010).

Nota bibliografica

  • Università : Cosenza, è morto Carlos Giordano, «Adnkronos », 10 marzo 2005;
  • Antonio Oviedo, Muriò el ensayista Carlos Giordano, in «La Voz del Interior », 11 marzo 2005;
  • Roberto Guarasci (a cura di), Miscellanea in memoria di Carlos Giordano, Centro editoriale e librario Università  della Calabria, Rende 2006;
  • Liliana Bellone, Frammenti di un secolo, Oèdipus, Salerno 2016, pp. 149-156;
  • Rosa Maria Grillo, Lo Spazio-Tempo della letteratura tra Buenos Aires e Parigi, introduzione a L. Bellone, Frammenti di un secolo cit., pp. 5-8;
  • Santiago Giordano racconta…, in L. Bellone, Frammenti di un secolo cit., pp. 149-156;
  • Rolando Revagliatti, Liliana Bellone: "El intelectual Carlos Giordano debiò exiliarse debido a la persecuciòn de la Triple A", in «escritor.org », 18 luglio 2017, https://www.escritores.org/recursos-para-escritores/recursos-1/colaboraciones/21107-liliana-bellone-el-intelectual-carlos-giordano-debio-exiliarse-debido-a-la-persecucion-de-la-triple-a.

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