Alfredo Malgeri (Reggio Calabria, 14 agosto 1892 – Milano, 10 giugno 1977)
Nacque in una famiglia della media borghesia reggina. Il padre Vincenzo, infatti, era un impiegato dell’Agenzia delle Imposte di Reggio.
Studiò nella città natale e conseguì il diploma di Geometra presso l’Istituto Tecnico. Il 5 novembre 1912 si arruolò nella Guardia di Finanza, nella quale fece una brillante carriera che lo vide dapprima comandante di plotone durante la Grande Guerra e successivamente comandante di importanti reparti territoriali e d’istruzione, tra cui, nel 1938, dell’11ª Legione territoriale Salentina che aveva competenza anche su Rodi.
Sposò Orsola Grauso, una ragazza di Marcianise conosciuta tramite il fratello Salvatore che fu questore a Treviso e Udine. Pure suo figlio Vincenzo, anch’egli diventato generale della Guardia di Finanza, si sposò con una marcianisana, Annamaria Grauso.
Malgeri fu uno dei protagonisti della Resistenza in Lombardia. Alla data dell’8 settembre 1943, infatti, con il grado di colonnello, si trovava al Comando della III Legione del Carroccio della Guardia di Finanza di Milano. Aderendo sin dall'inverno 1943-1944 al Movimento resistenziale sorto in Lombardia, fu proprio grazie a lui che le Fiamme Gialle operanti nella regione si prodigarono in aiuto delle varie organizzazioni partigiane aderenti al Corpo Volontari della Libertà, ma anche – ed è questo il valore aggiunto – a favore dei tanti profughi ebrei che da Milano e dal Nord Italia in generale si spingevano verso la frontiera con la Svizzera, dando opportune istruzioni onde consentire la loro fuga verso la libertà.
L’alto ufficiale stipulò, a riguardo, una sorta di “patto tra galantuomini” con i suoi subalterni, ai quali ordinò a voce direttamente o comunque osservando la scala gerarchica, di lasciare passare dalle frontiere vigilate dai minuscoli reparti del Corpo quanti avessero avuta la necessità di raggiungere la Confederazione Elvetica, onde salvarsi dalla “grande caccia”.
Ma l’ordine non fu una mera “liberazione di coscienza” da parte di un fervente cristiano, tutt’altro! Esso fu un impegno concreto, come ci dimostrano decine di pagine di atti ufficiali, custoditi nel suo fascicolo personale presso il Museo Storico.
Dotato di un coraggio leonino, ma soprattutto di quella forte determinazione che distingue i Calabresi,
l’allora colonnello Malgeri difese a spada tratta i suoi uomini, anche quando questi, catturati dai tedeschi per motivi politici, erano finiti a San Vittore.
In decine di casi, non esitò a recarsi personalmente presso i vertici militari e polizieschi germanici di stanza a Milano, pur di salvare dalla deportazione quanti erano stati arrestati, sia per aver aderito alla Resistenza che per aver aiutato ebrei e perseguitati.
Non solo, ma in una circostanza in particolare non esitò a punire disciplinarmente, con tanto di carteggio ufficiale, alcuni suoi ufficiali, responsabili di non aver saputo difendere il finanziere Giovanni Gavino Tolis, catturato su delazione a Ponte Chiasso (Como) proprio per aver salvato decine di ebrei, morto poi, il 28 dicembre 1944, di stenti e sevizie nel lager austriaco di Mauthausen, e oggi Medaglia d’Oro al Merito Civile “alla memoria”.
Senza il colonnello Malgeri e senza la catena di aiuti che egli stesso impostò lungo tutta la linea di frontiera con la Svizzera, migliaia di ebrei, di soldati sbandati, renitenti alla leva e persino ex prigionieri di guerra alleati non avrebbero avuta salva la vita. Per quanto sospettato di far parte della Resistenza, seppe tutelare l’organizzazione resistenziale sorta tra le fila della Guardia di Finanza del Nord Italia, e ciò in perfetta sintonia con il Corpo Volontari della Libertà e con il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Con il maggiore Egidio Liberti, capo delle formazioni di Giustizia e Libertà in Lombardia,già nel febbraio 1945, d'accordo con il CLN, aveva predisposto il piano insurrezionale che prevedeva l'impiego della Guardia di Finanza, a quel punto «unica forza regolare, militarmente organizzata, posta al servizio della causa», nella rivolta antitedesca. La storia della Resistenza ci ricorda, infine, che nell’aprile del 1945, nella parte finale del conflitto, prese accordi con il generale Raffaele Cadorna, Comandante del Corpo Volontari della Libertà per affiancare i partigiani nell’imminente insurrezione generale. Quando arrivò il momento, tramite il tenente della Guardia di Finanza Augusto De Laurentiis, uscito il giorno prima da San Vittore, ufficiale di collegamento tra il CLN Alta Italia e il Reggimento di formazione, ricevette l’ordine di insurrezione generale programmato per la notte tra il 25 e il 26 aprile, ordine redatto a mano e firmato da Leo Valiani.
In esso si ordinava alle Fiamme Gialle di impossessarsi della Prefettura e di espugnare, condizioni militari permettendo, gli edifici della Muti, della Guardia Nazionale Repubblicana e della X Mas. Ed è, più o meno, ciò che effettivamente avvenne grazie all’opera di quel glorioso Reggimento formato da 407 finanzieri appena e 23 ufficiali, a fronte di una presenza in città di fascisti e di tedeschi armati di oltre 20.000 unità. Già la sera del 25 aprile 1945 un reparto di finanzieri occupò la redazione del quotidiano del Partito fascista, Il popolo d’Italia. Nella notte, uscito dalla caserma “5 Giornate” con quel piccolo Reggimento, dopo brevi scontri a fuoco con la X Mas e reparti delle Brigate nere, con una fulminea operazione Malgeri occupò la Prefettura, il Palazzo della Provincia, il Municipio e la stazione radio dell’Eiar. La mattina seguente fu lui ad annunciare la ritrovata libertà del capoluogo lombardo, facendo suonare per tre minuti consecutivi, così come convenuto con il CLN, le sirene dell’allarme antiaereo. Spiegherà anni dopo il figlio Vincenzo: «Mio padre era un militare. Eseguiva gli ordini. Ma in questo caso, pur conoscendo i rischi, decise di schierarsi contro i nazifascisti. Non gli erano mai piaciuti». Il reggimento di Malgeri, il 6 maggio fuo passato in rassegna dal generale Willis D. Crittenberger, comandante del IV corpo d'armata statunitense, che era giunto a Milano il 30 aprile.
Comandante interinale della prima zona Guardia di Finanza di Milano, nel dicembre 1947, Malgeri fu promosso Generale di Brigata e confermato nel comando che reggeva fin dalla Liberazione.
Nominato Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 1968, nel 2007 gli è stata concessa la Medaglia d’Oro al Valore della Guardia di Finanza “alla memoria” (a ritirare il riconoscimento è stato il figlio Vincenzo). Questa la motivazione: «In difficilissima situazione politico militare, quale comandante di legione in zona di altissimo valore strategico, si opponeva con decisione e con grave rischio personale agli intendimenti del governo fascista repubblicano di utilizzare la Guardia di Finanza contro l’espatrio clandestino di ebrei e perseguitati ed in operazioni antiguerriglia contro la resistenza. Collegatosi segretamente con il comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, poneva il suo comando al centro dell’attività cospirativa contro i nazifascisti, fornendo ai patrioti armi, munizioni e documenti falsi. Il 25 aprile 1945, alla testa di un reggimento di formazione composto esclusivamente da finanzieri, occupava i gangli vitali ed i principali uffici pubblici di Milano, scacciandone gli occupanti. Alle ore 8,00 del successivo 26 aprile aveva l’alto privilegio di annunciare, con il suono delle sirene, l’avvenuta liberazione del capoluogo e delle principali città lombarde. Fulgido esempio di onore militare e di cosciente dedizione al Corpo ed alla Patria. Milano, 8 settembre 1943 – 26 aprile 1945» (31-10-2007 postuma).
Grazie a lui le Fiamme Gialle non si trasformarono in “aguzzini”, come invece ha fatto gran parte dei militi della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) con la quale fu soppiantata nel Nord Italia l’Arma dei Carabinieri nella Repubblica Sociale Italiana.
Uomo della Resistenza e mancato “Giusto tra i Giusti”, come avrebbe meritato per quanto ha fatto per ebrei e perseguitati. si spense a Milano nel 1977 all’età di 85 anni.
Tumulato nel Cimitero Monumentale, le sue ceneri sono state trasferite nella Cripta del Famedio (un particolare onore ai “Cittadini benemeriti” a cui era stato iscritto nel 2002).
La città di adozione che nel 1971 gli aveva già conferito l’Ambrogino d’Oro, nel 2018 ha dato il suo nome a un giardino in via Monte Grappa angolo via Melchiorre Gioia, in omaggio a quanto egli aveva fatto per il capoluogo lombardo, difendendo la popolazione dalle prepotenze nazi-fasciste, spesso manifestate attraverso rastrellamenti, razionamenti senza motivo e angherie di ogni sorta.
La sezione di Milano dell’Associazione Nazionale Partigiani porta il suo nome, così come la sezione dell’Associazione dei finanzieri (Anfi) a Marcianise, paese della moglie. Una targa in Prefettura a Milano ricorda le sue gesta. In diverse località d’Italia (tranne che in Calabria) a Malgeri sono state intitolate caserme, vie e piazze. (Gerardo Severino) © ICSAIC 2023 – 03
Opere
- L’Occupazione di Milano e la Liberazione, presentazione di Ferruccio Parri, Editori Associati, Milano 1947 (poi ristampato: Comune di Milano, Milano 1983, Comune di Milano Raccolte storiche 2005).
Nota bibliografica essenziale
- Senza titolo, «Corriere d’informazione», 6-7 dicembre 1947, p. 2;
- Franco Bandini, Le ultime 95 ore di Mussolini, Mondadori, Milano 1968;
- Luigi Ganapini, Una città, la guerra (Milano 1939-1951), Franco Angeli, Milano 1988;
- Salvatore Delli Paoli, Nord e Sud uniti nella Resistenza. Milano e Marcianise unite nel segno del generale Malgeri: un eroe italiano, in «Il Mattino», 13 settembre 2014, p. 20;
- Luigi Borgomaneri, Milano. L’insurrezione e la liberazione della città, Dizionario della Resistenza, Einaudi, Torino 2000;
- Luciano Luciani e Gerardo Severino, Gli aiuti ai profughi ebrei e ai perseguitati: il ruolo della Guardia di Finanza, 1943-1945, Museo storico della Guardia di Finanza, Roma 2005;
- Marco Patricelli, Il nemico in casa. Storia dell'Italia occupata 1943-1945, Laterza, Roma-Bari 2016, ad nomen;
- Marco Cuzzi, I seicento giorni di terrore a Milano. Vita quotidiana ai tempi di Salò, Neri Pozza, Milano 2022, ad nomen;
- Mimmo Franzinelli, Marcello Flores, Storia della Resistenza, Laterza, Roma-Bari 2022, ad nomen;
- Gerardo Severino, Alfredo Malgeri. Un “Giusto” da ricordare, in «Calabria.Live», 3 febbraio 2023, pp. 34-36.
Ringraziamenti
- A Santo Strati, direttore di «Calabria.Live», per la preziosa collaborazione.