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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  ISBN: 978-88-941045-8-5

  A cura di Pantaleone Sergi

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Sardiello, Gaetano

Gaetano Sardiello (Catania, 6 ottobre 1890 - Reggio Calabria, 23 agosto 1985)

Nacque da Raffaele e Amalia Furci. Venti mesi più tardi, quando il padre morì, la madre si trasferì insieme a lui a Reggio Calabria, sua terra d'origine. Fece gli studi superiori al Liceo «Tommaso Campanella » di Reggio Calabria e successivamente frequentò l'Università  a Messina, dove si laureò in giurisprudenza nel giugno 1914.
Sposò Maria Repaci, dalla quale ebbe tre figli: Amalia, Carmelina e Raffaello.
Da avvocato, fu uno degli esponenti di spicco del foro reggino. A lui è intitolata la Camera penale del distretto della Corte d'Appello di Reggio Calabria. Fu consigliere comunale a Reggio, dal novembre 1920 al febbraio 1923, quando la giunta Valentino si dimise, in polemica con il governo Mussolini.

Il 2 giugno 1946 fu eletto all'Assemblea Costituente, nelle liste del Partito Repubblicano Italiano. Al termine della legislatura, tornò a concentrarsi sulla professione e sugli studi letterari, senza peraltro tralasciare l'attività  politica. Fu un raffinato umanista, i cui scritti riguardarono non solo il diritto e le questioni politiche e sociali, ma anche la critica letteraria e la letteratura. Leonida Repaci, scrittore e critico letterario, cofondatore del Premio Viareggio, lo definì «un uomo che potrebbe fare lo storico letterario, con la stessa eleganza, con la stessa goethiana olimpicità  con cui esercita l'avvocatura ».
A partire dal 1957 ridusse gli impegni pubblici, dopo che la sua vita fu profondamente segnata dalla prematura scomparsa del figlio Raffaello, anch'egli avvocato, giornalista e politico, che gli era compagno in tribunale e nella vita politica.
Ma, anche quando l'età  non gli consentiva più di partecipare attivamente, continuò a seguire con passione le vicende della politica, sempre animato dalla fede repubblicana.
Nel 1907, mentre era ancora studente liceale, Sardiello s'iscrisse al Partito repubblicano, che a quel tempo a Reggio era in uno stato a dir poco embrionale.
Fu genuinamente antifascista e durante il ventennio rifiutò più volte di prendere la tessera del Partito Nazionale Fascista. Quando un manipolo di fascisti gli impose di bere l'olio di ricino, commentò compostamente «potete purgare il mio stomaco, non il mio cervello ».
All'Assemblea Costituente, pur non facendo parte della  Commissione dei 75, offrì contributi rilevanti alla redazione della Carta costituzionale, trattando in Aula con grande lungimiranza i temi della famiglia e della magistratura.
Sostenne le ragioni dell'eguaglianza giuridica e morale dei coniugi, della parità  di diritti tra figli nati dentro e fuori del matrimonio, dell'indipendenza della Magistratura.
Si oppose con successo al tentativo di introdurre nella Carta costituzionale l'affermazione del principio dell'indissolubilità  matrimoniale. Nel suo intervento del 21 aprile 1947, invitò a «non proiettare sull'avvenire le ombre del nostro tempo » e, al termine di un infuocato dibattito, l'emendamento che chiedeva di "blindare" il sacro vincolo suggellandolo nella carta repubblicana venne sconfitto per un solo voto.
Intervenendo sull'indipendenza della magistratura, propose di inibire ai magistrati l'iscrizione ai partiti politici e l'accettazione di cariche ed uffici pubblici elettivi, in quanto «se i magistrati non devono andare alla politica militante, la politica militante non deve andare ai magistrati ». Inoltre, sottolineò l'importanza di un Consiglio Superiore della Magistratura a maggioranza togata, proponendo l'abolizione del secondo vicepresidente (laico).
Si espresse in favore dell'ingresso delle donne in magistratura e propose che anche per i processi in Corte d'Assise ci fosse il grado d'appello, «il quale approfondisce il giudizio ed avvicina sempre più la pronunzia definitiva alla verità  ed alla giustizia ».
Durante la legislatura costituente, fu membro della Giunta delle Elezioni e partecipò attivamente ai lavori parlamentari "ordinari", con interventi e interrogazioni che interessarono sia la politica nazionale sia l'amata Reggio Calabria.
Per lui, la professione forense fu una missione, un servizio, una passione.
È una passione che egli non si limitò a vivere nell'esercizio quotidiano dell'attività  professionale e che celebrò a più riprese, elogiando l'opera dei suoi maestri e dei suoi colleghi e indicando la strada a chi sarebbe venuto dopo di lui.
Nel suo messaggio «al più giovane avvocato d'Italia », scrisse: «Voglio dirti che, di qua e di là  dal successo, sono, pei grandi e per gli oscuri, una gioia ed un orgoglio che vengono dall'essenza della nostra opera: da questo sapersi donare, da questa abitudine (umile la parola, ma pure densa di un valore etico raro) di sapere protendere il cuore e la mente, vincendo stanchezze e sconforti, alle ferite dell'onore, della libertà , allo sconsolato patire dei vinti ».
Quando l'ordine forense reggino gli assegnò la medaglia ricordo dei cinquant'anni di professione, espresse alcune considerazioni che ben sintetizzano il suo modo di guardare alle leggi morali e civili: «contro le infrazioni alle norme dell'etica e del diritto (…) non vi sono da sempre che due armi civili: l'educazione e la sanzione. Da vecchio mazziniano ho grandissima fede nella prima e da modesto studioso del diritto non sottovaluto l'efficacia dell'altra ».
Pur essendo nato a Catania, era reggino sin nel midollo ed è stato per decenni un punto di riferimento per la vita civile e democratica reggina. Trascorse gran parte della sua vita a Reggio Calabria e, quando le circostanze avverse lo costrinsero a trasferirsi temporaneamente, prima a causa del terremoto del 1908 e poi durante la seconda guerra mondiale, patì fortemente la lontananza dalla città  e dal tribunale.
Nel 1970, pur sostenendo la richiesta di assegnare a Reggio il capoluogo regionale, non ebbe timore di esecrare il comportamento degli elementi torbidi che inquinavano la piazza.
Tra le sue battaglie in favore della città , memorabile quella in favore della costituzione della sezione di Corte d'Appello, progetto avviato dalle autorità  politiche e dagli organi forensi nel 1919, con una richiesta al capo del Governo, Giovanni Giolitti, che egli sostenne per lunghi anni, anche in Parlamento, e che giunse a compimento solo nel 1989, quattro anni dopo la sua morte.
Da giornalista, collaborò con numerosi quotidiani e periodici, di rilievo locale e nazionale: «Almanacco dell'Avvocato », «Calabria Giudiziaria », «Calabria Repubblicana », «Corriere di Calabria », «Eloquenza », «Epoca », «Fede e Avvenire », «Foro cosentino », «Gazzetta di Messina », «Gazzetta del Sud », «Gazzettino del Jonio », «Ibico », «Imparziale », «Il Mezzogiorno », «Il Mondo », «Il Tempo », «L'Airone », «La falce socialista », «La Luce », «La parola repubblicana », «La toga di Calabria », «L'educazione politica », «L'Italia contemporanea », «L'Oratoria », «La toga di Napoli », «Rivista Penale », «La Voce Repubblicana », «Nosside », «Tribune », «Zaleuco ».
Nel corso della sua lunga vita, è stato anche presidente della Giovane Calabria, fondatore del Circolo di Cultura, segretario regionale del Pri, presidente del Movimento Federalista Europeo, presidente della sezione reggina dell'Associazione Mazziniana Italiana, presidente dell'Associazione reggina della Stampa, presidente della sezione di Reggio Calabria dell'Associazione Internazionale di diritto penale, presidente del Comitato locale e membro del Comitato nazionale della "Dante Alighieri", presidente del premio Bergamotto d'oro, membro della commissione giuridica dell'Automobil Club reggino.
Ha voluto che sulla sua tomba si scrivesse che nella vita privata come nella vita pubblica aveva compiuto soltanto il «suo dovere ». (Alessandro Massimo Nucara) © ICSAIC 2021 - 09  

Opere principali

  • Can. Francisci Quattronii rhegini juliensis tomarmorimon carmen rhegii.... ex officina typografica Francisci Morello 1918, «Bollettino della Società  calabrese di storia patria », I, 1 1917, pp. 61-62;
  • Tramonti e vigilie: liriche, Ed. Pascale, Polistena 1925;
  • Giuseppe Casalinuovo, Ed. La Toga, Napoli 1928;
  • Favola di Natale, Ed. Nosside, Polistena 1929;
  • Nei solchi di Luce: Conferenze e discorsi, Ed. Muglia, Catania 1931;
  • Tormenti e Tormentati nella poesia di S. Di Giacomo, Ed. La Toga, Napoli 1934;
  • Antico e nuovo nella Poesia di Ada Negri, Ed. La Toga, Napoli 1935;
  • Il viandante e la via. Note a matita di un penalista, ed. La Toga, Napoli 1939;
  • Defascistizzazione, in «La Luce », 15 luglio 1944;
  • Roberto Mirabelli ed il problema meridionale, Tipografia San Francesco da Paola, Reggio Calabria 1953;
  • Una grande toga calabrese: Alessandro Turco, Ed. Arte della stampa, Roma 1955;
  • Mondo antico forense di provincia, Grafiche La Sicilia, Messina 1959;

Nota bibliografica

  • Leonida Repaci,  Calabria grande e amara, Nuova Accademia, Milano 1964;
  • Armando Dito,  Fascisti e Antifascisti a Reggio Calabria, Stab. Tip. La voce di Calabria, Reggio Calabria 1967;
  • Ferdinando Cordova,  La lotta politica in Calabria. Memorie di protagonisti (1907-1945), «Rivista Storica Calabrese », VII, 1-4, pp. 249-291;
  • Italo Falcomatà ,  Democrazia Repubblicana in Calabria. Gaetano Sardiello (1890-1985), Bulzoni, Roma 1990;
  • Filippo Aliquò Taverriti,  Reggio, 1908-1968: nel sessantesimo anniversario del terremoto del XXVIII dicembre, Stab. Tip. Corriere di Reggio, Reggio Calabria 1986, p. 309-327;
  • Francesco Giurato,  Mendaciunculis Causam Conspergere Licet, in Enzo Laganà  e Enza Barbaro,  Reggio Calabria bella e gentile, vol. II, Sinefine, Catanzaro 1990, p. 89;
  • I Repubblicani all'Assemblea Costituente, a cura di Alessandro Massimo Nucara, Rubbettino, Soveria Mannelli 2010;
  • Vicenzo Panuccio,  Introduzione  a  Gaetano Sardiello. Contro Crea e Gironda. Il viandante e la via. Magistrati e giurati. Mondo Forense di provincia, a cura di Vicenzo Panuccio,  Consiglio Nazionale Forense. I Discorsi dell'Avvocatura, Giuffrè, Varese 2010, p. XCVII;
  • Renato Traquandi,  C'eravamo anche noi. 1946-1948 Assemblea Costituente, Booksprint, Romagnano al Monte 2018, p. 186;
  • Alessandro Massimo Nucara,  Gaetano Sardiello, in  I calabresi all'Assemblea Costituente 1946-1948, a cura di Vittorio Cappelli e Paolo Palma, Rubbettino, Soveria Mannelli 2020.

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