Armando Zanetti (Cosenza, 15 marzo 1890 - Parma, ****1977)
Nacque da Vittorio e da Adelaide Zerbini. Lasciò Cosenza con la famiglia ancora ragazzo. Studiò a Roma e fu giornalista e pubblicista. «Piccolo, tutto capelli e ciuffo» come lo ricorda Vera Modigliani, trascorse la gioventù nella capitale. Dopo la laurea in Lettere (1912) partì per la Serbia dove fu lettore di Lingua e letteratura italiana all’università di Belgrado e corrispondente per «Il Giornale d’Italia». A Belgrado fu testimone delle guerre balcaniche precedenti la prima guerra mondiale. In Russia dal 1913 al 1918, da Pietrogrado e Mosca, dove era collaboratore del Servizio della propaganda italiana (parlava il russo perfettamente), scrisse sulle rivoluzioni di febbraio e ottobre 1917 e sui problemi degli italiani nei Carpazi.
Rientrato in Italia, alla fine del 1918 condusse un’aspra campagna stampa contro l’Unione sovietica e nel 1919 divenne segretario dell’Associazione Nazionalista Italiana, carica che tenne fino al 1920, quando si distaccò dai nazionalisti e aderì al Partito Liberale Italiano. La stampa fascista romana, in quella occasione, fu molto aggressiva nei suoi confronti. Fra gli episodi di quegli anni c’è da ricordare un duello con un avversario politico. Esponente del dissidentismo nazionalista, nel primo antifascismo rappresentò la corrente di pensiero liberale o più precisamente liberal-democratica.
Formatosi alla scuola di Alberto Bergamini al «Giornale d’Italia», quando il giornale divenne proprietà di imprenditori totalmente legati al regime e venne fascistizzato, decise di cessare la collaborazione.
Dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, accentuò la sua opposizione al regime. Nel dicembre 1924, pur restando autorevole redattore del «Giornale d’Italia», con l’amico Adolfo Tino fu fondatore (e direttore) della rivista politica quindicinale «Rinascita liberale» che tra censura e sequestri fin dal secondo numero ebbe vita breve e difficile, anche se Renzo De Felice l’ha giudicata «l’unica voce originale e veramente proiettata verso il futuro che ebbe l’antifascismo nell’ultimo squarcio di vita semilegale»: vi collaboravano infatti Giovanni Amendola, Benedetto Croce, Luigi Einaudi e Carlo Sforza. Il fascismo la chiuse dopo soli sei mesi di vita, nel giugno 1925. Diresse quindi «La sera» di Milano. Il 7 aprile 1926 nella redazione del «Mondo», dove entrambi erano andati a porgere le condoglianze ad Alberto Cianca per la morte di Giovanni Amendola, conobbe Alfredo Frassati che gli offrì il posto di corrispondente da Vienna. Dopo avere lavorato per alcuni mesi, quando «La Stampa» venne fascistizzata presentò le proprie dimissioni al nuovo direttore Andrea Torre, molto servile col fascismo già nel primo editoriale e, come numerosi giornalisti antifascisti di tutti gli orientamenti politici (comunisti, socialisti, liberali, cattolici), andò esule volontario in Svizzera. Era sposato con Celestina Spettrini e aveva già due figlie.
Liberale e studioso di linguistica italiana, fu uno dei rappresentanti dell’ala destra dell’antifascismo, quella monarchica e conservatrice.
La sua biografia politica negli anni dell’esilio è stata sommariamente ricostruita da Amelia Paparazzo. Nel 1928 inviò da Bruxelles una lettera di ammonimento al popolo francese pubblicata sul «Journal des débats» di Parigi, segnalando il pericolo di un eventuale coinvolgimento con la politica italiana in seguito alle relazioni diplomatiche intercorrenti in quel periodo tra i due paesi. La risposta italiana non si fece attendere; il 17 febbraio 1928 «II Secolo» pubblicò un lungo articolo intitolato L’ospitalità ad un furfante, nel quale si accusava il giornale parigino di avere pubblicato «sconcezze simili». Nel marzo di quell’anno fu costituito a Bruxelles un «Comitato italiano di studi politici e sociali» (Comité italien de Bruxelles) con a capo l’avvocato cattolico Francesco Luigi Ferrari, ex deputato pòopolare. II 7 di quel mese Zanetti, insieme all’avvocato Ferrari e ad Arturo Labriola, fu ricevuto da Sturzo a Bruxelles e poco dopo fu nominato segretario generale del comitato italiano de «L’Observateur» che, in lingua francese, pubblicava anche il periodico moderato con lo stesso nome da lui diretto: le spese furono sostenute da don Luigi Sturzo e Gaetano Salvemini. Il movimento antifascista cercò di coordinare le opposizioni antifasciste in Belgio, mantenendo le distanze dai comunisti.
In contatto con Nenni, Labriola e Salvemini, dal quale fu ospitato a Londra, nei suoi frequenti viaggi in Francia collaborò con Treves e Turati. (Aldo Lamberti) © ICSAIC 2021 – 09
Opere principali
- La Russia bolscevica. Tutto l'orrore, Stab. Tipo-Litografico P. Pellas, Roma 1919;
- Dal Nazionalismo al Liberalismo, a cura del Gruppo Giovanile Liberale, Roma 1924;
- Il dovere della monarchia, lettera aperta al principe di Piemonte, Paris 1927
- L'ennemi, Libraiere Moser, Geneve 1932 (1939?);
- Il nemico, La Vanga, Ambilly 1938; poi L'Opinione, Roma 1944;
- L'esilio ginevrino, in Egidio Reale e il suo tempo, La Nuova Italia, Firenze 1961, p. 109 sgg.
- Une langue pour l'Europe., s.n., Paris s.d.;
- Reprint in volume della collezione di «Rinascita Liberale», Bologna 1969.
Nota bibliografica
- La stampa italiana nell'età fascista, a cura di Nicola Tranfaglia, Paolo Murialdi e M. Legnani, Laterza, Roma-Bari 1980;
- Anne Morelli, Fascismo e antifascismo nell'emigrazione italiana in Belgio (1922-1940), Bonacci editore, Roma 1987, ad indicem;
- Francesco Luigi Ferrari, Lettere e documenti inediti, vol. 1, a cura di Giuseppe Rossini, Edizioni di Storia e Letteratura e Edizioni Sias, Roma e Modena 1997, p. 166n e passim;
- Amelia Paparazzo, Calabresi sovversivi nel mondo, Rubbettino, Soveria Mannelli 2005, pp. 71-76;
- Marco Buttafuoco, Armando Zanetti. Un giornalista antifascista, in «La Repubblica - Parma», https://siamo-tutti-partigiani-parma.blogautore.repubblica.it/2014/12/18/armando-zanetti-un-giornalista-antifascista/;
- Fabio Montella, «La vera Italia è all'estero». Esuli antifascisti a Ginevra e in Alta Savoia, in «Diacronie. Studi di Storia Contemporanea», 5, 2010, Dossier, vww.studistorici.com/2011/01/29/montella_numero_5;
- Armando Zanetti, in Dizionario del Liberalismo Italiano, Tomo II, Rubbettino, Soveria Mannelli 2015, pp. 1169-1171
- Fabio Montella, Formare un'altra Italia. Le istituzioni educative, ricreative e di socialità degli esuli antifascisti italiani a Ginevra, «Formazione Lavoro Persona», IX, 28, 2019, pp. 9-25.
Nota archivistica
- Comune di Cosenza, Archivio storico dello Stato civile, Registro delle nascite, atto n. 154, 1890;
- Archivio Centrale dello Stato (ACS), Casellario Politico Centrale, b. 5521, f. 8922 (estremi cronologici 1926-1943);
- ACS, Ministero dell'Interno, DGPS, DPP, fascicoli personali, b. 108-A, fascicolo «Zanetti Armando e moglie Spettrini Celestina»;
- Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Parma, Fondo Armando Zanetti.