Raffaele Lucente (Crotone, 25 aprile 1831 – 24 novembre 1890
Figlio unico di Raffaele, sarto, e di Raffaela Romito, tessitrice, risultava registrato allo stato civile con i nomi Raffaele, Marco, Bartolomeo. Trascorse l’infanzia a Cotrone (città che solo dal 1928 è denominata Crotone), e dopo il ginnasio e il liceo classico si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Napoli, laureandosi con il massimo dei voti il 6 agosto 1858 e ottenendo l’abilitazione alla professione di medico chirurgo, il successivo 18 settembre.
Esercitò la professione con zelo e all’insegna della ricerca, tant’è che venne chiamato fuori dal territorio italiano per delicati, difficili e risolutivi interventi chirurgici.
Attratto dalla politica, portò avanti la sua ideologia, orientata all’uguaglianza sociale. Ricoprì la carica di consigliere comunale a Cotrone per la prima volta nel luglio del 1866 e nell’anno seguente venne nominato sindaco facente funzioni (da alcune fonti figura commissario straordinario). Fu rieletto consigliere in successive tornate, e assunse la carica di primo cittadino nel 1876 (mandato terminato nel 1881) e nel 1889, dimettendosi poi nel 1890 per motivi di salute. Da sindaco rivendicò anche il sostegno alle altre città impegnate nelle «aspirazioni patriottiche di avere Roma capitale del nuovo Regno».
Venne eletto alla Camera dei Deputati nella XIV legislatura del Regno d’Italia, che durò dal 26 maggio 1880 al 25 settembre 1882 ma, a fronte di intervenute contestazioni, la sua elezione venne dichiarata nulla. In quelle suppletive, pur sostenuto dal periodico locale La Luce di Demetrio Pirozzi, il seggio fu appannaggio del candidato uscente, il barone Giovanni Barracco, archeologo. Lucente, però, continuò ad avere punti di riferimento in Benedetto Cairoli e in seguito in Agostino Depretis, entrambi esponenti della sinistra storica, per la sua attività politica nell’area crotonese. Già nello stesso 1880 aveva proposto, divenendone poi fermo animatore, la costituzione nella città della Società Operaia di Mutuo Soccorso. La sua candidatura alle elezioni politiche del 1882 avvenne a seguito della costituzione del Comitato di parte progressista a Catanzaro, del quale facevano parte anche i deputati in carica Liborio Menichini e Bernardino Grimaldi, e il sindaco di Catanzaro, Francesco De Seta. Lucente impostò il suo programma sul fermo contrasto alla Legge sulla perequazione fondiaria («sino a quando le nostre Provincie non saranno uguagliate alle altre nei benefizi»). Non venne eletto, e decise quindi di allontanarsi dalla politica attiva per dedicare più tempo all’esercizio della professione. Ma lo fece solo temporaneamente.
Politico “illuminato”, Lucente, negli anni del suo mandato di primo cittadino, avviò un piano di risanamento edilizio, dotando Crotone dell’illuminazione pubblica alimentata a petrolio nelle vie più importanti. Da uomo di cultura, fece costruire anche un teatro comunale, mentre volle l’abbattimento delle mura di fortificazione, che considerava «retaggio di un’epoca di barbarie» e che risalivano ai tempi del viceré spagnolo Don Pedro di Toledo, per realizzare la via che collega oggi Piazza Pitagora (all’epoca Piazza Regina Margherita) al quartiere della Marina, e l’apertura dei Portici nell’area della Porta di Terra, che costituiva l’ingresso alla città. Fece realizzare il primo tratto della strada che collega il capoluogo all’area archeologica di Capo Colonna e avviò i lavori dell’acquedotto comunale.
L’attività di medico, però, non venne mai trascurata. Si leggono dalle fonti consultate solo brevi accenni all’esperienza di chirurgo fuori dal Regno Italiano nella fase iniziale della carriera, ma Lucente era riconosciuto quale medico scrupoloso e osservante della deontologia professionale, nonché come persona molto umana: risultò molto attivo, peraltro, nelle attività della Croce Rossa in tutta Italia. Gli ospedali, all’epoca, disponevano di attrezzature, ferri chirurgici e altri strumenti molto elementari e numericamente scarsi, e la valenza del chirurgo costituiva spesso l’unica speranza di sopravvivenza per molti ammalati. Lucente, anche sulla base di esperienze fatte altrove, era orientato alla «chirurgia conservativa».
Spesso la chirurgia in quegli anni procedeva, per scarsità di mezzi e sommarie indagini diagnostiche, al troncamento di arti o ad altri interventi mutilanti su più parti del corpo umano. Oltre ad aver prodotto una monografia sulla propensione alla conservazione, quando possibile, il Lucente vide divulgare attraverso una pubblicazione semestrale edita a Napoli un episodio che trovò ampi consensi nel mondo della medicina, sintetizzato nell’articolo che richiamava un suo precedente intervento in un convegno legato a un fatto di cronaca accaduto il 1° aprile del 1863, quando la banda del brigante Pietro Monaco, che agiva in Sila e nel Marchesato, fece irruzione nelle terre del barone Salvatore Drammis in contrada Galloppà di Scandale. Nello scontro a fuoco morirono due persone e rimase ferito il figlio del barone, Nicola, di venti anni, che venne poi portato a Crotone dal Lucente.
Nel 1887 nella città di Crotone scoppiò un’epidemia di colera nell’area di Capo Colonna, toccando il picco nel mese di agosto. Il medico che gestì quella fase di emergenza era Riccardo Sculco, che aveva in comune con Lucente gli studi a Napoli e la passione per la politica e che con lui si alternò alla guida del comune, eccetto il periodo (dal 1882 al 1887) di Luigi Berlingieri, moderato di destra. L’epidemia di colera era causata dall’acqua e anche per questo motivo Lucente, che succedette a Berlingieri nel 1889 dopo un periodo di commissariamento straordinario affidato proprio a Sculco, volle accelerare fortemente le attività per la realizzazione dell’acquedotto comunale, ritenendolo essenziale per l’igiene e per la qualità della vita degli abitanti. Purtroppo, non riuscì a seguire i lavori, perché dovette dimettersi dall’incarico il 5 giugno del 1890 a causa di seri problemi di salute. Proprio in occasione della comunicazione al Consiglio Comunale della sua decisione riferì, tra l’altro: «Avrei voluto infine unire il mio al vostro voto per l’opera redentrice del nostro paese, aspirazione incessante dei naturali e di quanti ne ospita da ogni lido la nostra città. Alludo alla conduttura dell’acqua che per la quantità e qualità deve trasformare il paese, facendogli acquistare il primato tra le Calabre terre […] Ero sul procinto di far approvare dalle SS.LL. la esecuzione dello studio della variante al progetto già studiato, per la quale le poche migliaia di Lire indispensabili ci faranno uscire dal dubbio dell’attuabilità della conduttura. Auguro al mio successore ciò che io non ho potuto fare, e ritragga egli dal bisogno, dalla bontà e dalla grandezza dell’opere, con la coscienza di volerla, l’ardimento di saperne proporre i mezzi per eseguirla».
Lucente è stato sindaco e medico molto amato dai suoi concittadini. Dalla documentazione presente all’Archivio dello Stato Civile della città di Crotone, nell’atto di morte vi è annotazione “celibe”: della sua vita privata non si evince da alcuna fonte la contrazione di matrimonio, né l’esistenza di figli. Morì non ancora sessantenne e nella successiva tornata del Consiglio, l’avv. Carlo Turano, socialdemocratico, che divenne sindaco nel 1892 dopo il secondo mandato di Sculco e che lo fu in seguito, sino a pochi mesi dall’avvento del fascismo, evidenziò: «Raffaele Lucente, dopo la morte, va oltre i partiti e noi tutti indistintamente veneriamo la memoria del padre del nostro paese».
La città di Crotone lo ricorda con una scultura che dal 1957 campeggia nella Villa Comunale, dopo precedenti collocazioni in diversi altri luoghi. Un’opera commissionata già poco dopo la sua morte dal sindaco Sculco e realizzata dallo scultore polistenese Francesco Jerace, un mezzobusto in marmo bianco con basamento in granito che pone in evidenza il collare di Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, ulteriore onorificenza (dopo quella di Cavaliere della Corona d’Italia e dei S.S. Maurizio e Lazzaro) della quale era stato insignito il 13 dicembre del 1877, che venne inaugurato in occasione del primo anniversario della sua scomparsa e alla cui base si legge: «Raffaele Lucente, nato dal popolo, per sola forza d’ingegno e volere, a vera nobiltà assurse, e la sua diletta città natale, mente e cuore dedicandole, rigenerò – Oggi XXIV novembre MDCCCXCI, primo anniversario della sua morte – La società operaia di Cotrone». (Letterio Licordari) © ICSAIC 2024 – 01
Opere
- La chirurgia conservatrice, Tip. Angelo Trani, Napoli 18??;
- Agli elettori politici del primo collegio di Catanzaro, Monografia, s.n. 1882;
- Cotrone e la scuola popolare, Ed. Pirozzi, Cotrone 1903 (postuma).
Nota bibliografica
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- Archivio di memorie ed osservazioni di Chirurgia pratica – Lussazione complicata del piede e fratture multiple per armi da fuoco curate coi principi della chirurgia conservatrice per dottor Lucente da Cotrone per F. Palasciano, Stab. Tip. S. Sebastiano, Napoli 1867;
- Christian Palmieri, Il movimento democratico calabrese attraverso alcuni dei protagonisti. Crotone e Raffaele Lucente (1831-1890), in «Bollettino della Domus Mazziniana», N. 1-2/ 2008, pp. 167-177;
- Pietro Borzomati, La Calabria dal 1882 al 1892 nei rapporti dei prefetti, Falzea Editore, Reggio Calabria 2001, p. 15;
- Fulvio Mazza (a cura di), Dal Viceregno spagnolo all’Unità - Crotone. Storia, Cultura, Economia, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992, pp. 260, n. 86;
- «Il Popolo», Periodico settimanale del circondario, Anno I, N. 18, 24 novembre 1891;
- «La Luce», Anno I - N. 19, Cotrone 25 luglio 1880, p. 2;
- Vittorio Cappelli, Politica e politici, in Storia d’Italia. Le Regioni dall’Unità a oggi. La Calabria, Einaudi, Torino 1985, pp. 510-511.
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Ringraziamenti
L’A. ringrazia il personale dell’Archivio Storico del Comune di Crotone e la dr.ssa Valeria Cassano, funzionario Ufficio Beni Culturali dello stesso Ente,