Francesco (Francis) La Monaca [Catanzaro, 10 febbraio 1882 - Washington (USA), 6 febbraio 1937]
Nacque a Catanzaro da Antonio, falegname, e da Rosaria Cristallo, filatrice, al civico 74 di via Bellavista. Dopo aver frequentato le scuole primarie si iscrisse all'Istituto industriale della città dove sviluppò una certa propensione alle arti. Si arruolò nel 1901 come volontario nel 19 ° Reggimento di Fanteria, addetto a disegnare mappe e teatri di guerra, divenendo in breve sottotenente, segnalato su «La Domenica del Corriere » come il più giovane ufficiale d'Italia. Tentò quindi nel 1903 di ottenere una borsa di studio per frequentare l'Accademia di Belle Arti di Napoli, senza successo e decise quindi di trasferirsi a Parigi. Per vivere e sostenere i suoi studi artistici si adattò a fare i mestieri più umili, imbianchino, muratore e falegname, creando motivi decorativi per edifici e negozi. Affrontò così il periodo di alunnato francese frequentando L'Ecole des Beaux-arts e stringendo amicizia con gli artisti del Bateau Lavoir tra cui Picasso e Modigliani, restando però fedele in scultura al proprio linguaggio artistico senza subirne influenza.
Nel 1909 espose al Salon des Artistes Franà§aise ricevendo un riconoscimento che il Salon gli darà anche nelle successive edizioni del 1911 con La Povertà (ubicazione ignota), nel 1912 con La Vittoria di David, che riceve la menzione onorevole, e Napoleone a cavallo, nel 1913 con Gli eroi del Mare, premiata con la medaglia di bronzo e nel 1914 con L'ultimo sforzo.
I contatti con la Calabria non si interruppero in questi anni come testimoniato dall'invio a Catanzaro nel 1909 di un bozzetto per il monumento ad Andrea Cefaly, che sarà affidato successivamente a Francesco Jerace. Il bozzetto non venne scelto ma venne notato dal giornale «La Gioventù » di Napoli che parlò del suo autore come scultore giovane e di grande talento.
Nel 1914 dopo l'esposizione al Salon parigino, per tramite di Mario Costa ricevette una prestigiosa commessa da parte di Maria Sofia di Baviera, ultima regina consorte delle due Sicilie, per la realizzazione di un gruppo di sculture dedicate al Balletto Russo di Serge Djagilev, da donare allo Zar e alla Zarina di Russia in occasione dei festeggiamenti per le loro nozze d'Argento. Lo scoppio della guerra interruppe il lavoro e del gruppo di sculture resta oggi la sola effigie della ballerina Tarakanova.
Durante il Primo conflitto mondiale, La Monaca divenne corrispondente di guerra per «L'Illustration » firmando i numerosi disegni con lo pseudonimo di Lemoine. Dopo il conflitto nel 1919 ordinò una mostra personale alla Galleria Marigny e partecipò al Salon des Artistes Franà§aise nella mostra dedicata al tema della Vittoria. È questo l'anno di esecuzione di una delle sue più celebri opere il Grande nudo Femminile noto anche con il titolo Il Dolore. Nel 1921 si trasferì negli Stati Uniti dove il suo spirito avventuroso lo portò a diventare cercatore d'oro dopo aver tentato imprese industriali e agricole fallimentari. Nel 1922 si recò a Londra dove, dopo aver rinsaldato i rapporti che aveva creato nel primo viaggio tra il 1914-15, divenne il ritrattista dell'alta società inglese.
Tra i lavori che gli diedero maggior fama il ritratto di George Bernard Shaw e quello dell'Arcivescovo di Canterbury entrambi esposti, insieme ad altri 27 ritratti, nella mostra personale alla Fine Art Gallery, presentata in catalogo da T.P. O'Connor. La vasta eco della mostra londinese, che pose l'artista tra i ritrattisti più apprezzati del tempo, si diffuse anche in Francia e iniziarono le richieste dell'aristocrazia e dell'alta borghesia francese per avere il ritratto. Dopo anni intensi e costellati dal successo conseguito in numerose esposizioni personali e collettive in Francia (1924 a Cannes e Parigi, Galerie Lambert; 1925, Casino di Deauville; 1926 a Nizza, Hotel Negresco; 1927 allo Sporting Club de France di Parigi) nel 1932 La Monaca sposò Emilia Cadorna, vedova di Giovanni Boldini, e fece ritorno in Italia dove in maggio aprì per qualche tempo uno studio in piazza Sallustio a Roma.
Al breve soggiorno romano seguì il ritorno in Francia dove trasferì l'atelier da Parigi a Neuilly. Grazie all'Arcivescovo di Parigi nel 1933 ottenne contatti con il Vaticano per realizzare il ritratto di Papa Pio XI. Gli studi per il ritratto del Papa portarono alla realizzazione di vari bozzetti e di due grandi opere, il Busto benedicente del Pontefice Pio XI, custodito presso le collezioni del Musei Vaticani, e la Grande maschera di Pio IX. Nel giugno dello stesso anno si inaugurò la personale alla Galerie Charpentier di Parigi, alla presenza dell'Ambasciatore d'Italia. Nel 1935 ricevette il prestigioso incarico di realizzare il monumento funebre a Leonardo da Vinci ad Amboise, accompagnato da numerose polemiche sulla stampa francese che criticò la scelta di uno scultore italiano e non francese.
Al culmine della carriera nel settembre del 1935 La Monaca ricevette la notizia che il Presidente degli Stati Uniti Roosevelt lo aveva richiesto per il suo ritratto. Iniziarono quindi i preparativi per la partenza che avvenne nel novembre di quell'anno alla volta di New York. L'appuntamento per la seduta di posa alla Casa Bianca venne fissato per la mattina del 6 febbraio 1936, ma nella notte precedente l'artista, indebolito dalla malattia che lo aveva colpito durante quel viaggio, morì improvvisamente nell'Hotel Mayfloor di Washington. Finiva così improvvisamente la vita di uno degli artisti calabresi più fortunati e avventurosi di sempre, destinato all'oblio per una morte prematura avvenuta prima del secondo conflitto mondiale che muterà radicalmente le sorti d'Europa.
La sua città natale, Catanzaro, attende ancora di celebrare degnamente uno dei suoi più illustri ingegni. (Alessandro Russo). © ICSAIC 2020
Nota bibliografica
- Guido Sinopoli, Francesco la Monaca (1882-1937) i suoi e i nostri tempi, «Brutium », 1, 1982, pp. 13-15
- Carlo Munari, Francis La Monaca scultore, Nuovi Sentieri, Falcade (Belluno) 1984;
- Mostra di Francis La Monaca. Catalogo (Montecatini Terme 15 settembre - 14 ottobre 1984), Nuovi Sentieri, Falcade (Belluno) 1984;
- Renzo Margonari, F. La Monaca. Scultore e pittore, Publi-Paolini, Mantova 1988;
- Enzo Le Pera, Francis La Monaca, in Enciclopedia dell'arte di Calabria, Rubbettino, Soveria Mannelli 2008, ad vocem;
- Salvatore Falbo, Francis La Monaca, tra erudita plasticità e tattile sintesi compositiva, Edizioni il Minotauro, Romano di Lombardia 2011.
- Antonietta De Fazio, La Calabria e i suoi artisti. Dizionario dei pittori (1700-1930), Rubbettino, Saveria Mannelli 2020, pp. 185-187.