Luigi Prota Giurleo [Roccella Ionica (Reggio Calabria), 5 febbraio 1827 - Napoli, 2 dicembre 1892]
Figlio di Silvestro e di Rosa Ciurleo (cognome mutato poi in Giurleo per errore di trascrizione) originaria di Oppido Mamertina (RC), la quale conobbe Silvestro a Malta dove abitava quando era rifugiato in quell'isola a motivo della sua implicazione nei moti carbonari del 1821. Nel 1827 Silvestro Prota aveva ottenuto di poter ritornare in Calabria. In seguito fu confinato a Stilo (Reggio Calabria), dove il suo primogenito Luigi, dopo una prima formazione impartita dal padre, fu messo a studiare nel locale convento dei domenicani. Compiuto il corso di studi umanistici e letterari, Luigi nel 1846 entrò nell'Ordine dei Predicatori (OP), e proseguì gli studi teologici a Roma, dove fra l'altro si iscrisse alla «Giovine Italia ». Avendo partecipato ai moti politici del 1848-1849, con il ristabilimento del potere del papa in Roma, fu trasferito a Sebenico (Dalmazia), dove entrò in contatto con le «Rivendicazioni del popolo » che, a partire dal 25 marzo 1848, avevano proposto un programma rivoluzionario nell'ambito sociale e soprattutto religioso: democratizzazione della chiesa, abolizione del celibato del clero, uso della lingua nazionale nella liturgia. In quell'esilio - secondo quanto attestava il figlio Ulisse - egli «maturò la sua idea di un radicale rinnovamento della Chiesa Cattolica ».
Ritornato in Italia, vagò per qualche tempo nelle regioni settentrionali, sostando soprattutto «presso le sorgenti del Tebro », come egli stesso affermava, finché non raggiunse Garibaldi subito dopo la conclusione della spedizione dei Mille. Stabilitosi a Napoli, collaborò con Garibaldi, affiancandosi ai più noti suoi uomini di fiducia quali Giuseppe Pisanelli, Raffaele Conforti e Pasquale Stanislao Mancini. Il nipote Achille riferiva che Garibaldi aveva affidato a Luigi la somma di sei milioni di ducati sequestrati ai Borbone, affinché li distribuisse ai poveri delle province meridionali, e l'onestà dimostrata in questa missione gli avrebbe meritato il titolo di Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. In quel periodo il Prota Giurleo pubblicò il testo: Ultime parole di un veggente a Francesco II sulla fortezza di Gaeta. E secondo quanto ricordava ancora il figlio Ulisse - nella prima fase dell'unità d'Italia fu «ascoltatissimo consigliere del Luogotenente per tutti i provvedimenti da prendersi in favore del clero liberale ».
Il nipote Achille attestava che Luigi Prota Giurleo aveva avuto anche un ruolo nella massoneria dell'area napoletana, e la notizia riceve una valida conferma dalla presenza di noti massoni nella «Società Emancipatrice e di mutuo soccorso del clero italiano » da lui fondata: Francesco De Luca, che fu Gran Maestro dal 1865 al 1867; Luigi Zuppetta, che fu presidente della loggia di Chiaia; Ludovico Frapolli, anch'egli Gran Maestro.
Dietro proposta di Pasquale Stanislao Mancini, fu insignito anche di importanti riconoscimenti: nel 1876 fu nominato Ufficiale della Corona d'Italia e nel 1879 Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia. L'orientamento liberale e l'impegno filonazionale per l'unità d'Italia fu sempre chiaro e lineare in Prota Giurleo. Sul piano ecclesiastico invece si può notare un profondo cambiamento negli anni che ruotavano intorno alla metà del secolo XIX. Nel 1851 aveva composto un poemetto di diciotto strofe, dedicato Alla Santità di Pio IX, Pontefice Ottimo Massimo in omaggio per la ricorrenza del nuovo anno 1851, dedicato a sua Paternità rev.ma P. Vincenzo Jandel, vicario del prefato Ordine, in lievissimo attestato di devozione profonda e di filiale affetto. Il poemetto inneggiava al «vittorioso », «immortale », «magno Pio IX », «fra gli uomini vice gerente di Cristo », mentre alla chiesa la Repubblica romana, definita «potere degli inferi », «guerra le mosse orribile ». P. Vincenzo Jandel, destinatario della dedica del poemetto e divenuto poi Maestro Generale dell'Ordine domenicano, il 5 marzo 1861 sancì la sua uscita dalle sue fila, a motivo della posizione che questi aveva assunto a quei tempi sia in politica che nei confronti della disciplina ecclesiastica.
A Napoli esisteva già dal 1861 la «Società clerico-liberale di mutuo soccorso per gli ecclesiastici d'Italia » la quale il 29 agosto 1864 si fuse con l'Associazione fondata dal Prota Giurleo, dando inizio alla «Società Nazionale Emancipatrice e di mutuo soccorso del Sacerdozio italiano ». A partire dal 1874 si aggiunse nel titolo la dizione «e del laicato ». Nel 1862 la Società Emancipatrice cominciò la pubblicazione de «L'Emancipatore Cattolico », organo che restò in vita per un ventennio, pur uscendo con frequenza irregolare, conservando però una costante linea programmatica. Nel marzo del 1863 si recò a Torino per presentare un memorandum della Società Emancipatrice alla Camera dei Deputati. Solo nel 1865 cessò di qualificarsi come domenicano, e dal febbraio 1868 cominciò ad aggiungere il cognome materno a quello paterno, e in seguito si firmò sempre con il doppio cognome9.
In data non precisata, ma da collocare intorno al 1875, sposò la vedova Rosa Mura Torre, dalla quale ebbe tre figli: Silvestro, divenuto docente di lingue orientali, nato a Napoli e deceduto in America Latina; Zeffirina, insegnante, nata e deceduta a Napoli; Ulisse, professore di Lettere, discepolo e amico di Benedetto Croce e di Salvatore Di Giacomo, nato a Napoli e deceduto a Ponticelli il 9 febbraio 1966.
Nel 1875 fondò la Chiesa Cattolica Nazionale Italiana che, però. ebbe vita breve e travagliata, nonostante che fosse concepita secondo un preciso disegno di riforma ecclesiale ispirato da una parte al movimento vecchio-cattolico e dall'altra alla tradizione ortodossa. Negli ultimi anni della propria vita, fu molto amareggiato a causa dei rapporti che, nell'applicazione della Legge sulle guarentigie, e nella ricerca di una conciliazione con il Vaticano dopo la breccia di Porta Pia, si erano creati fra lo Stato italiano e la Santa Sede, e in particolare per la disattenzione degli uomini di cultura e degli esponenti del governo e dei partiti per il suo disegno di riforma religiosa.
Per le sue proposte di riforma ecclesiastica, era divenuto oggetto di rappresaglie da parte della gerarchia romana, e in particolare del cardinale Sisto Riario Sforza. Tuttavia, nonostante le difficoltà incontrate e le lotte sostenute, si impegnò a fondo anche in campo politico, dando vita in un primo tempo a un Comitato elettorale delle Provincie del Sud, e poi assumendo la presidenza del «Comitato dei Danneggiati politici delle Provincie meridionali del Continente ». Nell'ultimo scritto del 1887, polemizzò alacremente con coloro che auspicavano una conciliazione del governo italiano col papato, ribadendo la sua fede patriottica e la sua piena fedeltà alla Corona di Casa Savoia.
Morì a Napoli all'età di 65 anni. (Cesare Milaneschi, dal volume Il vecchio cattolicesimo in Italia, per gentile concessione dell'editore Pellegrini) © ICSAIC 2020
Opere
- Lo scisma ed il clero liberale in Italia, Stab. tip. Perrotti, Napoli 1863;
- Roma capitale della nazione italiana e gl'interessi cattolici. Idee comparative e giudizio, s.n., Napoli 1864;
- La chiesa cattolica nazionale italiana. Conferenze critico-storiche seguite dallo statuto dogmatico, organico, disciplinare della medesima chiesa e da altri documenti ufficiali della sua fondazione, (s.n.),, Napoli 1875;
- Lettera comunicatoria all'episcopato e popolo cristiano, G. De Angelis e figli, Napoli 1876;
- Pensieri di un credente sulla Italia dei plebisciti e cattolica in rapporto al papato religioso e politico, Stab. Tip. G. de Angelis e figlio, Napoli 1887.
Nota bibliografica
- M.R. Coratella, Il movimento anticlericale a Napoli dopo l'Unità d'Italia, Tesi di laurea, Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa, a. a. 1968-1969;
- Cesare Milaneschi, Il vecchio cattolicesimo in Italia, Pellegrini, Cosenza 2014;
- Cesare Milaneschi, Luigi Prota Giurleo: un protagonista dimenticato del Risorgimento italiano, in «Rivista Calabrese di Storia del '900 », 2, 2015, pp. 81-94;
- Cesare Milaneschi, Luigi Prota Giurleo. Riforma ecclesiale e militanza politica, in «Il Tetto », 310, 2015, pp. 25-35;
- Cesare Milaneschi, Luigi Prota Giurleo. Riformare la chiesa o crearne un'altra?, in «Il Tetto », 311, 2016, pp. 12-19.