Felice Migliori [Bisignano (Cosenza), 1841 – Cosenza, 29 aprile 1915]
Fece i primi studi in Calabria e poi si trasferì a Napoli dove frequentò il “Real collegio medico cerusico”. Già a 18 anni vinse il concorso per la cattedra di Filosofia nei Licei. A soli 20 anni, nel 1861, si laureò in filosofia e fu ammesso agli esami "per grazia speciale” non avendo ancora raggiunto l'età prescritta. Vinse poi il concorso per medico militare e prestò servizio presso l'Ospedale di Torino. Fu, in quegli anni, chiamato a far parte della convenzione di Ginevra per la fondazione della Croce Rossa Internazionale. Giornalista e scrittore fu redattore del Giornale di Medicina che si pubblicava a Torino e insegnò Medicina Operatoria alla scuola militare. Tomato a Cosenza col grado di Capitano, fondò "La Gazzetta medica delle Calabrie" dove collaborarono molti insigni personaggi dell'epoca. Fondò insieme al prof. Carlo Maria L'Occaso di Castrovillari un Istituto vaccino-terapico assolutamente all'avanguardia se si pensa che allora si era appena alle prime sperimentazioni della vaccinazione Jenneriana. Diresse il lazzaretto a Rocca Imperiale impedendo l'espandersi del colera in tutta la Provincia. Studiò i problemi igienici, specie quelli della bonifica interna e dell'approvvigionamento dell'acqua potabile.
Prese parte alle lotte risorgimentali e nel 1960 fu con Garibaldi nell’assedio di Capua.
Nel 1873 vinse per concorso il posto di "Medico direttore dell'Ospedale Civile e Maternità di Cosenza” e da allora si dedicò con tutte le sue forze all’Istituzione. Impiantò, a sue spese, un laboratorio scientifico nel quale raccolse quanto di più preciso e di più pratico vi era a quel primo fiorire della sperimentazione. Fu cosi che gli fu possibile, primo tra tutti i clinici d’Italia, eseguire gli esperimenti sulla "Linfa di Koch", o tubercolina, e condurre studi e ricerche scientifiche di ogni genere tra i quali i lavori sulla meningite, sulla peste, sulle simbiosi batteriche, sulle streptococcie etc. Dedicandosi per oltre 40 anni all'Ospedale, lo fece ristrutturare dotandolo di sala operatoria (un letto operatorio fu donato all'Ospedale dall'insigne dott. Cosco), e di altri servizi all'epoca sicuramente all'avanguardia. Il progetto per migliorare l'Ospedale gli fece conquistare la "medaglia d'Oro" all'esposizione di Palermo e quella di "bronzo" a Roma. Si preoccupò del problema dell'assistenza infermieristica che all’epoca
era inesistente e riuscì a portare a Cosenza le Suore "Figlie di S. Anna" con il cui Ordine stipulò una precisa convenzione firmata Migliori-Gattorno.
Istituì inoltre un Osservatorio di Meteorologia e Geodinamica che portò molto prestigio all' Ospedale. Dal Governo ebbe vari incarichi e delicate missioni che esegui sempre con grande puntualità tanto da
meritare lodi e onori: fu presidente della locale sezione della Croce Rossa nonché socio fondatore; medico consulente e oculista delle Ferrovie Mediterranee e di quelle dello Stato; consigliere scolastico;
membro del G.P. di beneficenza; medico provinciale.
Intelletto poliedrico, scrittore forbito, parlatore elegante, di varia e complessa cultura, egli era però soprattutto Chirurgo! Nella commemorazione fatta dal prof. Ludovico Docimo si legge: «...come chirurgo fu esperto ed ardito operatore, quasi un pioniere, un precursore dei tempi moderni. Il suo campo di azione non si limitava solo alla pura chirurgia generale, ma si allargava in ogni campo della medicina operatoria. Fu tra i primi a eseguire interventi arditi e difficili di laparotomia, quando ancora l'addome era per il chirurgo un campo chiuso, difficile e pericoloso».
Di carattere mite, affabile, paziente, aveva anche i suoi hobbies quale quello di ritagliare su carta vestiti e modelli precorrendo gli attuali "stilisti". Questa sua immagine contrasta con quella di una denuncia che nei suoi confronti fece il giornalista Luigi Caputo che lo accusò «sevizie e maltrattamenti» nei confronti della figlia Teresina, utilizzando «i mezzi più abusivi di correzione» perché la ragazza era innamorata del giovane e squattrinato cronista.
Quando mori, a ogni modo, la sua amata consorte si chiuse nel suo studio per una settimana e ne imbalsamò il corpo; questo rimase esposto preso il cimitero di Cosenza, coperto da uno spesso vetro, fino al 1950, quando per legge comunale dovette essere inumato.
Ormai avanti negli anni don Felice amava fare il pomeriggio una passeggiata in calesse dalle parti dell'attuale Corso Mazzini che allora era aperta campagna; quando passava sotto l'Ospedale chiamava la Madre Superiora delle Suore e si faceva mettere al corrente del buon andamento dell Ospedale. Pochi giorni prima della sua morte e precisamente il 19 aprile del 1915, i Cosentini gli dedicarono, ancora in vita, un busto in bronzo che fu posto su una stele nell'atrio dell'Ospedale Civile. Vi fu una grande partecipazione di popolo e di autorità. Esattamente dieci giorni dopo mori: aveva 74 anni.
Il "busto", trasportato al nuovo Ospedale, fu poi fuso per ricavarne materiale bellico: «Sulla stele, vuota e dolorante, noi non vedemmo più la cara effige, essa però era rimasta fissa nella nostra mente e nel
nostro cuore!» (Docimo).
In sua memoria sulla facciata della sua abitazione di Bisignano fu fatta incidere la seguente epigrafe: «Da questa casa sulle ali audaci del suo intelletto possente Felice Migliori eminente nella scienza e nell'arte della vita volò verso orizzonti più vasti che di sua fulgida luce si irradiarono il popolo di Bisignano orgoglioso della gloria di Lui ad imperitura ricordanza solennemente depone XXIV maggio MCMXV».
Dopo diversi anni dalla sua scomparsa, ebbe un ulteriore riconoscimento: il Comune di Cosenza infatti ha intestato a suo nome la strada antistante l'attuale Ospedale. Una Unità operativa complessa di Chirurgia dell’Ospedale dell’Annunziata è stata a lui intestata. (Antonio Petrassi, con aggiornamenti redazionali) © ICSAIC 2023 – 03
Nota bibliografica
- Franco Rombolà, Storia della chirurgia in Calabria, V-XX secolo, Santelli, Mendicino (CS) 1989;
- Alfonso Barone, Felice Migliori. Una vita consacrata alla medicina (1841-1915), in «Calabria Letteraria», n. 11-3, 2001, pp. 109-111;
- Antonio Petrassi, L’Ospedale dell’Annunziata e i grandi medici calabresi, Editoriale Bios, Castrolibero 2005, pp. 91-94;
- Francesco Gallo, I grandi medici calabresi da Alcmeone a Dulbecco, s.n. Padova 2013, p. 156;
Matteo Dalena, Il segreto di Felice Migliori, in «Antichi delitti», 23 novembre 2005, http://www.antichidelitti.it/2015/11/23/il-segreto-di-felice-migliori/