Guglielmo Tocci [San Cosmo Albanese (Cosenza) 11 settembre 1827 – Cosenza 7 gennaio 1916]
Nacque in un piccolo centro arbëresh da Giovanni Andrea e da Mariangela Marchese. Apparteneva a un’antica famiglia calabrese, protagonista del periodo risorgimentale. Il fratello Francesco Saverio fu nel 1848 uno dei martiri a Rotonda. Il giovane Guglielmo fu sospettato di complicità nell’attentato dell’8 dicembre 1856 organizzato da Agesilao Milano nei confronti di Ferdinando II Borbone e condannato a quattro anni nel carcere di Santa Maria Apparente a Napoli. L’antica amicizia con Milano risaliva ai banchi di scuola nel collegio di S. Adriano a San Demetrio Corone. Liberato nel 1860 con l’arrivo di Garibaldi, ritornò in Calabria dedicandosi alla politica.
Nelle elezioni provinciali del 1861 fu eletto consigliere di Cosenza. Il 19 ottobre 1861 fu individuato come agente demaniale per verificare le usurpazioni a Corigliano Calabro. Denunciò il grande divario nella distribuzione delle terre e avanzò la proposta per una nuova ripartizione delle terre pubbliche finalizzata alla creazione della piccola proprietà accanto al grande latifondo. Nel 1862 ricevette l’incarico di risolvere le controversie delle espropriazioni a Rossano e per le capacità dimostrate gli fu proposta una cattedra di economia da istituire nel collegio di S. Adriano a San Demetrio Corone. Nel 1865 il napoletano Giuseppe Mosciaro gli prospettò la carica di segretario generale di un possibile istituto bancario da istituire in Calabria. Nell’ottobre dello stesso anno fu indicato come direttore del ginnasio di Corigliano Calabro.
Nel consiglio provinciale del 15 dicembre successivo fu tra i promotori per l’erogazione di una sovvenzione annuale dell’Accademia cosentina e nella seduta del 6 marzo 1866 si schierò a favore dell’accrescimento della raccolta documentaria dell’Istituto e per il mantenimento del sussidio. E il 30 maggio la Regia prefettura della Calabria Citeriore lo nominò delegato straordinario al comune di Terranova di Sibari, che il 2 febbraio 1867 gli assegnò la cittadinanza onoraria. Nel 1867 il ministero lo designò Regio delegato al comune di Cosenza, dove riscontrò carenze nell’organizzazione e nel funzionamento degli uffici pubblici. Inoltre, constatò la deplorevole situazione dell’archivio municipale.
Al consiglio provinciale, inoltre, avanzò progetti per la ferrovia Salerno-Reggio Calabria, di strade provinciali e intercomunali, contribuendo all’inizio dei lavori del primo tronco ferroviario alla foce del Crati. Fu particolarmente attento alla cultura, donando alla biblioteca Civica di Cosenza una raccolta libraria personale e fu protagonista delle pratiche concernenti la cessione del giardino di S. Chiara per l’edificazione del teatro Rendano. Fu un sostenitore della richiesta di affidamento dei comuni italo-greci del collegio di S. Basilio di Roma. Fu anche insegnante di lettere al ginnasio, pubblicista e giornalista.
Nelle elezioni politiche del 20 e 27 novembre 1870 si candidò con la Sinistra nel collegio di Rossano e con 62 voti al primo turno e 207 al ballottaggio fu eletto deputato. Fu parlamentare assiduo ed attivo. Alla Camera si interessò della questione silana, della viabilità calabrese, della tassa per la macinazione dei cereali, del disavanzo dei bilanci comunali e dei problemi dell’emigrazione. Fu anche una voce economica autorevole sino a essere paragonato a Quintino Sella.
Con Bonaventura Zumbini e altri, nel 1871 contribuì alla nascita della Biblioteca civica di Cosenza, assumendo la presidenza della società promotrice delle biblioteche popolari della Calabria Citeriore. Il 21 maggio 1871 fu riconosciuto socio onorario dell’Accademia cosentina. Nell’XI legislatura del Regno sollecitò il governo a intervenire militarmente in Calabria per estirpare definitivamente il brigantaggio. La risoluzione del problema fu connessa al superamento dell’isolazionismo calabrese attraverso la realizzazione della rete telegrafica e stradale, per favorire le comunicazioni e sollevare il morale depresso della popolazione.
Nella discussione della legge 19 giugno 1873, «che estende[va] alla provincia di Roma le leggi sulle corporazioni religiose e sulla conversione dei beni immobili degli Enti morali ecclesiastici», fu avverso alla soppressione delle corporazioni religiose. Nel documentarsi sugli istituti religiosi si imbatté nel patrimonio del sacerdote Giovanni Pezzullo di Lattatico, gestito dai monaci della Fratte di Roma. Nel rivendicare il complesso di proprietà calabrese fu promotore con Luigi Miceli, Giacomo De Giudice, Giuseppe Nanni e altri deputati calabresi e meridionali dell’istanza che portò all’inserimento nell’art. 5 della legge 1402/73 del fondo Pezzullo. Il complesso di beni fu poi affidato con Regio decreto dell’11 settembre 1877 all’amministrazione di Cosenza e destinato all’istruzione universitaria laica. Con Regio decreto del 24 giugno 1888, fu approvato lo statuto della fondazione Pezzullo per la distribuzione delle borse di studio a studenti non abbienti meritevoli per favorire l’istruzione. Contribuì anche all’inserimento nel citato art. 5 della proprietà ecclesiastica del collegio di S. Basilio di Roma, sottoposto alla gestione amministrativa di Cosenza.
Durante la discussione della legge 16 giugno 1874, «portante modificazioni alla precedente sulla tassa del macinato» avanzò senza successo la richiesta dell’esenzione della tassa sul macinato per i percettori di reddito inferiore a 200 lire. Nelle elezioni dell’8 novembre 1874 si ricandidò con la Sinistra nel collegio di Rossano, dove senza avversari e con 270 preferenze riconfermò il suo seggio.
Nel 1875 fu nominato ispettore degli scavi e dei monumenti di Sibari. Nella XII legislatura fu membro, con Luigi Miceli, Francesco Martire e altri, della Commissione speciale che portò all’approvazione della legge del 25 maggio 1876 «Sulla Sila regia», dove per opportunità politiche si schierò a favore di una norma i cui principi erano stati in precedenza osteggiati
Nelle elezioni del 5 novembre 1876 si ricandidò nel collegio di Rossano e con 233 voti fu battuto dal barone Gaetano Toscano, esponente della Sinistra storica, latifondista e sindaco di Rossano. La sua candidatura fu sostenuta dal giornale «L’Avanguardia» che dichiarò di non accettare tutte le sue idee, ma di apprezzarne il tratto amministrativo ed economico nel cercare di risolvere le problematiche della Calabria.
La sconfitta segnò la continuazione del lavoro di consigliere provinciale di Cosenza, dove rilevante fu l’interesse per i figli illegittimi «esposti». Nel 1877 portò all’attenzione dell’opinione pubblica il problema umanitario del brefotrofio di Cosenza, rilevando come nel decennio 1865-1876 su 7.447 “esposti” ben 6.107 erano deceduti nei primi tre mesi per malattia o fame e solo 206 erano sopravvissuti e allattati da un numero esiguo di nutrici, circa 17-18, sudice e male pagate.
Nel 1877 collaborò al periodico «Il Calabrese» che aveva ripreso le pubblicazioni per opera di Luigi Stocchi e con un indirizzo prevalentemente letterario.
Nel 1885 rappresentò a Napoli l’amministrazione di Corigliano nella commemorazione dei caduti del 1879, dove spiccava il nome del coriglianese Antonio Toscano.
Nel 1912, giunto ad età avanzata e desideroso di lasciare ai posteri la memoria dei martiri albanesi del Risorgimento fu promotore del Comitato per le onoranze agli eroi della libertà. Nel 1915 fu riconfermato per un triennio come Regio ispettore onorario degli scavi e dei monumenti.
Morì all’età di 89 anni.
Il 2 marzo 1916 fu commemorato alla Camera dei deputati da Francesco Joele. (Prospero Francesco Mazza) © ICSAIC 2022 – 12
Pubblicazioni
- Memoria per i comuni albanesi di San Giorgio, Vaccarizzo, San Cosmo nella causa di scioglimento di promiscuità contro il comune di Acri, Bruzia, Cosenza 1865;
- Riunione straordinaria del Consiglio Provinciale e progetto della rete stradale, Migliaccio, Cosenza 1865-1885;
- La quistione della Sila di Calabria sua storia ed esame del relativo progetto di legge, Migliaccio, Cosenza 1866;
- Relazione sull’amministrazione del comune di Cosenza, Indipendenza, Cosenza 1867;
- La beneficenza pubblica della Calabria Citeriore, Migliaccio, Cosenza 1870;
- Strade provinciali e comunali della Provincia di Calabria Citeriore, Migliaccio, Cosenza 1869;
- Lettera del deputato Guglielmo Tocci ai suoi elettori politici del Collegio di Rossano, Cannone, Bari 1876;
- Sulla questione dei demani comunali di Corigliano Calabro, Torino, Roux-Favale 1877;
- Gli esposti e l’organizzazione della carità pubblica della Cosenza, Gissi, Bari 1878;
- Intorno alle condizioni degli stabilimenti pii nella città di Cosenza ed ai provvedimenti del riordinamento degli stessi, Migliaccio, Cosenza 1885;
- Regolamento e relazione sul servizio degli esposti nella provincia di Cosenza, Migliaccio, Cosenza 1886;
- Raccolta di memorie diverse pubblicate dal 1874 al 1890 relativamente alle varie quistioni della rivendicazione del patrimonio dell’Istituto Pezzullo, Aprea, Cosenza 1892;
- Revisione degli statuti sugli stabilimenti provinciali della beneficenza pubblica di CosenzaAprea, Cosenza 1894;
Nota bibliografica
- Camera dei deputati, Atti parlamentari, XXIV legislatura, discussioni, 2 marzo 1916, p. 8716.
- Jole Lattari Giugni, I parlamentari della Calabria: dal 1861 al 1967, Morara, Roma 1967, pp. 414-415;
- Francesco Spezzano, La lotta politica in Calabria: (1861-1925), Lacaita, Manduria 1968;
- Cingari Gaetano, Storia della Calabria dall’unità a oggi, Laterza, Roma-Bari, 1982, ad indicem;
- Vittorio Cappelli, Politica e politici in Calabria: dall’unità d’Italia al XXI secolo, Rubbettino, Soveria Mannelli 2018;
- Michele Chiodo, L’Accademia cosentina e la sua biblioteca: società e cultura in Calabria, 1870-1998, Pellegrini, Cosenza 2002, ad indicem;
- La figura e l’opera di Guglielmo Tocci: dal fondo Cesare De Novellis, Pellegrini, Cosenza 2006;
- Enzo Stancati, Cosenza e la sua provincia: dall’unità al fascismo, Pellegrini, Cosenza 1988, ad indicem;
Nota archivistica
- Archivio storico del comune di San Cosmo Albanese, Registro delle nascite, atto n. 14, p. I, anno 1827;
- Archivio storico della Camera dei deputati, Guglielmo Tocci (1870-1876).