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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  ISBN: 978-88-941045-8-5

  A cura di Pantaleone Sergi

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Principe, Francesco

Francesco Principe [Rende (Cosenza) 24 maggio 1918 - Cosenza 5 novembre 2008]

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Figlio di Domenico e di Carmela Ruffolo, ultimo di 11 figli (tre maschi e 7 femmine), il padre, rappresentante della locale società operaia di mutuo soccorso, nel 1953 fu eletto sindaco di Rende, all’epoca comune di circa 10.000 abitanti, frammentato fra l’insediamento principale e svariate frazioni rurali.

Completate le scuole secondarie, il giovane P. si assicurò il diploma di maestro elementare e, da privatista, ottenne la maturità classica, necessaria per iscriversi alla facoltà di Agraria dell’università di Pisa. Non riuscì, però, a conseguire la laurea perché, all’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, venne chiamato a espletare il servizio militare. Il proposito fu, però, rinviato ai primi anni del dopoguerra, quando, ripresi gli studi, ebbe modo di addottorarsi.

L’8 settembre del 1943 (giorno della proclamazione dell’armistizio), da sottotenente, si trovava nel Sud della Francia e nel trambusto seguito, senza ordini e senza punti di riferimento, decise, con un manipolo di commilitoni, di intraprendere la strada del ritorno a casa.

A piedi e con mezzi di fortuna, dopo un lungo viaggio durato 15 giorni, raggiunse Roma dove si trattenne qualche giorno ospitato da compaesani. Successivamente, rifacendo un altro movimentato tragitto, sostò a Caserta e a Nocera Inferiore. Nel corso di questo trasferimento, per alcune settimane fu rinchiuso dai tedeschi in un campo per profughi. Liberato in virtù della mediazione di una sentinella austriaca, seguì il tracciato ferroviario avanzando fino alla stazione di Acquafredda, tra Sapri e Maratea, in Basilicata. Proseguendo ulteriormente con un treno per Paola, il 12 maggio del 1944 poteva rientrare a Rende.

Riproposta nel giugno, dopo venti anni di dittatura, la dialettica democratica con la fondazione dei movimenti politici, in un primo momento aderì al neonato Partito d’Azione, il cui circolo a Rende era stato impiantato dal confinato dalmata Giovanni (detto Nino) Woditzka, molto attivo in provincia per la diffusione dell’azionismo. Le conclusioni del congresso meridionale, tenutosi a Cosenza tra il 4 e il 7 agosto 1944, spaccando il partito tra i socialisti, da un lato, e i liberal-democratici dall’altro, ebbero ripercussioni tra gli iscritti. Il neo adepto, seguace della corrente di Giustizia e Libertà, preferì schierarsi con Francesco De Martino, esponente della fazione di sinistra, e, con la partecipazione di numerosi compagni, dare vita alla sezione socialista di Rende.

Cominciava, con il leader politico napoletano, un rapporto di collaborazione che lo condurrà a divenire in Calabria l’organizzatore del secondo polo del Psi, aperto a formule di esperienza sociale e di scontro politico, in antitesi al cosentino, Giacomo Mancini che, insieme col padre, stava facendo di Cosenza la roccaforte del socialismo calabrese.

Consigliere di minoranza nelle prime consultazioni amministrative (primavera del 1946) con uno schieramento di sinistra e il simbolo delle tre torri, pienamente consapevole dell’assetto agrario del territorio comunale, quasi tutto di proprietà demaniale in possesso di alcune famiglie della grande borghesia, sostenne la rivendicazione delle lotte contadine finalizzate alla spartizione delle terre pubbliche. Nel giugno, in occasione delle elezioni per l’Assemblea costituente, appoggiò, in particolare, la designazione del socialista Pietro Mancini, già deputato negli anni venti.

Nel giugno del 1947 sposò Carolina Pisani con la quale ebbe tre figli, Sandro, Carmela, Gaetano.

Nel 1952, presentatosi alle amministrative, assecondava la sua aspirazione politica incanalando una lunga carriera (qualcuno l’ha definita la vocazione ad amministrare): sindaco di Rende per 28 anni (1952-1980), deputato socialista al parlamento per sei legislature e, infine, Presidente della Giunta regionale della Calabria e Presidente del Consiglio provinciale di Cosenza.

L’esito della difficile lotta, diretta contro la Democrazia cristiana guidata dal barone Umberto Giorcelli, un uomo poliedrico e di buone capacità imprenditoriali, sancì la vittoria del cartello comprendente socialisti e comunisti. La mossa vincente, come ricorda nella sua cronistoria, l’impostazione e l’organizzazione dei comizi che confutavano ogni argomentazione dell’avversario.

Nominato sindaco, nei 28 anni di carica si mostrò operoso e risoluto. Al corrente delle condizioni «di arretratezza e di abbandono» del paese e delle borgate, dedite prevalentemente a un’economia basata sull’agricoltura e sulla pastorizia, lavorò alla formazione di una classe dirigente in grado di gestire una macchina articolata e procedere alla realizzazione di interventi strutturali (strade, acquedotti, fognature, servizi igienici, scuole rurali). Nello stesso tempo, con il coinvolgimento di famosi urbanisti, perseguì l’obiettivo di creare una città per l’uomo, dotata di grande realismo, dove il protagonista fosse l’individuo, un archetipo «ammirato e studiato» persino all’estero.

Collegandosi a quella linea di pensiero amministrativo e municipalistico, che, rompendo con il passato, ha ispirato l’azione dei socialisti italiani (per Cecchino, affettuosamente, modello del socialismo riformista era Molinella, governata negli anni del prefascismo, da Giuseppe Massarenti, pioniere del movimento operaio nella pianura bolognese), il suo operato, fin dalla nomina, si mosse per trasformare Rende in un centro moderno, un nodo egemone e non un satellite di Cosenza. Una valida esperienza di pianificazione territoriale in grado di portare il paese a una vera e propria rinascita, a essere qualificato dal punto di vista della razionalizzazione dei suoi spazi.  

Le composite contrade, negli anni Cinquanta e Sessanta (Surdo la prima ad avere l’acqua), furono attrezzate di ogni servizio e di opere di civiltà; negli anni Sessanta e Settanta la grande intuizione si rivolse a fornire al Comune uno strumento di programmazione, senza alcuna concessione alla demagogia, avviando iniziative innovative come quartieri di edilizia sociale, il riscatto del latifondo Giorcelli, il piano regolatore, la metanizzazione, esempi di edilizia pubblica con notevoli superficie di verde (adattava le piante in base alle particolarità naturali del terreno).

Determinante nella scelta dell'ubicazione dell'Università della Calabria, istituita con legge 12 marzo 1968, dopo un acceso contendere protrattosi per due legislature. I contrasti erano di due ordini. Il primo sul dove, il secondo su quale. Sul secondo la spuntarono i fautori di un ateneo innovativo e residenziale. Sul dove, conseguenza di accordi spartitori, la valutazione finale risultò essere più complessa. L’alleanza di Riccardo Misasi con Antonio Guarasci e lo stesso Principe, e le soluzioni prospettate da Beniamino Andreatta, presidente del Comitato tecnico amministrativo dell’Unical, indussero i contendenti a propendere, in via definitiva, per le colline di Arcavacata.

La storia del sindaco «della grande trasformazione» di Rende, terminò nel 1980. Il suo incarico, venne assunto da altri amministratori, tra i quali il figlio Sandro.

Per quanto riguarda la sua attività parlamentare, nel 1958 si candidò alla Camera, ereditando il posto di Francesco Geraci, deputato della generazione antecedente all’instaurazione del fascismo, e condividendo l’area apertamente autonomista. Nel 1963, una volta rieletto ebbe l’incarico di vicepresidente del gruppo parlamentare socialista. Diversi gli incarichi di governo: nel 1966, dal 26 febbraio 1966 al 23 giugno 1968 sottosegretario all'Agricoltura; nel 1968, sottosegretario unico alle Partecipazioni statali, riconfermato anche dal governo presieduto da Emilio Colombo nel 1970.  Nel 1978 al congresso del Psi a Torino, il segretario Bettino Craxi lo incluse nel comitato centrale del Psi.

Nel 1985 ha avuto un ruolo di primo piano alla guida della Regione Calabria. Capolista nella circoscrizione cosentina, con implicita delega alla successione del socialista catanzarese Bruno Dominijanni, divenne Presidente con due giunte diverse, fino al 1987 su disposizione della direzione nazionale. La sua nomina suscitò molte polemiche nel gruppo consiliare socialista e nelle federazioni calabresi.

Dal 1999 e fino alla sua morte, all'età di 90 anni, ha svolto la funzione di Presidente del Consiglio provinciale di Cosenza per due legislature.

È stato insignito della cittadinanza ad honorem di Amendolara. (Giuseppe Masi) © ICSAIC 2024 – 8

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Note bibliografiche

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  • Giovanni Cervigni-Giuseppe Galasso, Inchiesta sul Partito socialista italiano nelle province meridionali, in «Nord e Sud», 16 marzo 1956, pp. 79-95;
  • Gaetano Cingari, Storia della Calabria dall’Unità ad oggi, Laterza, Roma-Bari 1982, ad indicem;
  • La Calabria, a cura di Piero Bevilacqua e Augusto Placanica, Giulio Einaudi Editore, Torino 1895, ad indicem;
  • Fausto Cozzetto, La Calabria dopo il fascismo, in Storia del Mezzogiorno, vol. XV tomo II, Regioni e province nell’Unità d’Italia, Edizioni del Sole, Napoli 1990 ad indicem;
  • Fulvio Mazza, Il partito d’Azione nel Mezzogiorno (1942 -1947) con altri saggi e testimonianze, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992;
  • Mario Casalinuovo, Socialisti d’Italia e di Calabria (1919-1994), Abramo Editore, Catanzaro 2007;
  • Matteo Cosenza, Caro Cecchino, caro Giacomo, in«Il Quotidiano della Calabria», 4 novembre 2007;
  • Raffaella Caruso, E Cecchino inventò Rende, , in«Il Quotidiano della Calabria», 23 novembre 2008;
  • «Rivista calabrese di storia del ’900», 1, 2013, Monografica: Giuseppe Masi, Presentazione. F.P. e la città per l’uomo; F.P., Governare il territorio. Politica amministrativa a Rende negli anni della grande trasformazione 1952-1980; Tobia Cornacchioli, Rende nella storia contemporanea. La frattura di una lunga continuità e i protagonisti della grande trasformazione; G.M. “Più una prassi concreta che una teoria compiuta”: il partito socialista e la vita amministrativa;
  • Vito Barresi, Da Guarasci a Scopelliti. Storia della Regione Calabria (1970-2014), Editoriale Progetto 2000, Cosenza, 2014;
  • Vincenzo Falcone, Calabria. La velocità immobile, Città del Sole Edizioni, Reggio Calabria 2014;
  • Gianfranco De Franco, F. P. Frammenti per una storia, Rubbettino, Soveria Mannelli 2017;
  • Daniela Francini, Mancini, Guarasci e Principe tre grandi protagonisti, in «Il Quotidiano del Sud», 8 gennaio 2020

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