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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  ISBN: 978-88-941045-8-5

  A cura di Pantaleone Sergi

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Vitrioli, Diego

Diego Vitrioli (Reggio Calabria, 20 maggio 1819 - 20 maggio 1898]

Nacque da Tommaso e Santa Nava, fu battezzato presso la cattedrale di Santa Maria dell'Assunta il 16 giugno 1819; crebbe in un ambiente familiare religioso e colto, studiò presso il Real Collegio della città  dove apprese dallo zio sacerdote Annunziato Vitrioli le basi della lingua latina, dimostrando da subito un'attitudine alle scienze umanistiche fuori dal comune. Fu allievo dei sacerdoti Antonino Rognetta e Gaetano Paturzo. Il padre lo introdusse agli studi di retorica, filosofia, diritto e teologia attingendo alla fornita biblioteca domestica, ricca di opere letterarie e filosofiche. Appena diciottenne scrisse la prima opera a stampa, una dissertazione in lingua latina sul tempio di Giunone Lacinia e alcune elegie e iscrizioni greche per la morte di Anna Marzano. Nel 1838 partì per Napoli dove frequentò numerosi letterati, approfondendo gli studi sulle antichità  pompeiane ed ercolanesi. Nel 1843 partecipò al concorso bandito dalla Reale Accademia Ercolanese con una  Memoria archeologica  che fu premiata tra i primi tre posti.  
A soli venticinque anni, nel 1845, vinse il premio di poesia latina bandito dall'Accademia Hoeuefftiana di Amsterdam con il carme  Xiphias, poemetto latino composto da 115 esametri, suddiviso in tre canti:  Aglaja, che contiene la poesiaXiphias;  Thalia, in cui è narrato il mito di Scilla, splendida giovinetta, amata da Glauco che, per cieca gelosia, viene trasformata dalla maga Circe in orribile mostro; infine  Euphrosyne, dove sono riportati gli antichi canti e i rituali dei pescatori di pesce spada che, dopo la sua uccisione, lo depongono dignitosamente come fosse un compagno di viaggio. Pubblicato in occasione del concorso latino dell'Accademia di Amsterdam, venne tradotto successivamente, in endecasillabi sciolti dello stesso autore che si aggiudicò la medaglia d'oro e 120 fiorini, quale premio in denaro.  
Sempre nel 1845 fu nominato Ispettore delle antichità  della Calabria Ultra Prima e professore di eloquenza e archeologia greca e latina nel Real Collegio di Reggio, dove occupò le prestigiose cattedre sino all'arrivo dei Gesuiti; fu anche docente supplente, per molti anni, di lingua francese. Nello stesso anno partecipò al VII Congresso degli Scienziati Italiani per la sezione archeologica. Il 28 aprile 1852, con rescritto sovrano, ottenne la nomina a Bibliotecario della città  di Reggio, carica che rivestì fino al 1860, quando il dittatore garibaldino Antonino Plutino, dopo la presa di Reggio, ne ordinò l'allontanamento.
Nel 1855 sposò Rachele Adorno di Campo Calabro; dopo circa due anni nacque il figlio Tommaso, che morì a 6 anni per un attacco acuto di difterite, evento che portò i due coniugi alla separazione.
Uomo di carattere solitario, dedicò tutta la sua vita agli studi e alla ricerca, passando lunghe ore tra la biblioteca e il suo studio, meditando e riflettendo. Nutrì verso la sua città  un sentimento di amore misto ad estraniazione; fu molto selettivo nei rapporti umani, rasentando la misantropia. Si spostava in città  chiuso dentro la sua carrozza, preferendo sostare in luoghi solitari per lasciarsi rapire dal panorama dello Stretto, passando molto tempo in meditazione. Una delle poche uscite pubbliche che si ricorda fu nel dicembre 1876, quando dalla città  di Reggio passarono i resti mortali di Vincenzo Bellini e lui ne accompagnò il feretro sul Corso Garibaldi sino all'imbarco per Catania.  
In quegli anni Papa Pio IX gli manifestò benevolenza e stima, e strinse importanti rapporti di studio con Leone XIII, che lo ribattezzò il «principe dei letterati », al punto di proporgli una cattedra a Roma. Vitrioli fu poeta conosciuto e stimato nel mondo ma al contempo incompreso nella sua città , comunque fedele alla sua Reggio che contribuì a fare conoscere al di fuori della regione. Fu segnalato come anti-italiano a causa della sua riservatezza e per i sospetti verso la sua famiglia, oggetto di persecuzioni dopo la caduta dei Borbone. Il padre di Vitrioli, noto avvocato, difese alcuni dei congiurati del moto del 1847 ed era conosciuto a corte in quanto nipote e allievo della scienziata Maria Angela Ardinghelli.
Da palazzo Vitrioli passarono ospiti illustri, quali Felice Bisazza, Elido Lombardi, Giuseppe Regaldi, il De Spuches, il Kerbacher, Theodor Mommsen. Nel maggio 1896, per iniziativa del Cardinale Gennaro Portanova, arcivescovo di Reggio, fu offerto a sua Santità  un magnifico pescespada accompagnato da un epigramma di Vitrioli che, nella traduzione italiana, diceva: «Giacché una volta Cristo a te diede le mistiche reti riceviti ora, o sommo Pontefice, un pescespada. Esso preso sotto i gorghi di Scilla con celere barchetta, ben volentieri viene ai tuoi piedi. Avrebbe voluto venire in una sua compagnia una torma di pesci, quanto ne nutrono le acque del turrito Faro, ma il nostro pescespada quale abitante del siculo stretto si dia solo esso piuttosto in pasto al Pontefice. Sia questa la gloria più grande di questo pesce vagante per i flutti del mare, sia questa la somma gloria dell'Uomo armato di tridente. Ordunque addio conchiglie e rombi delle acque del Faro, il pescespada saporito sia dato in pasto al Pontefice ».
Socio di numerose accademie in Italia e all'estero, fu «pastore di numero » dell'Arcadia di Roma col nome d'Iseo Iridanio, socio dell'Accademia Ercolanese, dell'Istituto Prussiano di corrispondenza archeologica, della Deputazione di Storia Patria di Torino e della Deputazione di Storia Patria di Parma e Piacenza, membro dell'Accademia Peloritana di Messina, della Florimontana di Monteleone, socio della Pontificia Romana Accademia dei Quiriti, dell'Accademia dei neghittosi di Città  della Pieve, degli Abbozzati di Sezze, degli Affaticati di Tropea, dell'Accademia di Scienze e lettere di Catanzaro.  
Gli furono attribuite una serie di onorificenze per meriti letterari: le più importanti gli furono concesse da re Ferdinando II, con rescritto del 24 novembre 1857, che lo nominò cavaliere dell'Ordine di Francesco I; dal pontefice Pio IX, con breve del 19 agosto 1859, che lo elesse cavaliere di San Gregorio Magno; infine, re Vittorio Emanuele II lo creò Cavaliere Mauriziano.  
Oltre allo  Xiphias  compose molte orazioni, epistole, elegie, epigrafi, epigrammi in latino. Numerosi celebri letterati e docenti gli dedicarono opere e in molti giornali dell'epoca è spesso fatta menzione elogiativa del suo nome.    
Diego Vitrioli vantava una ricca collezione archeologica, fatta di vasi figurati, di numerosi reperti, statuine in terracotta, lucerne fittili e nel pavimento del suo palazzo erano state inserite porzioni di antichi mosaici. Molti reperti andarono perduti insieme al palazzo dov'erano custoditi nel terremoto del 1908 che distrusse Reggio e Messina. È sopravvissuto della ricca collezione solo un cratere a campana a figure rosse, databile al IV secolo a.C., custodito al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.  
Il fratello Annunziato, morto nel 1900, e il nipote Tommaso furono pittori rinomati e conosciuti a livello nazionale; quest'ultimo riuscì a recuperare dal terremoto molte opere della collezione e altri beni, come l'archivio del poeta.
Scrisse di lui Paolina Leopardi, e Giovanni Pascoli compose «Un poeta di lingua morta » all'interno della raccolta  Pensieri e discorsi  del 1914, in cui ricorda con profonda ammirazione il latinista reggino.
Fu definito il «Virgilio redivivo » e «l'artista letterato » da importanti critici quali Cantù e Carducci, nonostante quest'ultimo non godesse di grande stima da parte dello stesso Vitrioli.  
Poco prima di morire dettò la seguente scritta come epitaffio sotto il dipinto che lo rappresenta ancora oggi: «È patria mia la Brezza; mi allevò Calliope col miele delle Pieridi ».
Morì a 79 anni esatti, nello stesso giorno della sua nascita.
A Diego Vitrioli sono intitolate una scuola e una via della città  di Reggio Calabria, di Motta San Giovanni e Drosi; a lui è inoltre dedicato un monumento, ricavato da una colonna originale d'epoca romana, collocata sul Lungomare Falcomatà , e un'associazione culturale presieduta dai suoi discendenti. Nel 2007 la famiglia Vitrioli ha donato al Comune di Reggio Calabria la ricca biblioteca e la grande pinacoteca di famiglia. (Fabio Arichetta) © ICSAIC 2020

Opere

  • Xiphyas, carmen Didaci Vitriolii, Mullerum, Amstelodami 1845;
  • Alla contessa Maria Ghiselli: epigramma latino, Stabilimento Tipografico ditta L. Ceruso, Reggio Calabria 1890;
  • A Nosside Locrese: epigrammi latini di Diego Vitrioli da lui stesso volgarizzati, Stabilimento Tipografico ditta L. Ceruso, Reggio di Calabria 1890;
  • Opere scelte di Diego Vitrioli, I, Casa Tipografica E. Silva, Messina-Reggio Calabria 1930;
  • Opere scelte di Diego Vitrioli, II, Casa Tipografica E. Silva, Messina-Reggio Calabria 1930;
  • De laudibus Romani pontificatus: oratio, typographeo Fibreniano, Neapoli 1850;
  • Ai padri benedettini di Montecassino, Stabilimento Tipografico ditta L. Ceruso, Reggio Calabria 1888;
  • Epistola latina del professore Diego Vitrioli al chiarissimo letterato commendatore Stanislao d'Aloe, Stamperia del Fibreno, Napoli 1851.

Nota bibliografica

  • Raffaele Lofaro, Biografie Calabresi, serie I, editore Giuseppe Huber, Capua 1892;
  • Opere scelte di Diego Vitrioli (prefazione di Enrico Cocchia), L. Ceruso, Reggio Calabria 1893; ristampa a cura del nipote D. Vitrioli, 1930);
  • Luigi Aliquò Lenzi e Filippo Aliquò Lenzi, Gli scrittori calabresi: dizionario biobibliografico, Corriere di Reggio ed., Reggio Calabria 1955, ad nomen;
  • Francesco Arillotta, Reggio e le sue strade, II Edizione, Domenico Laruffa Editore, Reggio Calabria 1993;
  • Antonio Piromalli, La Letteratura Calabrese, Pellegrini Editore, Cosenza 1996;
  • ‎Pasquino Crupi, Benedetto Croce e gli studi di letteratura calabrese, Pellegrini, Cosenza 2003
  • Enzo Le Pera, Arte di Calabria tra Otto e Novecento: dizionario degli artisti calabresi nati nell'Ottocento, Rubbettino editore, Soveria Mannelli 2005;
  • Addenda alla Collezione Vitrioli catalogato da Filomena Tosi e curato da Carlo Smaldone, Edizione Prometeo, Reggio Calabria 2006.

Nota archivistica

  • Biblioteca Comunale Pietro De Nava di Reggio Calabria, Archivio Vitrioli.


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