Antonio Pujia [Polia (Vibo Valentia), 11 giugno 1929 – Buenos Aires, 26 maggio 2018]
Nacque da Vittorio e da Maria Vallone, una famiglia molto modesta, a Poliolo frazione del comune di Polia, a quel tempo in provincia di Catanzaro. Fin da piccolo mostrò particolare attenzione per le forme plasmando i suoi giocattoli con la creta che trovava sulle rive di un ruscello vicino il paese.
All’età di otto anni, nel maggio 1937, insieme alla madre e alla sorella maggiore, Carmela, emigrò in Argentina dove li attendeva il padre che li aveva preceduti qualche anno prima, quando Antonio aveva appena due anni.
Il ragazzo arrivò a Buenos Aires e frequentò le scuole elementari con una certa difficoltà per la lingua e perché, inoltre, soffriva di miopia e nessuno se n’era accorto: fu il maestro di quarta elementare che, osservandolo, comprese il problema segnalandolo alla madre per una visita oculistica; da allora Antonio portò gli occhiali.
In prima media, perdurando la sua difficoltà con la lingua, cominciò a esprimersi disegnando elementi della realtà circostante che lo colpivano per la novità rappresentata; disegnò, tra l’altro, un venditore di giornali e la sua professoressa fece circolare il disegno in tutta la scuola.
Arrivato il momento di finire le medie, viste le sue attitudini e il suo talento, gli fu consigliato di iscriversi all’istituto di Belle Arti. Affascinato anche dal nome della scuola, Antonio comunicò ai genitori la sua scelta: voleva fare lo scultore. Ma il padre che avrebbe voluto farne un contabile, si oppose decisamente. La madre, però, riuscì a fargli fare l’esame di ammissione alla scuola Manuel Belgrano. Sebbene intimidito perché non si era preparato per affrontare la prova, ottenne la promozione e dal 1943 al 1954 frequentò scuole d’arte con regolarità e dedizione, facendosi notare per le sue non comuni doti artistiche: Nel 1946 si diplomò in Disegno presso la Scuola di Belle Arti Manuel Belgrano, nel 1950 ricevette il titolo di Professore Nazionale di Scultura presso la Scuola Nazionale di Belle Arti di Prilidiano Pueyrredón e, infine, nel 1954 quello Professore di Scultura, presso il l’Istituto Nazionale di Belle Arti Ernesto de la Cárcova. Si è formato con artisti-docenti del calibro di Alberto Lagos, Troiano Troiani, Alfredo Bigatti, José Fioravanti e Rogelio Yrurtia, con i quali lavorò anche come aiutante nei loro atelier (anni dopo avrebbe battezzato con i loro nomi i saloni della sua scuola-atelier). Terminati gli studi, nel suo studio nei pressi del quartiere Floresta, a ritmi intensi si diede allora alla creazione artistica, ma si dedicò anche all’insegnamento come professore titolare delle cattedre di Scultura nelle scuole di Pueyrredon e di Belgrano oltre che, per più di 30 anni, nella sua scuola-atelier.
Nel 1956, partecipò e vinse un concorso indetto da Héctor Basaldúa, direttore tecnico del Teatro Colón, per organizzare un laboratorio di scultura scenica al teatro, di cui fu direttore fino al 1970, anno in cui si dimise per dedicarsi completamente alla creazione scultorea. Proprio in questi anni, assistendo spesso alle lezioni dei ballerini, fu sedotto da musica e ballo, due dei suoi temi favoriti. Fece amicizia con Jorge Neglia e Norma Fontela, prime ballerini del Balletto Stabile del teatro, e nel 1966 completò il busto di Norma Fontela oggi in bella mostra nel foyer del teatro.
Nel 1959 vinse il suo primo premio importante: il Gran Premio del Salone Municipale Manuel Belgrano e l’anno dopo gli fu assegnato il Gran Premio di onore del Salone Nazionale di Arti Plastiche. Proseguendo nell’impegno per l’arte, tra i tanti altri riconoscimenti, nel 1961 vinse la Biennale Alberto Lagos e nel 1964 il Gran Premio del Fondo Nazionale delle Arti “Augusto Palanza”: erano allora i premi più importanti del Paese. L’anno dopo, 1965, spinto anche da precedenti successi, tenne la sua prima personale alla Galleria Witcomb, una delle più importanti della capitale argentina, sede di mostre dei più rinomati artisti nazionali e stranieri. Presentò molti lavori fusi nel bronzo e registrò un successo di pubblico e di vendite.
Senza tralasciare il suo impegno al Colón, incoraggiato dall’ottima accoglienza delle sue opere, avviò una produzione ininterrotta, e mostrando un grande impegno sociale, addolorato dalle immagini pubblicate sui giornali, preparò la mostra “Biafra?” «esposizione scarna della distruzione dell’uomo per opera dell’uomo», inaugurata il 23 luglio 1971 nella Galleria Esmeralda ed elogiata dai visitatori e dalla stampa specializzata.
Il suo nome travalicò i confini argentini e nel 1974 la Galleria Seber Art di Sidney lo invitò a fare una mostra in Australia. Espose alcune sculture sul Biafra e su altri temi. Ed ebbe un notevole successo. Che continuò con le altre esposizioni, come quella del 1975 nella hall del Teatro Municipale San Martìn di Buenos Aires, dove «il pubblico si trovò si fronte a una delle serie sculturali più intense che si fossero mai viste fino al momento».
Nel 1977 espose una serie di sculture nella Galleria “Imagen” su tempi diversi: piante, donne nude, erotismo, coppie di amanti, e un ritratto di sua moglie incinta.
Nel 1976 per circa un anno lavorò in Spagna, all’Escorial. Ritornato a Buenos Aires. fino al 1979 elaborò la tematica relativa agli anni di piombo con l’imposizione della dittatura in Argentina.
Dal 1971, creò diverse medaglie artistiche per commemorare eventi privati e nazionali, nonché per premiare personaggi illustri. Per commemorare la seconda fondazione di Buenos Aires, nel 1980 fu incaricato di realizzare una medaglia da coniare in Italia per essere distribuita in omaggio con la rivista “Siete Días”. E con il ritorno della democrazia, produsse su richiesta una medaglia commemorativa per l’assunzione della presidenza di Raúl Ricardo Alfonsín.
Nel 1982 gli fu assegnato il Diploma di Merito dei Premi Konex.
Nel 1983 si registrò un suo avvicinamento all’opera di Amedeo Modigliani a partire dall’olio “Le grand nu”.
Continuando nelle sue esposizioni, dopo due mostre nel 2000 (al Museo Eduardo Sivori e alla Galleria Principium), nel 2003 decise di rendere omaggio a uno dei suoi maestri, lo scultore realista Rogelio Yrurtia. Selezionò diverse opere che coprivano il periodo 1960-2000, e allestì la mostra nella Casa Museo Rogelio Irurtia di Buenos Aires che il maestro aveva donato al Paese con gli altri suoi averi.
A partire dalla metà del 2004 sospese i corsi e la sua partecipazione in esposizioni collettive o fiere artistiche, e avviò un Omaggio alla donna al quale dedicò tutto il suo sforzo creativo, realizzando una serie di opere con diversi metalli fusi, mescolando il bronzo con il sistema di cera persa, il marmo di Carrara, il marmo Belga, l’ebano con vari bagni d’argento e d’oro.
Nel dicembre del 2006, comunque, allestì una retrospettiva nella Galleria Mundo Nuevo.
Fu anche l'ideatore dei Premi Podestá, una statuetta da assegnare ogni anno alla carriera degli attori membri dell'Associazione argentina degli attori.
Alcune delle opere del suo grande percorso di scultore sono in esposizione permanente in diversi luoghi pubblici di Buenos Aires. Tra questi la Colonna della Vita, in Plaza Vélez Sarsfield a Floresta, e un busto di Hugo del Carril nella stazione San Pedrito della linea A della metropolitana, nel quartiere di Flores.
Scultore inquieto, oltre a ricevere diversi premi e riconoscimenti per il suo lavoro con il quale ha tra l’altro denunciato gli orrori della carestia e della guerra, nel 1982 è stato anche nominato Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana e dieci anni dopo Cittadino Illustre della Città Autonoma di Buenos Aires.
Dal primo matrimonio ebbe un figlio, Vittorio, un musicista che vive in Francia. Nel 1960 si unì per amore a Susana Nicolai (psicologa e ceramista) che è stata sua compagna di una vita, dalla quale ebbe altri due figli, Lino (cineasta) e Sandro (fotografo).
Morì a 88 anni e ai suoi funerali erano presenti numerosi artisti suoi amici, tra cui Ponciano Cárdenas e Leo Vinci. Le sue ceneri riposano nel giardino della sua bottega, accanto a un fico che «dava sempre frutti». (Francesca Raimondi) © ICSAIC 2023 – 03
Nota bibliografica
- Marta Lynch, Pujia, cuarenta obras únicas, in «Argentina: 3» (Buenos Aires), 23 settembre 1968;
- León Benarós, Lirismo expresionista de un escultor argentino, in «Revista Norte», 1974, pp. 41-44;
- Norberto Coppola, Raúl Urtizberea, (a cura di), Pujia Antonio: Escultor, in «Argentina: 17» (Buenos Aires), a. 2, n.17, 16 aprile 1990, p. 74;
- Rodolfo Braceli, Este Escultor es una Joya, in «Argentina: 17» (Buenos Aires), a. 2, n.17,16 aprile 1990;
- Aldo Galli, Pujia: amores y dolores, in «La Nación», 10 settembre 2000;
- Aldo Galli, Pujía antológico, in «La Nación», 30 marzo 2003;
- Victoria Reale, La muestra: el retrato de un padre escultor, in «Revista Ñ Digital», 23 marzo 2010;
- Leda Daverio, De la cera al metal. Entrevista a Antonio Pujía, in «Hilvanadas en Zig Zag», 30 dicembre 2011;
- Juan Pomponio, Antonio Pujia: la imperiosa necesidad de registrar lo hermoso, in «Letralia» XVII 283, 6 maggio 2013;
- María Paula Zacharías, Antonio Pujía, in «mariapaulazacharias.com», 7 settembre 2013;
- Floresta, de fiesta, in «Página/12». 24 maggio 2014.
- Sumaremos una escultura de Hugo del Carril a la Línea A, www.buenosaires.gob.ar. 5 novembre 2014;
- Universidad Nacional de las Artes, Charla con el Maestro Antonio Pujía. www.una.edu.ar.
- Fundación Konex, Antonio Pujía. Premio Konex 1982: Escultura Figurativa, Archiviato dall’originale il 19 novembre 2015;
- Cecilia Martínez, Muere el escultor Antonio Pujía, in «La Nación», 27 maggio 2018;
- Jefatura de Gabinete de la Ciudad de Buenos Aires, Derechos Humanos y Pluralismo Cultural. Observatorio de Colectividades: Italiana. «Aportes a la cultura porteña - Artistas destacados». Archiviato dall’originale il 23 settembre 2015.