Donato Morelli [Scala (Cosenza), 10 aprile 1824 - Rogliano (Cosenza), 8 ottobre 1902]
Donato Carlo Alessandro (questo il suo nome completo) nacque a Scala (oggi Scala Coeli) da Rosalbo e dalla baronessa Serafina Giuranna di Umbriatico. Ebbe quattro fratelli (Francesco, Vincenzo, Carlo, Luigi) e cinque sorelle (Checchina, Clelia, Fortunata, Marietta e Anna). La famiglia Morelli di Rogliano era tra le più benestanti della Calabria a quel tempo legata ai Borbone anche da vincoli di comparaggio, tanto da ospitare nel proprio palazzo, il 10 settembre 1844, il re Ferdinando II, la regina Maria Teresa Isabella d'Asburgo-Teschen e la corte. Sposò, nel 1883, Teresina Baroni, figlia della sorella Clelia, che gli diede una figlia, Caterina.
Dopo la rottura con la casa regnante nel maggio 1948, fece parte di un comitato di difesa che si costituì a Cosenza per invitare il re a mantenere la Costituzione, che prima aveva concesso e poi ritirato. Accusato con il fratello Vincenzo di cospirazione, nel settembre successivo fu rinviato a giudizio. La Gran Corte speciale di Cosenza, con sentenza del 12 marzo 1853, condannò a morte (pena poi sospesa) il fratello, con altri 14 liberali. Su Vincenzo, la Gran Corte Criminale di Cosenza così, fra l'altro, si espresse: «un giovane figlio di opulenta famiglia di Rogliano, don Vincenzo Morelli, avuto il comando di numerosa masnada… »... «incedeva vestito di velluto e coperto il capo d'un cappello come dicesi "cervone", recinto di nere fettuccie pendenti, qual è la foggia dei contadini calabresi. Era armato di fucile a due canne ». Donato, invece, il 24 settembre 1852 aveva ottenuto la libertà provvisoria per insufficienza di indizi. Questa la sentenza emessa dalla Gran Corte Criminale di Cosenza: «Veduti gli atti a carico di D. Donato Morelli di Rogliano, abilitato per grazia sovrana a rimaner fuori carcere fino alla pubblica discussione. Accusato: di cospirazione ed attentati ad oggetto di distruggere e cambiare il Governo ed eccitare gli abitanti del Regno ad armarsi contro l'Autorità Reale, con associazione in banda armata nello stesso reo fine, esercitandovi funzioni e comando ed organizzando le bande suddette. Considerando che dalle premesse conseguita che si può ordinare allo Stato la provvisoria liberazione di don Donato Morelli, mentre è sempre aperto il campo alla giustizia di chiamarlo a rispondere delle imputazioni addebitategli, quando altre pruove di reità potessero acquistarsi. Per tali ragioni, a voti unanimi ed uniformemente alla requisitoria orale del pubblico Ministero, ordina che D. Donato Morelli sia messo in libertà provvisoria. Fatto e deciso in Cosenza il 24 settembre 1852 ». Due anni dopo il suo caso fu riaperto e si rese latitante. Cessata l'azione penale, tornò a casa, dove rimase "confinato". Nel 1856, tuttavia, eluse la sorveglianza e con il fratello Carlo si recò a Napoli, per un incontro clandestino con altri liberali, convincendoli a rivolgere le speranze verso il Piemonte. Tornato in Calabria con "pieni poteri", con altri patrioti cosentini e catanzaresi lavorò alla costituzione di un comitato dell'ordine al cui interno maturò il proposito unitario. Nel 1859 morì Ferdinando II di Borbone. Gli successe il figlio ventiduenne Francesco II. Asceso al trono il nuovo sovrano, deliberò un'amnistia per tutti i reati politici. Ne usufruirono gli insorti del '48 e decaddero tutte le imputazioni. I fratelli Morelli, Vincenzo e Donato, poterono tornare liberi.
Fu in prima linea, quindi, nei moti insurrezionali della Calabria, organizzando le forze, animandole e disciplinandole. Furono infatti le sue bande, adunate insieme a quelle di Assanti, di Pace e di Stocco nella piana di Soveria Mannelli (Catanzaro), che il 31 agosto 1860 dispersero le truppe borboniche, consentendo così a Garibaldi di lanciare il famose dispaccio che annunciava la resa del generale Ghio e di 12 mila soldati. Nella sua casa di Rogliano, la sera dello stesso giorno, Garibaldi vergò l'altrettanto famoso decreto con il quale, in nome dell'Italia, disponeva che gli abitanti poveri di Cosenza e Casali avrebbero potuto esercitare gratuitamente, nelle terre demaniali della Sila, gli usi di pascolo e della semina. La sua ascesa al primo parlamento unitario fu preceduta dall'incarico di Governatore della Calabria cosentina. Esercitò il mandato dagli inizi del 1860 fino alla fine dell'ottobre dello stesso anno, dopo la celebrazione del plebiscito. Il decreto della sua nomina fu sottoscritto dallo stesso Garibaldi, in quanto Dittatore dell'ex Regno delle Due Sicilie, proprio a Rogliano il 31 agosto precedente.
Furono due mesi di duro lavoro per l'uomo politico moglianese, che fu costretto ad affrontare problemi di riordino e di riorganizzazione delle strutture pubbliche, di ordine comunitario e di difesa civile, soprattutto contro il brigantaggio, di consolidamento del corso rivoluzionario minacciato da conati di reazionarismo, che andavano pur profilandosi soprattutto per effetto dell'azione del clero, di questioni sociali rese ancor più complesse dalle pressioni della casta, di allestimento della macchina elettorale in provincia per la consultazione plebiscitaria legata alla legittimazione popolare del processo unitario sotto la monarchia sabauda (stravinse il Si ottenendo ben 198.777 contro 65 No). Nel giro del bimestre, Morelli riuscì a dare al Governatorato indirizzi tali da consentire l'efficiente avvio del nuovo sistema politico e istituzionale, con immediati segnali di rigenerazione e di novità in grado di non deludere le aspettative generali, soprattutto quelle che si andavano stratificando nelle coscienze popolari, in particolare dei ceti più disperati.
Eletto deputato nel collegio di Cosenza e in quello di Rogliano per l'VIII legislatura optò per il primo, mentre dalla IX alla XIV legislatura rappresentò sempre il collegio di Rogliano e poi durante la XV, quello di Cosenza. Nella provincia bruzia era il capo riconosciuto del partito moderato: fu infatti uno dei due deputati di Destra che risultarono eletti in Calabria anche quando nel novembre del 1876 (in questo stesso anno fu anche eletto Sindaco di Rogliano, carica che rivestì, in periodi alterni, fino al 1882) la Sinistra conquistò il potere e che continuò a essere rieletto, appunto, fino alla XV legislatura, nel corso della quale, riconoscendo che avrebbe dovuto ou se soummetre ou demettre (o sottomettersi o dimettersi) decise di ritirarsi dalla vita politica, «disgustato dalla gaia baraonda parlamentare del trasformismo ».
Parlamentare assiduo, fece parte della commissione d'inchiesta sul brigantaggio nelle provincie meridionali. Fu commissario di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti. Numerosi anche i suoi interventi nella discussione dei bilanci dello Stato e di progetti di legge tra i quali quelli relativi alla liquidazione dell'asse ecclesiastico, alla manutenzione e sistemazione delle strade nelle provincie meridionali, alla classificazione delle opere idrauliche. Votò in favore della abolizione della pena di morte. Il 26 gennaio 1889, su proposta del ministro Miceli fu nominato, con apposito Decreto Regio, senatore del Regno d'Italia. Fu insignito dell'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, ma negli atti parlamentari del Senato viene nominato come commendatore. Di lui è noto un solo scritto a stampa, Ai miei elettori. Poche parole, pubblicato a Rogliano nel 1865.
Morì a Rogliano all'età di 78 anni. «Il Giornale di Calabria », nella sua edizione del 14 ottobre 1902, pubblicò una nota sull'estremo saluto a Morelli. L'articolo così concludeva: «Donato Morelli occupa una delle pagine gloriose della storia del nostro Risorgimento, e la morte di Lui non costituisce soltanto lutto cittadino per Rogliano, ma lutto nazionale. Con Lui è scomparsa una figura veneranda, con Lui si è estinto un patriota illustre, uno di quegli uomini in cui s'impernia la storia di una regione e si comprende la storia di un Paese ». (Ferdinando Perri) @ ICSAIC 2019
Nota bibliografica
- Raffaele De Cesare, Una famiglia di patrioti: ricordi di due rivoluzioni in Calabria, Forzani e C. Tipografi del Senato, Roma 1889
- Jole Giugni Lattari, I parlamentari della Calabria dal 1861 al 1967, Morara, Roma 1967;
- Ferdinando Perri, Rogliano & dintorni. Memoria e storia di una comunità calabrese, Editoriale Progetto 2000, Cosenza 1987;
- Ferdinando Perri, Rogliano & dintorni l'Ottocento, Rostema edizioni, Rogliano 1992.
- Luigi Michele Perri, Ferdinando Perri, Processo a Caterina Morelli, Mit, Cosenza 2004.
- Ferdinando Perri, Dalla Monarchia dei Savoia alla Repubblica (1860-1948) Momenti della vita sociale e politica roglianese, Editoriale Progetto 2000, Cosenza 2005;
- Ferdinando Cordova, Donato Morelli, Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 76, Istituto dell'Enciclopedia Treccani, Roma 2012.
Nota archivistica
- Camera dei Deputati - portale storico - Atti e Documenti, Mandati parlamentari Donato Morelli, Regno d'Italia (legislature VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV).
- Senato della Repubblica, Archivio Storico, senatori dell'Italia liberale, Morelli Donato
- Archivio Comune Rogliano, registro delibere.