Cosimo Pirozzo [Rosarno (RC), 4 agosto 1912 - Vicien, Huesca (Spagna) 12 gennaio 1937]
Nasce a Rosarno da Bruno e da Giovanna Amoroso; il padre gli impone all'anagrafe due nomi: Cosma Damiano, ma tutti lo chiameranno Cosimo. La famiglia è di agiata condizione economica; i genitori vivono di rendita e sono in grado, dice un rapporto di polizia, di assicurare ai figli una buona istruzione, anche di livello universitario. Terminate le scuole elementari a Rosarno, prosegue gli studi medi e ginnasiali a Nicotera e consegue, nell'anno scolastico 1932-33, la licenza liceale classica a Reggio Calabria. Si iscrive alla Facoltà di Lettere presso l'Università di Messina, ma ben presto si trasferisce a Catania. Nel 1934 chiede l'iscrizione al locale Partito fascista, ma ottiene la tessera solo l'anno dopo. Il motivo di tante lungaggini è da individuare nel fatto che, alla visita di leva, è stato riformato per «debolezza di costituzione » e questo non depone a suo favore.
In un rapporto dei Carabinieri del marzo 1935 viene segnalato come «un giovane a modo, di corporatura esile,…educato, intelligente e molto studioso ». Comincia a interessarsi di politica e si avvicina alle idee socialiste. Frequenta i sovversivi del luogo, si accompagna, come segnalano i Carabinieri, a persone di basso ceto e di infima condizione sociale, cui impartisce, gratuitamente, lezioni; legge loro libri e poesie e li incita allo sciopero e alla ribellione. I Carabinieri lo tengono d'occhio costantemente e in un altro rapporto, indirizzato al Prefetto di Reggio Calabria, non si mostrano, però, particolarmente preoccupati poiché si tratta di un «soggetto di carattere chiuso, misantropo ed alquanto eccentrico ». Si dice conduca vita solitaria, che sfugge la compagnia dei suoi coetanei, nonché delle persone della sua stessa condizione sociale e che preferisce conversare, nelle cantine e nelle bettole, con contadini analfabeti ai quali commenta le notizie lette sui giornali.
Nell'agosto del 1935 si allontana clandestinamente da Rosarno, ma, qualche mese dopo, giunge al Fascio locale la richiesta di trasferire la sua iscrizione al partito a Torino, dove si è trasferito e dove intende continuare gli studi. Si iscrive alla Facoltà di Lettere, ma questa volta sceglie l'indirizzo in Filosofia. La sua permanenza a Torino è breve, considerato che nell'aprile del 1936 la sua presenza viene segnalata a Parigi dal Consolato italiano, che invia alla questura di Reggio Calabria un dettagliato rapporto sui suoi movimenti. Si evidenzia che l'alloggio in cui abita gli è stato procurato dalla Croce Nera anarchica, che sta rapidamente imparando il francese, che frequenta gli ambienti dei fuoriusciti italiani e che partecipa assiduamente alle riunioni e manifestazioni indette dai gruppi estremistici.
A settembre entra a far parte della Gioventù Comunista francese, ma la sua non può essere considerata una scelta netta poiché non ha ancora idee molto chiare. Appare politicamente confuso, ideologicamente immaturo e impreparato, ma sicuramente insofferente rispetto alla retorica fascista che si rivela improvvisamente, in un contesto completamente diverso a confronto del ristretto ambiente provinciale, come un insulto all'intelligenza, alla ragione ed alla cultura.
Il 20 novembre 1936, con un telegramma da Roma, si sollecita l'immediata cattura «dell'anarchico Pirozzo » prima che questi possa arruolarsi nelle milizie rosse spagnole. In realtà egli si trova già in Spagna dai primi di ottobre ed è entrato grazie a un salvacondotto, redatto in francese e in spagnolo, rilasciatogli dal Comitato Anarchico Italiano e che gli permette di presentarsi direttamente al comando della Colonna italiana da poco costituita da Carlo Rosselli e Camillo Berneri a Barcellona. Nel lasciapassare si legge che «le camarade Cosimo Pirozzo est un militant bien connu du movement antifasciste italienne, et nous le recommandons a tous les camarades afin de lui faciliter sa tache ».
Il 4 novembre viene ufficialmente arruolato nella Colonna «Ascaso" e il 23 successivo viene incorporato, insieme con altri otto miliziani, nel VI Scaglione ed è subito inviato sul fronte di Huesca, che raggiunge il 25 novembre. Pirozzo si segnala subito per la sua grande disponibilità e per l'abnegazione che dimostra nello svolgimento del servizio. Svolge i compiti assegnategli, anche i più umili, con diligenza, senza recriminazioni e senza sollevare proteste, adattandosi a duri turni di guardia e ai disagi della vita di trincea. Quelli che hanno modo di conoscerlo lo definiscono un elemento prezioso dalle doti multiformi, dominato da un poderoso senso di solidarietà che lo rende infaticabile e di una dolcezza squisita.
Il 12 gennaio 1937, mentre un gruppo di miliziani, tra cui vi sono lo stesso Pirozzo e Stefano Talarico, è intento a riparare una stradella di campagna, i franchisti iniziano un fitto bombardamento di artiglieria con l'uso di proiettili «sdrapnell », che è una bomba a frammentazione. Alcune schegge feriscono gravemente Talarico, Pirozzo soccorre il ferito e decide di trasportarlo presso l'infermeria del campo. Nel frattempo i franchisti hanno modificato il tiro e i proiettili colpiscono direttamente il campo. Forse nel tentativo di dare soccorso ai feriti che si trovano in una tenda, forse per altri motivi rimasti sconosciuti, fatto sta che Pirozzo si trova all'interno del campo nel momento in cui viene centrato in pieno da una fitta serie di tiri. Colpito in pieno petto da alcune schegge e dai frammenti di una bomba, muore sul colpo. Il suo generoso gesto salva la vita del suo compagno che continuerà a combattere fino alla fine della guerra e si rifugerà poi in Cile. Da tutto l'ampio fronte d'Aragona, non appena si sparge la notizia, i miliziani di ogni partito e di ogni nazionalità vengono a rendere l'estremo omaggio a Cosimo.
«Lo abbiamo accompagnato, scrive Umberto Marzocchi, ...silenziosi e tristi, al piccolo cimitero nuovo di Vicien ove ora riposa, primo italiano, in mezzo ai suoi fratelli di lotta spagnoli, ritornati alla madre terra. Una folla densa di compagni, che poterono assentarsi dalle trincee, seguiva la piccola cassa portata a braccia da quattro compagni sotto la garrula ombra della vasta bandiera rossa e nera. ...mentre nella vallata un tramonto di fuoco bagnava di rosso vivo il vasto paesaggio, l'eco delle fucilate veniva a richiamarci alle necessità della lotta ».
Sembra la descrizione del funerale del miliziano irlandese nel film «Tierra y Libertard » di Ken Loach e non è escluso che il regista inglese si sia ispirato a questa vicenda. È l'estremo commosso omaggio a un giovane, generoso e ardimentoso, accorso dalla Calabria in Spagna per difendere la democrazia e la libertà nel nome di una splendida utopia. La notizia della morte viene comunicata alla famiglia, da Parigi, da Suzanne Huberlaint, moglie del comunista Silvio Merli, nel maggio del 1937. Questa invia tra gli effetti personali, su espressa disposizione di Pirozzo, il certificato di studio affinché venga conservato dai familiari per ricordo. Ricevuta la triste notizia, il fratello Domenico scrive, nell'agosto del 1938, una struggente lettera di addio.
La sezione del Partito Comunista di Gioia Tauro era intitolata a suo nome. A Rosarno, suo comune natale, una via porta il suo nome. (Antonio Orlando) © ICSAIC 2019
Nota bibliografica
- Umberto Marzocchi, In memoria di Cosimo Pirozzo, «Guerra di classe », 8, 1 febbraio 1937;
- L'Antifascismo meridionale nella Guerra di Spagna - Dalla Spagna al confino - Quaderno Aicvas n. 2, a cura di Alvaro Lòpez, aprile 1982;
- Antonio Orlando, Una stella dell'utopia libertaria, in L'Utopia accende una stella… Atti del convegno «Sessant'anni dalla guerra civile spagnola », 25 gennaio 1998, Virgiglio Editore, Rosarno 1999;
- Mariangela Paone, Adios Calabria, muero por Espaà±a, «El Pais-Domingo », 31 ottobre 2010.
Nota archivistica
- Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, Direzione Gen. P.S., Divisione Affari Generali e Riservati, fasc. 61, b. 4003;
- Archivo Historico Nacional, Seccion Guerra Civil, Salamanca, b. 525, carp. 487 e 488.
- Archivio dell'Associazione Italiana Combattenti Volontari antifascisti in Spagna, Biografie dei volontari, fasc. 39, b. 6.