Nicola Lombardi [Mileto (Vibo Valentia), 20 dicembre 1870 - Catanzaro 27 gennaio 1952]
Nato a Mileto (all'epoca in provincia di Catanzaro) da Antonio e da Adelaide Caputo, una famiglia cospicua che lo avviò agli studi. Laureatosi in giurisprudenza si stabilì a Catanzaro. Sposato con Domenica Lombardi, ha avuto quattro figli, Antonio, Vincenzo, Adelaide e Italia. Iscritto al Partito Socialista fin dalla fondazione, avvocato penalista di grande prestigio, definito «avvocato degli umili» nel corso della sua commemorazione in Parlamento. Pubblicista (fu direttore dei periodici Cronaca dei dibattimenti e La Giostra). Consigliere provinciale di Catanzaro per il mandamento di Mileto, sulla scia di una tradizione notabilare fu eletto deputato la prima volta nelle elezioni del 1913, al primo allargamento del suffragio, nel collegio di Monteleone (poi Vibo Valentia), grazie anche al sostegno della marchesa Caterina Gagliardi che il Lombardi si premurò di ringraziare appena eletto come racconta Il Paese del 9 novembre 1913, ottenne 4300 preferenze su 7803 votanti, vincendo con 454 voti di scarto su Pasquale Murmura.
Radical-socialista, nel quadro di quello che Mario Casalinuovo definisce come vivace dibattito catanzarese di fine secolo, concorrendo alle esperienze di Antonio Renda e dei socialisti positivisti, con Francesco Arcà, ex sindacalista rivoluzionario, candidato ed eletto a Cittanova, infatti, fu il primo deputato socialista della Calabria. Favorevole all'intervento dell'Italia in guerra, aderì a un Fascio giovanile interventista che pubblicava il settimanale La Guerra, e dal 1913 al 1918, come ricorda Ferdinando Cordova, alla Camera svolse una intensa attività, con alcune centinaia di interpellanze e interrogazioni, in gran parte nell'interesse della Calabria o dell'esercito.
Una volta modificate le circoscrizioni elettorali, Lombardi si presentò a capo di una lista di «Concentrazione democratica» e nel 1919 fu rieletto in Parlamento nel collegio di Catanzaro (circoscrizione provinciale) per la XXV Legislatura, iscrivendosi nuovamente al gruppo parlamentare riformista. Casalinuovo ricorda che Lombardi era stato radical-socialista «ma ora propendeva per tematiche vagamente riformiste e comunque si presentava quasi come il difensore degli interessi del collegio contro il "reazionario e giolittiano", Baldassarre Squitti».
Proveniente dal ceppo socialista, ancora nel 1921 fu eletto nel collegio regionale di Catanzaro per la XXVI Legislatura e fu nominato sottosegretario ai lavori pubblici nel governo Bononi, incarico che mantenne dal luglio 1921 al febbraio 1922. E nel 1924, l'anno delle elezioni "pilotate" (e truccate) dal fascismo, con Michele Bianchi a capo della macchina elettorale del Ministero degli Interni e della lista nazionale in Calabria, fu confermato deputato per la XXVII Legislatura nel vasto collegio Calabria-Basilicata, insieme a Enrico Mulè: il prefetto e il segretario della federazione fascista di Catanzaro lo consideravano, un candidato di robusta consistenza e se non fosse stato per la sua ben nota affiliazione liberomuratoria a Palazzo Giustiniani lo avrebbero voluto nel listone fascista allestito da quadrunviro Bianchi. Lombardi, che aveva chiesto il voto per «l'affermazione delle più elementari conquiste della civiltà», eletto con l'appoggio della massoneria e dalla Società Operaia di Monteleone, fu uno dei protagonisti della secessione dell'Aventino e per questo, con gli altri aventiniani, nel 1926 fu dichiarato decaduto dalla carica.
Nella sua attività parlamentare fece 480 interventi e presentò 4 progetti di legge. Con Enrico Mulé, in quegli anni, si attivò per aprire a Catanzaro una sezione dell'Unione Meridionale di Giovanni Amendola. Di idee politiche socialriformiste, Lombardi dapprima s'oppose e poi dovette subire il fascismo. Dopo essere stato dichiarato decaduto tornò a vita privata esercitando la professione di avvocato, mentre la polizia politica lo temeva sotto stretto controllo, anche perché faceva parte di un gruppo di irriducibili apertamente avversi al regime, di cui facevano parte i massoni catanzaresi a lui vicini.
Dopo lo sbarco alleato in Calabria (3 settembre 1943) Lombardi riprese l'attività politica. Fece parte del gruppo redazionale del quotidiano La Nuova Calabria, nato come organo del Fronte unico della libertà di Catanzaro (in edicola dal 27 ottobre 1943), diretto da Giovanni Paparazzo. Partecipò al congresso di Bari del 28-29 gennaio 1944, la «prima assemblea libera dell'Italia e dell''Europa liberata». E pochi mesi dopo, nel terzo Gabinetto Badoglio, a Salerno, fu nominato sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia. Fece parte anche della Consulta Nazionale dal 25 settembre 1945 al 24 giugno 1946.
Nel 1946 partecipò con la lista della Democrazia del Lavoro alle elezioni per l'Assemblea Costituente, ma non fu più eletto, anche perché il Partito Democratico del Lavoro in poco tempo, disperse i propri consensi.
Quasi con un ritorno a casa, nell'aprile del 1947, Nicola Lombardi, approdò al Partito socialista dei lavoratori (Psli) di Giuseppe Saragat. Mario Casalinuovo, giovane dirigente socialista, infatti, lo presentò come nuovo iscritto all'assemblea della sezione di Catanzaro del Partito. L'anno dopo, nel marzo 1948, si candidò senza successo al Senato nei Collegi di Catanzaro e di Vibo Valentia.
Le morti del figlio Antonio nel 1950, a 51 anni, e quella avvenuta pochi giorno dopo della moglie, lo prostrarono. Si spense a Catanzaro nel 1952 all'età di 81 anni. La Camera dei Deputati, presidente Giovanni Gronchi, lo commemorò il 29 gennaio con interventi di Larussa, Geraci, Capua e di Pella per il governo. Ha lasciato un ricco fondo archivistico, conservato presso l'Istituto calabrese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea (17 buste, 69 fascicoli, 508 sotto-fascicoli) che, a partire dalla prima guerra mondiale, offre una documentazione e un carteggio di grande interesse sulla sua attività politica e familiare, e in particolare sul secondo dopoguerra in Calabria. (Pantaleone Sergi) © ICSAIC 2019
Note bibliografiche
- I deputati al Parlamento delle Legislature XXIII, XXV, XXVI, Milano 1910, 1920, 1922, ad nomen;
- Parla Nicola Lombardi, «Il Paese », 9 novembre 1913;
- Carlo Pompei e G. Paparazzo, I 508 della XXV legislatura, Ausonia, Roma 1920, ad nomen;
- Pangloss, Gli eletti della XXVI legislatura, Ausonia, Roma, 1921, ad nomen;
- Vittore Bonfigli e Carlo Pompei, I 535 di Montecitorio, Signorelli, Roma, 1921, ad nomen;
- Teodoro Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei. Dizionario Bio-Bibliografico, Rovito edizioni, Napoli 1922, ad nomen;
- E. T. (Egidio Trapasso), Morto improvvisamente Nicola Lombardi, «Il Grido della Calabria», 30 gennaio 1952;
- Commemorazione, in Camera dei deputati, Atti parlamentari, Discussioni, tornata del 29 gen-
naio 1952, p. 34945; - Fernando Manzotti. Il socialismo riformista in Italia, Felice Le Monnie, Firenze, 1965, pp. 156 e 189;
- A. (Ariane) Landuyt, Lombardi Nicola, in Franco Andreucci e Tommaso Detti, Dizionario biografico del movimento operaio italiano, vol. 3, Editori Riuniti, Roma 1975, ad nomen, pp. 136-137;
- Ferdinando Cordova, Massoneria in Calabria. Personaggi e documenti dal 1863 al 1950, Pellegrini, Cosenza 1998;
- Ferdinando Cordova, Il fascismo nel Mezzogiorno: le Calabrie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2003;
- Mario Casalinuovo, Socialisti d'Italia e di Calabria (1919-1994), Abramo, Catanzaro 2007.
Nota archivistica
- Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale. ad nomen;
- Archivio Icsaic, Fondo Nicola Lombardi;