Bernardino Grimaldi (Catanzaro, 15 febbraio 1839 - Roma, 16 marzo 1897)
Figlio di Luigi Grimaldi, segretario perpetuo della Società economica della Calabria Ultra, e di Beatrice Marincola Pistoia, nacque in una famiglia nobile. Fece gli studi primari e secondari a Catanzaro e poi si laureò in giurisprudenza dedicandosi all'attività forense. Chiamato all'insegnamento all'Università di Napoli, insegnò diritto costituzionale anche nelle scuole universitarie annesse al convitto Pasquale Galluppi di Catanzaro, dove aveva studiato. Massone, per diversi anni fu presidente dell'Associazione costituzionale della sua città dove ottenne anche cariche amministrative. Combattente nella battaglia di Custoza, straordinario oratore, appoggiato dal comitato della Sinistra che si era costituito a Napoli sotto l'egida del ministro dell'Interno Giovanni Nicotera, Grimaldi si candidò alle elezioni generali del novembre 1876 e venne eletto nel collegio di Catanzaro superando al ballottaggio il rivale L. Larussa, anch'egli dello stesso schieramento però non gradito a Nicotera. Iniziò per lui, così, una carriera politica di successo: da allora (XIII legislatura) fino alla sua morte (XIX legislatura), a volte senza oppositori, nel proprio collegio riuscì a vincere in tutte le tornate elettorali con votazioni bulgare.
Segretario generale dal 1 ° aprile al 22 dicembre 1878 al ministero dei Lavori pubblici e collaboratore del ministro Baccarini nel disegno di legge sulla rete ferroviaria, si dimise da deputato ma fu confermato alle elezioni successive, iniziando così la sua brillante ascesa politica anche quando i suoi rapporti con Nicotera non furono più idilliaci.
«Attestato su prudenti posizioni liberiste », quando aveva solo 40 anni, nel luglio 1879 (e fino al 25 novembre successivo) divenne ministro delle Finanze e del Tesoro nel secondo governo di Benedetto Cairoli, scontrandosi con il presidente del Consiglio che avrebbe voluto abolire la tassa sul macinato per gli impegni elettorali presi, mentre lui per problemi di bilancio sostenne che l'imposta non si poteva cancellare senza trovare nuove entrate fiscali. Quando Cairoli venne incaricato di costituire il nuovo esecutivo, Bernardino Grimaldi si rifiutò di farne parte, motivando la propria posizione con queste celebri parole; «Per me tutte le opinioni sono rispettabili, ma ministro o deputato ritengo che l'aritmetica non sia un'opinione ». Dopo la caduta del governo Cairoli, nel marzo 1884 fu chiamato da Agostino Depretis a dirigere il Ministero dell'Agricoltura, dell'Industria e del Commercio, in sostituzione di D. Berti, incarico nel quale fu confermato l'anno dopo.
Nel 1886 fece approvare le norme sul riconoscimento giuridico delle società di mutuo soccorso, la legge sugli infortuni dei lavoratori e sul lavoro femminile e minorile attenta ai desiderata dei socialisti che auspicavano il principio della responsabilità dei datori di lavoro. Anche nel campo agricolo la sua azione ha lasciato tracce: appoggiò senza riserve l'inchiesta di Stefano Jacini, si adoperò per riordinare le rappresentanze agrarie, varò un disegno di legge per il credito fondiario e agrario, dedicò molta attenzione all'istituzione di scuole pratiche e speciali di agricoltura, molte delle quali funzionarono da cattedra ambulanti. Morto Depretis, entrò nel governo di Francesco Crispi dapprima (29 luglio 1887-28 dicembre 1888) come ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio, quindi dal 29 dicembre 1888 al 9 marzo 1889 come ministro delle Finanze, sostituendo il liberista Agostino Magliani, per il quale era necessario l'aumento della spesa pubblica, incarico che lasciò per l'impossibilità di equilibrare il disavanzo finanziario senza introdurre nuove tasse per colmare il deficit del bilancio statale. Fu richiamato anche come ministro del Tesoro, dopo aver presieduto dal 30 novembre 1889 al 3 agosto 1890 la Commissione generale del bilancio e dei conti amministrativi, ed essere stato assessore al Comune di Roma con il radicale Ernesto Nathan e il principe Emanuele Rispoli nella giunta di Augusto Armellini, primo sindaco eletto della capitale. «Uomo senza paura e senza rimorsi », come lo definì la «Civiltà cattolica », nel successivo governo Giolitti assunse il portafoglio del ministero del Tesoro e l'interim delle Finanze, proponendo una serie di misure fiscali per fronteggiare il deficit dello Stato. Lo Scandalo della Banca Romana lo travolse anche se la commissione parlamentare d'inchiesta lo scagionò da ogni accusa di corruzione. Fu rieletto ancora nel 1895 ma partecipò poco ai lavori della Camera, perché una grave malattia lo aveva reso afono (tragica parabola di alcuni grandi oratori). Nella sua lunga attività parlamentare presentò 362 progetti di legge come primo firmatario (tutti tranne uno di iniziativa governativa), occupandosi anche della soluzione di diversi problemi del suo collegio elettorale e della Calabria.
È morto a Roma il 16 marzo 1897, pochi giorni prima delle elezioni. Il 6 aprile fu commemorato al Senato e due giorni dopo alla Camera. La sua città natale lo ricorda con una piazza a lui intestata. Anche l'Istituto tecnico Commerciale di Catanzaro porta il suo nome. (Aldo Lamberti) © ICSAIC 2019
Nota bibliografica
- Vincenzo Riccio, I meridionali alla Camera nella XVI legislatura, Roux, Torino-Napoli 1888, pp. 233-258;
- Atti Parlamentari, Senato del Regno, Discussioni, 6 aprile 1897;
- Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, Discussioni, sess. 1878-79, vol. X, col. 8707;
- Felice Tocco, Commemorazione di Bernardino Grimaldi letta per incarico dell'Amministrazione provinciale di Catanzaro, Stab. Tip. V. Asturi e Figli, Catanzaro 1897;
- Luigi Aliquò Lenzi, Gli scrittori calabresi, L. Alicò, Messina 1913, pp. 192 ss.;
- Domenico Larussa, Inaugurazione dei busti di Bernardino Grimaldi e Giuseppe Rossi, tip. La giovine Calabria, Catanzaro 1929;
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- Domenico Larussa, Bernardino Grimaldi, in Almanacco calabrese, II, 1952, pp. 107-109;
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Nota archivistica
- Archivio di Stato di Catanzaro, Stato civile,Nati 1839, vol. 483.