di Bruno Gemelli
La Calabria si riappropria della propria storia attraverso la rilettura di alcune pagine epiche della Grande Guerra. Ci sono voluti cento anni ma, per una volta, non ha mancato l’appuntamento. E sulla “Brigata Catanzaro” finalmente si accende una luce di verità per restituire l’onore a quei fanti che si coprirono di gloria ma furono per due volte decimati. Certo c’è stata un’avanguardia di studiosi che ha aperto la strada, ma ora si formalizza una cifra istituzionale con il riconoscimento e la partecipazione della Regione Calabria insieme a un’importate istituto qual è l’Icsaic (Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea) che dedica un progetto di sapere, di conoscenza, di approfondimento da conservare negli scaffali della memoria collettiva.
Le gesta di questa Brigata sono ora assunte ufficialmente dalla Regione Calabria con un’iniziativa di studio, di approfondimento della memoria collettiva che si è tenuta il 10 novembre scorso a Catanzaro alla presenza del senatore Franco Marini, presidente Comitato Anniversari d’Interesse Nazionale, e del presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e con il contributo di studiosi come Pantaleone Sergi, presidente Icsaic, Vittorio Cappelli, storico presso Unical, Giuseppe Ferraro, Mario Saccà e Giulia Sattolo che ha raccontato l’epilogo tragico della rivolta nel Comune di Santa Maria La Longa (UD) dove c’è una lapide che ricorda gli eroi calabresi.
Il 10 novembre scorso, nell’Itis “Ercolino Scalfaro” di Catanzaro (Scalfaro, capitano dell’Esercito, ricevette una medaglia d’oro al valor militare alla memoria nella Prima Guerra Mondiale), si è svolta così una manifestazione per ricordare appunto le gesta della “Brigata Catanzaro” nella ricorrenza del centenario della seconda decimazione.
La giornata è stata ricca di spunti, di significati, di analisi, di apprendimento e anche di emozioni. Nel suo intervento il presidente della Regione Calabria ha anche ricordato le figure di due militari calabresi, Gaetano Alberti e Bernardo Barberio: «Tra i tanti caduti della Brigata Catanzaro concedetemi di ricordare il sindaco di Mormanno dell’epoca, Gaetano Alberti, che si arruolò nel 142esimo fanteria e perse la vita in guerra, si guadagnò una medaglia d’oro al valor militare per eroismo e oggi anche a Catanzaro, nel Capoluogo, c’è una via che lo ricorda. Questo è molto significativo. […] La Regione Calabria non ha la funzione di esprimere giudizi storici o sentenze per l’uno e per l’altro, per i comandi o per i soldati. La Regione ha l’interesse a promuovere il dibattito scientifico e culturale, a mettere in condizione gli studiosi di compiere le ricerche e creare momenti di confronto, possibilmente aperti alla cittadinanza, soprattutto alle scuole. Come avviene oggi qui ».
La Regione Calabria si rituffa, così, nella propria storia attraverso un progetto di memoria condivisa. Un centenario, quello della Grande Guerra, che le appartiene dal momento che ebbe tra 21 e 23 mila calabresi morti su un totale nazionale di 651 mila caduti.
«La Basilicata, Sardegna e Calabria sono state le regioni col maggior numero di morti nella Prima Guerra Mondiale in termini percentuali ed in rapporto alle truppe mobilitate (rispettivamente col 21,06%, 13,85% e 11,31%) » (fonte Calabriainarmi). «In percentuale, la regione col maggior numero di mobilitati, risulta la Lombardia (15,24%) e la minore la Basilicata (0,69%); la Sicilia è la regione meridionale col maggior numero di mobilitati (8,72%). Però se si raffronta tale dato con il numero dei maschi in età di chiamata alle armi (censimento del 1911 ), emerge che, a fronte di una media italiana del 74%, alcune regioni del Sud come Calabria ed Abruzzo sono state molto generose, rispettivamente col 78% e 94%, nel rapporto mobilitati effettivi su mobilitati potenziali, e quindi con meno dispensati o esentati, mentre la Liguria ha una percentuale solo del 44%, a causa dei numerosi esoneri concessi agli operai delle industrie ed agli equipaggi facenti parte della marina mercantile. Altro dato significativo è che la stragrande maggioranza dei soldati arruolati erano contadini, in confronto agli operai ed alle classi agiate e borghesi » (fonte Vincenzo Santoro).
Dunque, il contributo di sangue dei calabresi per la Nazione fu alto, così come lo fu nella Seconda Guerra Mondiale e, allargando l’orizzonte sociale, nell’epopea dell’emigrazione. Valgono per tutti i minatori caduti a Marcinelle, come simbolo supremo del lavoro.
All’interno della celebrazione del centenario della Grande Guerra si colloca la vicenda della Brigata Catanzaro. «In Calabria erano presenti alcuni reparti di esercito permanente e più precisamente il 19 ° reggimento fanteria “Brescia” a Cosenza, il 20 ° “Brescia” a Reggio (col comando di brigata a Catanzaro che era anche sede in tempo di pace della 22 divisione territoriale) e il 48 ° “Ferrara” a Catanzaro. Da questi reparti si formarono quindi nuove unità di milizia mobile che operarono in prima linea: dal deposito di Catanzaro si formarono il 96 ° reggimento “Udine”, il 141 ° “Catanzaro” e 221 ° “Jonio”; dal deposito di Cosenza il 142 ° “Catanzaro” e 243 ° “Cosenza”; dal deposito di Reggio il 246 ° reggimento “Siracusa” » (Fonte Vincenzo Santoro).
La Brigata Catanzaro, il cui motto era “Per la Patria”, nacque il 1 marzo 1915 e venne sciolta nel giugno 1920 per essere poi essere ricostituita il 3 giugno 1940 in Libia con il nominativo di 64a Divisione di Fanteria Catanzaro sempre basata sul 141 ° (nella rinascita di stanza a Palermo e non più a Catanzaro) e 142 ° Reggimento Fanteria e con il 203 ° Reggimento Artiglieria. Diventato battaglione, la Brigata Catanzaro fu sciolta definitivamente nell’isola di Pantelleria il 27 maggio del 1995. La brigata gemella, la Sassari, è ancora attiva.
Perché la storia della Brigata Catanzaro è importante? Anni fa, in occasione della festa delle Forze Armate, la Rai trasmise in prima serata un documentario per illustrare le varie fasi della Prima Guerra Mondiale, 1914-1918. Attraverso immagini accompagnate da una voce narrante fu ricordata la grande tragedia del Novecento, la cosiddetta vittoria mutilata che contò ben seicentomila morti. Tra i tanti episodi del conflitto segnalati dalla trasmissione ci fu, sibillino, un riferimento all’ammutinamento della Brigata Catanzaro che si consumò il 16 luglio 1917. Eppure la Brigata Catanzaro era stato un reparto coraggioso tanto da meritarsi diverse medaglie al valor militare. Per la precisione: 141 º Reggimento: 1 medaglia d’oro – 1 Cav. Ord. Mil. Savoia; 142 º Reggimento: 1 medaglia d’argento – 1 Cav. Ord. Mil. Savoia. Individuali: 3 medaglie d’oro, 152 medaglie d’argento, 204 medaglie di bronzo e 2 ordine militare di Savoia.
E non è forse vero che la bandiera di combattimento della Brigata Catanzaro è sempre esposta nel Sacrario del Vittoriano a Roma? Due visioni storiche che andavano spiegate.
Gli austriaci, nostri nemici in guerra, provarono sempre grande ammirazione per gli assalti alla baionetta dei fanti calabresi. In realtà quello che la storiografia liquida come ammutinamento, con un po’ di retorica dannunziana, in realtà furono episodi di ribellione dovuti al caos che pervase gli alti comandi militari che si trovarono spiazzati davanti al coraggio dei fanti calabresi che, andando incontro alla morte, certamente non arretravano di un millimetro di fronte alle ottusità di taluni comandanti.